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Arvo Pärt al Parco della Musica. Un Pari Intervallo di genealogiche discendenze sonore
Arvo Pärt ha deciso di chiudere a Roma il suo tour nell’occidente l’8 dicembre 2010, in un luogo che per lui, estone, è denso di suoni del quotidiano, quell’universo così avulso dal suo sentire e così lontano dalla sua levigatezza sacrale. Al Parco della Musica presenta Pari intervallo, un concerto vario tra il coro delle Vox Clamantis e gli otto violoncelli del Cello8ctet Amsterdam, insieme alla residente Parco della Musica Contemporanea Ensemble.
Un concerto variegato come il suo pubblico, colmo di giovani ascoltatori attenti all’evoluzione timbrica degli strumenti: dai più ovvi violoncelli ai due xilofoni curati da Fulvia Rcevuto, al piano di Oscar Pizzo, ai calici ed alle bottiglie affidati al talento di Manuel Zurrìa. La nuova versione di Für Alina stempera l’attesa e avvolge il pubblico in un’ipnosi più lenta dell’originale, con echi provocati dal suono dello xilofono, fatto vibrare da una lunga bacchetta e dalle concentriche note emanate dai calici, percossi finemente da Manuel Zurrìa.
In un alternarsi di suoni e di voci passiamo al coro dell’Alleluia-Tropus (2008) in pieno epos rinascimentale come anche altre sue composizioni sacre: i violoncelli cadenzano il lieve canto che si corrobora di inserti etnici di sapore russo. La Summa (dal “Credo” cattolico: la versione originale del 1977 era per coro a cappella, l’ultima riscrittura del 2005 ha dato origine ad una duplice versione, una per orchestra d’archi, l’altra per quartetto d’archi), con gli otto violoncelli segue tristemente nostalgico: potremmo definirla una “nenia dello spirito” in cui i violoncelli dialogicamente si danno il cambio. Giunge And One of the Pharisees con delle tenere voci flautate che spiccano in inglese per il loro falsetto, dando spazio alla Missa Brevis del 2009 in prima italiana, su una partitura per soli violoncelli (12 in origine). Qui, nelle improvvise sospensioni e riprese, il respiro delle nuove tendenze del Novecento di schönberghiana memoria ed a tratti atonali, sono brevi tempeste che si smorzano parzialmente nella nuova versione di Estländler (del 2006: per flauto solo in origine) per flauto traverso. Manuel Zurria dà una prova magnifica coadiuvato dagli echi vibranti delle ciotole tibetane sfiorate dalle mani attente di Oscar Pizzo e Flavia Ricevuto.
Torniamo alla Summa, questa volta per sole voci, con due donne e due uomini che si alternano in una sospensione di tempo. Lasciano presto il palco per la più lunga O-Antiphonen (2008) nata dalle Sieben Magnificat Antiphonen del 1988 (ascoltate nel concerto dedicato al compositore lo scorso anno alla IUC e facente parte di un Festival organizzato insieme al Parco della Musica ed all’Accademia Filarmonica Romana che abbiamo recensito per intero): i violoncelli affilano un tema sbalzato nel tempo con respiri di tanto in tanto armonici ed esaltandosi nell’ultimo movimento. Most Holy Mother of God, incisa nel 2010 dall’Hilliard Ensemble, il coro prediletto da Pärt, risulta più bassa e felpata rispetto agli altri canti, invocando in inglese la salvezza eterna.
La nuova versione di Pari Intervallo, che dà il titolo al concerto, brano nato nel 1976 come Für Alina, emblema dello stile tintinnabuli, qui si presenta per armonici di pianoforte, fiati di bottiglie e marimba bassa. Il piano a coda è stato preparato secondo un sistema particolare, il P.O.P. System (Piano Overtones Production System) inventato dal compositore romano Mauro Bagella, permettendo al musicista di suonare uno qualsiasi degli armonici di ogni corda. Sullo stesso accordo si produce una sorta di scala continua mentre la nota finale muta: l’iterazione è compiuta al suo massimo livello di sublimazione.
Da Pacem Domine, nata nel 2004 per coro a cappella e poi riscritta sia per orchestra sia per quartetto d’archi nel 2006, la ascoltiamo qui per voce e violoncelli con direttore (a differenza di tutti gli altri brani): un afflato che domina la platea e la rivolge verso pensieri alati, moltiplicandone la potenza acuta e convertendo la musica in genealogiche discendenze sonore. L’encore riguarda il ben definito ritmicamente Alleluia-Tropus, per voci e violoncelli dell’inizio del concerto, ben guidato dal direttore ora presente.