Saariaho e Mahler. Il riflesso della morte a distanza

Articolo di: 
Livia Bidoli
Kaija Saariaho

L’Aula Magna dell’Università La Sapienza ha accolto il 28 febbraio 2009 la prima opera di Kaija Saariaho (nata nel 1952), i Cinq reflets de L’amour de loin del 2000 insieme alla Sinfonia n. 5 di Gustav Mahler del 1903.

A 100 anni di distanza la stessa prorompente innovazione fluisce nei suoni dedicati all’universo dell’amore, per congiungersi in un percorso emotivo distillato sui sentieri della distanza.

L’elegante Kazushi Ono alla direzione dell’Orchestra del Teatro dell’Opera si compone soavemente con la voce sottile e flessuosa del soprano Caroline Stein e la più fonda voce del baritono Otto Katzameier. Jaufré Ridel, Principe di Blaye è un troubador del XII secolo, che compone La vida breve, narrando di un amore ideale in Outremer, dove vive una donna di nome Clémence. Jaufré decide di raggiungerla ma morirà fra le sue braccia.

Il clima fiabesco avviluppa tutta l’opera di Saariaho e sembra di varcare le soglie di una caverna dove si ascolta uno strano e incredibile racconto che terminerà in tragedia. Le due arpe e lo scampanellio iniziale accolgono l’entrata del soprano Caroline Stein, poco dopo lo squillare delle trombe. L’arpa disegna sussurri alla voce che si eleva in canti recitati e slanciati, suggerendo immediati enigmi da sciogliere.

Dopo Outremer ci si immerge nel Songe, corale e vibrante con l’Orchestra e la voce di lui che prende toni antichi e quasi bretoni, su un tappeto dal sintagma dodecafonico ed intessuto di leit-motiv. I timpani si stemperano richiamando una profezia riverberata dai toni gravi anche degli xilofoni. Il momento centrale L’Amour de loin, sottende ad una magia che si è prolungata in un bivio senza prendere una decisione, arrancando nel dubbio ben enucleato dal libretto dello scrittore libano-francese Amin Maalouf, proprio negli ultimi versi del Songe: “Je suis resté accroché au bastingage sans oser la rejoindre et je pleurais de honte pour ma couardise/Sono rimasto attaccato al parapetto senza osare di raggiungerla e piangevo di vergogna per la mia codardia”.

I due movimenti finali Si la mort pouvait attendre e Vers toi qui es si loin, sono gli echi del dramma centrale appena conslusosi: pietre che rilucono, dettagli preziosi che riprendono la Jeanne D’Arc di Honegger per la sua ambigua e dolorosa attualità, immaginando le iconiche, dense e surreali visioni che per lei ha creato Jean-Baptiste Barrière al Berlin Festspielhaus nel marzo del 2006.

La trionfante entrata dei fiati annuncia la ridondante Trauermarsch della Sinfonia n.5 in do diesis minore di Gustav Mahler, presentando la marcia funebre dei sogni, stemperati solo lievemente ed a tratti discontinui per poi riprendere con il respiro potente dell’elevazione centrale. Qui il valzer viene solo accennato per fare posto al lirismo di stampo brahmsiano del secondo movimento Stürmisch bewegt. Mit grosser Vehemenz, che esplicita il lavorìo cerebrale e tempestoso venato di profonda e potente ispirazione. Quasi wagneriano, adopera le fughe come per riprendere il filo urgente della battaglia elementare.

Lo Scherzo centrale, Kräftig, nicht zu schnell, è un delirio alato con andamenti vicini a Tchaikovsky, soprattutto nei valzer di ritorno, inanellati da trombe squillanti e trasparenti fra intervalli di pizzicati celestiali. Un afflato dialogico col divino che rende la musica partecipe di un disegno aldilà del momento presente, irrompendo in fughe gravi i cui rullanti si moderano nelle timbriche accese dei valzer.

Il quarto movimento è un Adagietto in fa maggiore, Sehr langsam, di natura intimistica proprio come La morte a Venezia che ispirò Thomas Mann per la novella e Visconti ad impiegarlo per l’episodio finale della sua tragica e filmica memoria. In realtà Mahler lo intendeva come momento di passaggio per il Rondò-Finale, Allegro giocoso, in re maggiore, riservando una sorpresa deliziosamente spensierata dopo la tenera mestizia, appena proiettata da Kazushi Ono con coinvolgente e sanguigna sensibilità, ed intrisa di un vigoroso calore.

Pubblicato in: 
GN9/ 8-22 marzo 2009
Scheda
Titolo completo: 

Kaija Saariaho (1952)
Cinq reflets de L’amour de loin (2000)
Gustav Mahler
Sinfonia n. 5 (1903)

Sabato 28 febbraio ore 17.30
Orchestra del Teatro dell’Opera
Kazushi Ono direttore
Caroline Stein soprano
Otto Katzameier baritono

IUC-Istituzione Universitaria Concerti e Teatro dell'Opera
Aula Magna Università La Sapienza

Voto: 
9