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La grande bellezza. La grande madre che partorisce figli cattivi
L'ultimo film di Paolo Sorrentino, presentato in concorso al Festival di Cannes, ha inizio, proprio come accade nei romanzi e nelle opere letterarie in genere, con un esergo: la citazione della poesia dell'autore francese Céline, dal titolo “Viaggio al termine della notte”, dove il tema del viaggio non è tanto inteso nell'accezione concreta e fisica, quanto esistenziale, che sembra anticipare una pellicola incentrata su un uomo e sul suo percorso interiore (Eleonora Sforzi). Riceviamo e volentieri pubblichiamo una riflessione in versi a cura di Claudio Lugi, oltremodo e visceralmente attuale.
Una riflessione di Claudio Lugi sul film in versi poetici che giungono, diretti, all'essenza.
La grande madre
Ci si adegua presto
alla pigrizia dei meriggi
alle lunghe notti d'orge
di danze e parole
ad adorare statue
di carni corrotte
grondanti sangue
e metallo, laddove
séguita, infinita
l'agonia dell'impero.
All'ombra delle vestigia
millenarie e degli algidi
corridoi colonnati
ogni alito di civiltà
è irriso, violato
da improvvisi conati
di violenza suburbana
e dal cinismo di chi
celia, o pratica
l'eterno gioco del potere.
Ovunque è bellezza.
Ma tra le sue spire
ormai s'annida il male
e così, la città alleva
solo i figli cattivi.
La recensione completa a cura di Eleonora Sforzi la trovate qui: La grande bellezza. L'amaro nella "dolce vita"