Accademia Filarmonica Romana. Donna, serva della mia casa

Due opere in prima assoluta per raccontare due storie universali: quella di giovani donne oppresse, ma infine più forti del loro oppressore. Due storie di sacrificio e coraggio ispirate alla cronaca del nostro tempo diventano un dittico di teatro musicale contemporaneo in scena in prima assoluta al Teatro Olimpico mercoledì 29 maggio 2013 per la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana (ore 21, matinée per le scuole ore 11).

Commissionata dall’istituzione capitolina, Donna, serva della mia casa – questo il titolo del dittico che riprende un verso delle Coefore di Eschilo nella traduzione di Pasolini – mette in scena Fadwa di Dimitri Scarlato e La stanza di Lena di Daniele Carnini. La prima, sul libretto dello stesso compositore, trae spunto dalla vicenda di Hina Saleem, la giovane pakistana assassinata dal padre con l’aiuto di altri familiari nell’agosto 2006 in provincia di Brescia, perché  ritenuta “colpevole” di convivere con un ragazzo italiano e di avere un lavoro, fatto che aveva nascosto al padre.

La seconda – una “favola tragica” su libretto della scrittrice Renata M. Molinari, narra una storia di segregazione e umiliazione ispirata alla vicenda di Natascha Kampusch, la ragazza austriaca vittima a 10 anni di un rapimento. Natascha rimase segregata per 8 anni, fino a quando riuscì a fuggire dal suo rapitore. E l’opera racconta proprio ‘quel’ giorno, il giorno della sua libertà riconquistata. “Sono grata e allo stesso mi commuove – ha dichiarato Natascha Kampuschla decisione di scegliere la mia storia come spunto per un’opera teatrale. La mia, infatti, è solo una delle tante storie che accadono e sono accadute nel mondo e che soltanto pochi raccontano. Desidero infondere coraggio ed esprimere la mia gratitudine a tutte quelle donne forti che con il loro lavoro si impegnano per i diritti fondamentali delle donne, e ringrazio l’Accademia Filarmonica Romana per aver commissionato quest’opera”.

Firma la regia Cesare Scarton, la direzione musicale è di Gabriele Bonolis alla guida del Gruppo strumentale Musica d’oggi. Il coro sarà il Nephesh Ensemble diretto da Pier Paolo Cascioli. Solisti sono giovani cantanti scelti da una selezione che ha visto confrontarsi oltre cento voci: sono i soprani Damiana Mizzi e Arianna Vendittelli, il mezzosoprano Martina Belli, i tenori Alessandro Luciano e Gialnuca Bocchino e il baritono Dario Ciotoli.

A sostenere in prima linea il progetto è il comitato “DONNE PER IL NOSTRO TEMPO”, oltre 180 sostenitrici che con il loro prezioso e generoso contributo hanno reso possibile la realizzazione di Donna, serva della mia casa: donne di tutte le età, dai mestieri, dalle opinioni politiche e dalle convinzioni religiose diverse, che hanno risposto all’invito della Filarmonica Romana, condividendo il significato dell’iniziativa  e divenendo fondamentali coproduttrici del Dittico.

“La loro presenza ci ha accompagnato in tutte le fasi del progetto e, semplicemente, lo ha reso possibile. Attorno ad una creazione di teatro musicale contemporaneo si è così creata una forma di cittadinanza attiva che ha trasmesso a tutti noi e a tutti gli artisti una forte energia, densa di motivazioni – dichiara Sandro Cappelletto, direttore artistico della Filarmonica –. Grazie a ciascuna e a tutte, mentre il ricordo va al maestro Irma Ravinale, tra le primissime ad aderire alla nostra proposta”.

Lo spettacolo sarà preceduto alle ore 18.30 da una tavola rotonda, coordinata dalla 27^ ora, il blog delle giornaliste del Corriere della Sera, che raccoglierà testimonianze di uomini e donne che, senza distinzione di nazionalità e di fede religiosa, si confronteranno sul tema dell’uguaglianza, dei diritti e della loro negazione. Hanno già confermato la loro presenza Sharzad Houshmand teologa, presidente di “Donne per la dignità”, Anita Rathore responsabile del Comitato di Contatto tra gli Immigrati e le Autorità in Norvegia (KIM), Gabriella Moscatelli presidente di Telefono Rosa, Renata M. Molinari autrice del libretto di La stanza di Lena; coordina l’incontro Stefania Ulivi giornalista del Corriere della Sera.

