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Volksoper Wien. Un Flauto Magico Ecologista e Pacifista
A Vienna, il 21 settembre scorso, finalmente abbiamo goduto di un ritorno alla normalità all’interno di un teatro, il Volksoper, dove è andata in scena una pregevole esecuzione, sia musicale che scenica, de Die Zauberflöte (Il Flauto magico) di Wolfgang Amadeus Mozart, accolta con grande entusiasmo dal folto pubblico presente.
Il Volksoper è il secondo teatro musicale di Vienna dove, oltre alle opere, sono messe in scena anche le operette della tradizione come Il Pipistrello di Strauss e i Musical come Il mago di Oz, in questo teatro come allo Staatsoper si va in scena tutte le sere alternando gli spettacoli da settembre fino alla pausa estiva. Abbiamo visto un Flauto magico con una messa in scena complessa e molto curata, il grande pregio dell’allestimento è stato di rivolgersi a un pubblico di tutte le età. Molti, infatti, erano i bambini presenti in una sala gremita di pubblico, in quanto è possibile riempire il teatro al 100%. Le limitazioni sono: il passaporto verde (qui si chiama 3G) da esibire all’entrata e la mascherina Fpp2 (in Austria solo nei trasporti, supermercati e farmacie; in molte nazioni non c'è nè il green pass tantomeno la mascherina, come in Gran Bretagna, Norvegia, Svezia e molte a seguire, nonostante l'alto numero di contagi). Sul palcoscenico e nella buca dell’orchestra tutto come prima, tra l’altro il palcoscenico di media grandezza era necessariamente affollato perché oltre ai numerosi personaggi si aggiungevano i coristi, le comparse e i numerosi burattinai, che animavano i deliziosi e fantasiosi pupazzi degli animali, compreso il grande serpente che assale Tamino, che hanno entusiasmato i bambini.
Il Flauto magico è un Singspiel, cioè un dramma che alterna le parti musicali ai parlati, che andò in scena per la prima volta nel 1791 al Theater auf der Wieden, che allora era un teatro popolare alla periferia di Vienna. Per questo motivo è stato creato mescolando il fantastico e il comico, con un personaggio vicino alla tradizione germanica, Papageno, ma proponendo anche un livello simbolico più elitario quello massonico. Henry Mason, il regista, ha scelto una messa in scena che lascia il popolare e il fantastico, anche ampliandolo con la presenza dei pupazzi degli animali. D’altra parte ha eliminato i simboli massonici proponendo un’altra chiave di lettura, ha descritto con ironia la guerra tra due poteri ugualmente violenti e coercitivi: quello della Regina della notte e quello di Sarastro. Le tre dame sono soldati, che irrompono uccidendo il serpente con fucili di assalto, Sarastro non è più un Gran sacerdote ma un re di un regno che adombra con i costumi coloniali maschili primo novecento quello che fu di Faruk in Egitto. Il colpo di scena, ideato dal regista si ha nel finale, quando superata la prova di iniziazione del fuoco e dell’acqua, Tamino e Pamina rinunciano al potere e si si uniscono a Papageno e Papagena per vivere semplicemente e pacificamente nella natura. Una cosa preannunciata dal cambiamento della disposizione dei templi a cui bussa Tamino, al centro non c’è più la Saggezza ma la Natura affiancata da Ragione e Saggezza.
Questo Singspiel ha numerosi cambi scena problema superato brillantemente con una piattaforma circolare ruotante con tre diverse ambientazioni: una cupa e selvaggia che viene riadattata e diventa solare e verde e due interni che diventano la reggia di Sarastro, la camera dove dorme Pamina, il sotterraneo dove sono rinchiusi. Tamino e Papageno. Lo spettacolo ha debuttato il 17 ottobre del 2020 e viene riproposto nel corso della lunga stagione con cast diversi, è uno spettacolo ben rodato in cui tutto scorre benissimo e diverte il pubblico. L’intesa è stata ottima tra il regista, Henry Mason il coreografo, Francesc Abós, e Rebekah Wild, che ha creato i diversi pupazzi e ha coordinato i movimenti dei bravi burattinai con l’azione scenica della regia e della coreografia. A proposito dei pupazzi tra quelli animali erano deliziosi i Pulcinella di mare (Fratercula arctica Linnaeus, 1758), quali uccelli catturati da Papageno, lo zoo in scena era vario, colorato e poetico come le scene silvestri, ben realizzati anche quelli dedicati a tre fanciulli e a i due giovani protagonisti Pamina e Tamino.
Venendo alla parte musicale la direzione di Gerrit Prießnitz ha avuto una efficacia crescente nell’interpretazione della splendida e complessa composizione mozartiana avvalendosi della bravura dei musicisti dell’Orchestra del Volksoper a cui si sono aggiunti quelli dello Staatsoper per l’orchestra fuori scena; buona anche la prova del Coro del Volksoper diretto da Thomas Böttcher. Il cast molto ben affiatato sia per la parte vocale che attoriale, che è molto importante per le parti parlate, ha dato buona prova di sé divertendo il pubblico. Luke Stoker si è ben calato nel ruolo di un Sarastro non ieratico ma umano e ha superato l’insidia del Fa grave, non è stata da meno Anna Siminska con le note sopracute della Regina della notte, è un tipico soprano leggero con una emissione limpida, precisione nelle agilità e presenza scenica. Rebecca Nelsen ha dato una interpretazione molto convincente di Pamina, ha una bella voce sopranile limpida ed espressiva di cui si è avvalsa nelle scene drammatiche, anche Martin Mitterrutzner ha dato buona prova di sé come Tamino ha una morbida tenorile e buona capacità attoriale. Disinvolto e divertente, sfrontato e pasticcione è stato il Papageno abilmente interpretato da Alexander Beuchat che ha riscosso la calorosa approvazione del pubblico altrettanto abile è stata la deliziosa Papagena di Lauren Urquart. Ulrike Steinsky, Mauela Leonhartsberger e Annely Peebo sono state le tre dame, ben affiatate hanno interpretato con efficace ironia i loro ruoli, bene Karl-Michael Ebener come Monostato. Il nero era solo un po’ nei vestiti, ma in nome del politically correct rigorosamente bianco in faccia, un’ipocrisia fuori luogo visto che Papageno commenta che è stato sciocco a spaventarsi perché anche gli uccelli hanno diversi colori. Bene ha fatto anche il resto del cast compresi i tre bravi componenti dei Wiener Sängerknaben. Grande entusiasmo, divertimento e risate in sala con lunghi applausi a tutti gli interpreti di questo spettacolo ben riuscito sotto tutti gli aspetti.