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40° Festival della Valle d'Itria. Wellber in jazz session tra Zappa e Gulda
Nuovo appuntamento della quarantesima edizione del Festival della Valle d'Itria a Martina Franca. Martedì 29 luglio alle ore 21.00 nel cortile del Palazzo Ducale è stato proposto un interessante concerto sotto la direzione prestigiosa di Omer Meir Wellber e con la partecipazione come solista del violoncellista Georgi Anichenko.
Particolare il programma: una prima parte dedicata a due nomi del panorama musicale del nostro tempo in apparenza distanti: Frank Zappa e Friedrich Gulda ed una seconda parte interamente dedicata ad una corposa composizione di Čajkovskij: la sinfonia“Manfred”.
Frank Zappa, nel 1992, invitato dal Festival di Francoforte e collaborando con l'Ensemble Modern compose una serie di brani fra i quali “Get Whitey” eseguito in questo concerto. Brano rarefatto, una sorta di improvvisazione organizzata nella quale ampio spazio è dato all'abilità degli esecutori, di breve durata ma sicuramente suggestivo, al limite fra il cameristico e lo strumentale, è stato eseguito con sicurezza da una parte dei componenti l'Orchestra Internazionale d'Italia che hanno evidenziato la ricerca timbrica desiderata dall'autore, proiettando il pubblico in un mondo sonoro ed espressivo decisamente diverso da quello tradizionalmente esplorato dal Festival, ma non per questo privo di fascino ed interesse.
Altrettanto particolare ed apprezzatissimo dal pubblico il secondo brano: il Concerto per violoncello di Friedrich Gulda. Scomparso nel 2000, personaggio unico ed istrionico del panorama musicale, grandissimo pianista ed interprete, ha caratterizzato la sua carriera con una trasversalità ed esplorazione di ogni genere musicale proponendo performances memorabili ed inimitabili per gusto, stile e genialità.
In quest'occasione il giovane ma straordinario interprete Georgi Anichenko ha entusiasmato il pubblico con una trascinante ed impeccabile esecuzione (di raro ascolto la cadenza così eseguita) di un brano di grande difficoltà che stupisce sin dalle prime battute nelle quali viene utilizzato un linguaggio jazzistico, ciclicamente riproposto, inframezzando sezioni nelle quali appaiono riferimenti alla musica popolare, bandistica, accentuando stili ora tipicamente viennesi, ora spagnoleggianti, ora romantici, sempre con grande ironia ma con raffinatissima scelta timbrica (consentita dall'inusuale organico, che vedeva la presenza di fiati, band di ottoni, contrabbassi usati tradizionalmente o come bassi jazz, batteria e chitarra).
Direttore, solista ed esecutori tutti non hanno nascosto il divertimento ed il piacere nell'esecuzione, al termine della quale, per le ripetute chiamate del pubblico, hanno concesso come bis un imprevisto fuori programma, nel quale anche Wellber si è unito all'ensemble improvvisando al pianoforte, come in una vera e propria jazz session, rieseguendo la parte iniziale del brano.
Nella seconda parte, come detto, una composizione imponente, per durata ed organico, di Čajkovskij: la sinfonia“Manfred”. Composta nel 1885, ispirata all'omonimo dramma di Byron, non possiede obiettivamente le idee e le tematiche di grande suggestione che si ritrovano in altre composizioni dell'autore. La ricchezza della strumentazione tuttavia, e l'ampio respiro con la quale è costruita, hanno sicuramente un impatto notevole sull'ascoltatore. Wellber ha condotto senza problemi l'Orchestra Internazionale, in quest'occasione come in altre a proprio agio anche con un organico così numeroso, confermando l'affidabilità conosciuta.