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Venezia 66.Kakraki / Comegliscampi. La parodia grottesca di Gogol
Una parata per la morte di Gogol è il sogno con cui inizia il primo lungometraggio presentato a Venezia 66 il 3 settembre di Ilya Demichev, giovane regista russo di Kakraki/Come gli scampi. Il paradosso sarà la cifra con cui leggere il candidato dalla Settimana Internazionale della Critica nel bicentenario della nascita di Gogol.
Mikhail è un impiegato del Ministero dell’Edilizia russo e guadagna piuttosto bene osservando le sue scarpe: italiane e tutte di pelle. Inoltre ha a disposizione macchina e chauffeur di servizio che in realtà adopera anche per recarsi in piscina, dove però non imparerà a nuotare, a 50 anni più che suonati.
La parodia grottesca del modo di vivere russo è altisonante: dal pranzo aziendale con contorno di intercourse biblico - in macchina - tra impiegata e capoufficio, fino all’estenuante corte idilliaca ed illusa di Mikhail per una ragazza di circa trent’anni più giovane di lui, Nastya, (di cui non racconteremo la fine ad effetto, consigliando un cardiotonico per i meno provvisti di nervi saldi e con le stesse velleità). Sottolineando poi che la moglie, bionda e giovane anche lei, e dotata di fascino occhio-azzurrognolo, oltreché nondimeno più sensuale e pervicace nei suoi obiettivi, ha una parte appena accennata nell’epilogo, ma realisticamente più sostanziale.
L’affresco di corruzione dell’apparato burocratico russo, molto vicino all’Italia per complessità e aberrazione, si mostra non come gli “scampi” che mangiano i protagonisti, ovvero gustosi e nient’affatto pericolosi, bensì con chele retrattili come le unghie dei gatti: non si notano tra il morbido pelo ma agganciano appena li si minaccia. Così Mikhail verrà stritolato dai meccanismi attivati da lui stesso con un’ingenuità parossistica e leggendo Il cappotto di Gogol, regalatogli da Nastya, giusto correlativo pedagogico della sua vicenda.