Il dittico sarà trasmesso da Classica Sky (canale 728), Rai-Radio 3 e dalla trasmissione “Prima della Prima” di Rai 3. Ha inoltre ottenuto il patrocinio della Presidenza della Regione Lazio, Amnesty International, Donne per la Dignità, Casa Internazionale delle Donne, Telefono Rosa, Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani, Stampa Romana (commissione pari opportunità), Tavola Valdese - Ufficio Otto per Mille e si avvale, fra le tante collaborazioni, anche di quelle dell’Ambasciata del Regno del Marocco, del Forum Austriaco di Cultura, della Reale Ambasciata di Norvegia, Fondazione Spinola Banna per l’Arte, Lega San Paolo, Consorzio AIC e ABI che hanno fornito significativi sostegni.

“Essere senza divenire, questo il destino tragico di Fadwa – spiega Dimitri Scarlato –. Per quanto lei possa agire, combattere, desiderare, diventare donna non le sarà permesso. La sua ricerca di libertà, d’indipendenza, la sua volontà di realizzazione è solo una mera illusione, di cui è prigioniera senza esserne consapevole. L’opera è ispirata alle tragedie di Sofocle, in particolare l’Antigone, e narra le vicende di un’adolescente musulmana e del suo rapporto con il padre e a loro volta con la comunità locale”.

Tutto si svolge in una provincia del Veneto, ricca regione del Nordest italiano con un crescente tasso d’immigrazione, dove Fadwa e la famiglia si sono trasferiti. I personaggi di quest’opera saranno cinque: Fadwa (la protagonista, il mezzosoprano Martina Belli), Saahil (padre della ragazza, il tenore Alessandro Luciano), la madre della giovane ragazza (Arianna Vendittelli soprano), il ragazzo di Fadwa (l’attore Matteo Ferrari) e il sacerdote (il baritono Dario Ciotoli), che ricopre simbolicamente lo stesso ruolo del Corifeo delle tragedie greche. Assieme ai tre solisti ci sarà un Coro, che impersona la popolazione locale italiana.

Così invece Renata M. Molinari e Daniele Carnini introducono La stanza di Lena: “Una stanza. Una ricorrenza. Una festa. È il giorno decisivo nella vita di Lena, il giorno in cui trova compimento la sua «favola tragica». Perché quella cui assistiamo potrebbe essere  una favola, come ne abbiamo sentite tante, ma è una favola sospesa in una dimensione tragica, nella quale si sviluppa un conflitto fondamentale  nell’esperienza umana.  Attraverso la sua protagonista La stanza di Lena ci mette di fronte, più che a una storia di prigionia,  a una storia di ricerca di  libertà (e gli esempi, anche operistici, non mancherebbero). Il soggetto è tratto dalla realtà più cruda, che del resto non smette di ripetersi: persone sequestrate da altre persone in cerca di qualcuno da poter facilmente dominare, asservire, segregare – legare a sé a partire da una separazione  dalla società”. Due i solisti: il soprano Damiana Mizzi (Lena) e il tenore Gianluca Bocchino (Lui).

“Ho inteso lo spettacolo come una vicenda articolata in due fasi di cui l’una è la naturale prosecuzione dell’altra
– spiega il regista Cesare Scarton –. L’elemento principale è rappresentato da un letto dove nella prima opera, Fadwa, si compie l’epilogo della tragica vicenda, mentre nella seconda, La stanza di Lena, diventa la prigione nella quale è rinchiusa la vittima. In questo procedimento di astrazione, le proiezioni (realizzate da Flaviano Pizzardi) giocano un ruolo fondamentale visualizzando le emozioni e i turbamenti che affiorano nell’animo dei protagonisti. Diventa più agevole così il collegamento tra le due protagoniste femminili, Fadwa e Lena, le cui vicende si pongono come stazioni del medesimo calvario: la prima sembra passare il testimone all’altra, quasi che la sua morte consenta la resurrezione dell’altra”.

In occasione della prima dello spettacolo, la Galleria Emmeotto esporrà tre tele dell’artista iraniana Neda Shafiee Moghaddam, che ha affrontato nella sua produzione artistica la condizione della donna del nostro tempo.

Info: tel. 06 3201752, promozione@filarmonicaromana.org | Biglietti: 30, 25, 20 euro.