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Gadda vs Genet. Il rigore dell'atto criminale
Dopo un divertente cappello introduttivo, lo spettacolo Gadda vs Genet (Il giovane criminale e altre storie di galera) di Fabio Cavalli insieme agli ex-detentuti del carcere di Rebibbia, prende il volo. O meglio, scava nella profondità di una doppia parabola letteraria tra Carlo Emilio Gadda e Jean Genet.
L’atto criminale di Jean Genet reifica l’atto criminale come assoluto e ben interpreta Sasà Striano questa riduzione teatrale che acquista forza con le stesse parole dell'autore: “Il faut d’abord être coupable”, bisogna prima di tutto essere colpevoli. Ovvero criminali, per comprendere appieno la forza resiliente dell’atto criminale. Resiliente sembra quasi un termine a favore dell’atto criminale e lo è. In effetti, se pensiamo che il pubblico si sente come dire giustificato, ad ascoltare perché mosso dalla certezza della redenzione, è giusto che Genet spieghi con chiarezza che non è quello lo spazio in cui si muove il criminale e, con esso, il crimine.
Sasà Striano, che interpreta il monologo con una vigorìa che assale, fa riflettere proprio sul significato di crimine e di quanto il criminale abbia bisogno della certezza della punizione e non di seguire le riforme superficiali recenti che “riducono la distanza morale tra colpa e castigo”, come rimprovera durante la recita. E’ evidente un rimando all’indulto che ha fatto uscire proprio i tre attori in carcere Uchenna Benneth Emenike, Fabione Rizzuto, Sasà Striano. E continua affermando che questa distinzione ne renderebbe più chiara un’altra: per esempio perchè non si sia fatta giustizia della strage alla scuola Diaz e come mai si sia voluto coprire così a lungo un crimine come quello, negando poi di fatto l’accesso alle informazioni oltre che la normale deambulazione alla stampa prima e durante il G8 a Genova. Un quesito si fa largo nella mente alla ricerca di una risposta lungimirante: chi sono i veri criminali? Chi ha organizzato quella strage? A quale scopo? Forse di svilire una manifestazione pacifica per terrorizzare la gente comune?
Un altro concetto legato alla criminalità è la libertà che, come asseriscono gli attori, cambia forma e sostanza a seconda dell’individuo che la immagina ed allora sarà umida per uno e gigante per l’altro, permettendo agli scrittori di descrivere i criminali idealizzandoli nei loro romanzi, al contrario di Genet che, come gli attori sul palcoscenico, criminale lo è stato davvero.
Alla fine la lezione morale è completa e si capisce che il talento in questo caso, non è solo del crimine, ma del regista Fabio Cavalli, che ha dato vita ad un progetto che continua in carcere e fuori, di nuovo all’Eliseo con La corsa di Moncici a Febbraio.
“La moralizzazione dell'Urbe e de tutt'Italia insieme, er concetto d'una maggiore austerità civile, si apriva allora la strada".
Quer pasticciaccio brutto de via Merulana
Carlo Emilio Gadda
"Ma io scherzo, naturalmente, e il mio umorismo deve sembrarvi molto pesante. Siete certi che salverete questi ragazzi. Fortunatamente, alla bellezza dei delinquenti più anziani che loro ammirano, ai fieri assassini, non potrete mai opporre altro che ridicoli sorveglianti, strizzati in un'uniforme mal tagliata e mal portata. Nessuno dei vostri funzionari può affascinare questi ragazzi e portarli al successo nell'avventura che loro stessi hanno iniziato. Nulla sostituirà la seduzione dei fuorilegge. L'atto criminale ha più importanza di qualunque altro perché con esso ci si oppone ad una forza enorme, morale e fisica."
Il giovane criminale
Jean Genet, 1948