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XXXIX Festival della Valle D'Itria. Misticismo da Pärt a Buxtehude
“Concerto per lo spirito”. Questo il titolo scelto per un altro evento della XXXIX edizione del Festival della Valle d'Itria, martedì 16 luglio 2013. Luogo prescelto, come ormai tradizione da molti anni, la splendida Basilica di San Martino, che ha ospitato quest'anno un programma sostanzialmente barocco con un raffinato e perfettamente adeguato inserimento di due brani di Arvo Pärt.
Antonio Greco, già apprezzato nella direzione dell'Ambizione delusa di Leonardo Leo, ha guidato i solisti dell'Orchestra Internazionale d'Italia nell'esecuzione di un programma vocale-strumentale con brani di Pärt, Vivaldi, Desprez, Buxtehude.
L'accostamento degli autori non è stato casuale, realizzandosi un percorso non solamente legato ad un repertorio od a un organico, ma creando un legame emotivo ed estetico fra i brani eseguiti, una sorta di unico grande brano suddiviso in diversi movimenti.
Di grande suggestione il brano di apertura di Arvo Pärt, Da Pacem Domine, per quattro voci sole, realizzato nascosto alla vista del pubblico, utilizzando lo spazio del coro dietro l'altare. Gli stucchi, gli altari e la chiesa tutta sono stati avvolti da un respiro caldo ed avvolgente, con una sonorità in apparenza proveniente da un'altra dimensione che trasmetteva grande spiritualità e misticismo. Pochi intensi minuti di grande coinvolgimento emotivo.
Altrettanto affascinante il secondo brano, sempre di Pärt, composto in memoria di Benjamin Britten nel quale, in un sommesso ostinato costituito da un'oscillazione armonica degli archi, si inseriva, inesorabile e malinconicamente angoscioso nella sua regolarità, un suono di campana, sino all'ultimo, definitivo ed ineluttabile, rintocco.
Di grande bellezza anche i brani di Vivaldi successivamente eseguiti. Nello Stabat Mater RV 621 per alto ed archi in evidenza il timbro caldo della voce di Candida Guida, particolarmente apprezzata dal pubblico. L'angelica voce del soprano Filomena Diodati ha affrontato subito dopo il mottetto Nulla in Mundo Pax Sincera RV630. Qualche incertezza nelle impegnative agilità della sezione finale dovute probabilmente alla tensione non hanno in ogni caso precluso il meritato e caloroso apprezzamento del pubblico.
Un salto all'indietro di cinquecento anni con il fiammingo Josquin Desprez ed un suo mottetto a cinque voci, molto ben eseguito. Un salto per modo di dire. Avendo ancora nella mente le armonie di Pärt, l'ascolto delle composizioni di quest'autore rinnova ogni volta lo stupore e la convinzione di come l'avvento del sistema armonico cosiddetto temperato dal barocco in poi avesse messo in secondo piano e surclassato qualcos'altro che forse era già moderno e che era destinato a tornare. Un cerchio destinato in ogni caso a chiudersi.
Ha concluso il programma l'inconfondibile stile del grande Buxtehude, punto di riferimento anche per Bach, capace di fare chilometri a piedi, narrano i contemporanei, per ascoltare le sue esecuzioni all'organo.
Anche in questo caso le cinque voci dirette da Greco si sono ottimamente amalgamate fra loro e con gli archi esaltando le caratteristiche della scrittura ed polifonica evidenziandone l'austera religiosità, ultima tappa di questo viaggio nella spiritualità che solo la musica assoluta può trasmettere e che fa bene al cuore ed all'anima. Ne abbiamo bisogno. Applausi calorosi e meritati al termine e ripetute chiamate per i solisti, il direttore ed i musicisti.