Martirio di Santa Cecilia di Scarlatti. Un capolavoro ritrovato nell'interpretazione di Diego Fasolis

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Diego Fasolis con I Barocchisti e Cyrill Auvity

Il 20 settembre, a Foligno, nell'Auditorium San Domenico, per la  Sagra Musicale Umbra, in collaborazione con”Segni Barocchi Festival", Diego Fasolis ha diretto I Barocchisti, fornendo un'eccellente interpretazione dell'Oratorio Il Martirio di Santa Cecilia di Alessandro Scarlatti, in prima esecuzione italiana moderna.

Per molto tempo si era creduto, che la musica di questo oratorio fosse perduta e si conosceva solo il testo del libretto del Cardinale Pietro Ottoboni. Dopo la morte del Cardinale avvenuta nel 1740, i suoi beni, tra cui la sua vasta biblioteca musicale, in cui era custodita la partitura, furono messi in vendita, in quanto Ottoboni, a causa del suo  intelligente e colto mecenatismo, era morto pieno di debiti.

L'oratorio era stato comprato da inglesi, su incarico di Jennens, amico e librettista di Händel,  che forse l'aveva consigliato, infatti, essendo stato anche ospite di Ottoboni, conosceva il valore della sua collezione musicale. Nel 1949, poi, ad un'asta di Sotheby, la partitura fu acquistata da  Martin Bodmer, un collezionista svizzero, che la depositò  nella biblioteca della sua  fondazione, dove venne rinvenuta. La prima esecuzione moderna, nel 2000, fu a Zurigo con la direzione di Diego Fasolis.

Il Martirio di Santa Cecilia fu eseguito per la prima volta il 1 marzo 1708, durante uno straordinario ciclo di 22 oratori, da febbraio ad aprile, organizzato da Ottoboni, da Francesco Maria Ruspoli e dal cardinale Benedetto Pamphilj. In questo periodo il 25 marzo ci fu una ripresa de  La S.S. Annunziata di Alessandro Scarlatti( data di composizione1700/1703),  il 4 aprile La Passione di Nostro Signore sempre di Scarlatti e l'8 aprile La Resurrezione di Georg  Friedrich Händel.

Nel 1708 l'Oratorio romano, nato con intenti pedagogici, era già cambiato e solo quello in latino aveva mantenuto il coro, con un ruolo ancora da protagonista, così come lo aveva concepito Giacomo Carissimi, considerato il creatore del genere. Nella nuova veste l'Oratorio assume una sensibilità vicina a quella dell'Opera, con personaggi che esibiscono passioni e affetti come nel melodramma.

A Roma, dopo il terremoto del 1703 e fino al 1709, per ordine del governatore monsignor Caffarelli furono proibite feste, balli e rappresentazioni teatrali. La nobiltà ne sentiva la mancanza e organizzava spettacoli, spesso con apparati scenici, con Serenate  nelle serate estive e Oratori durante la Quaresima.

Alessandro Scarlatti fu una figura centrale nell'innovazione dell'Oratorio, avendo introdotto il recitativo accompagnato già nel finale della S.S. Annunziata quando Maria accetta il pesante compito che Dio le ha affidato. Ne  Il Martirio di Santa Cecilia, utilizzando sapientemente l'orchestra, il musicista riesce a sottolineare molto più efficacemente gli affetti dei singoli personaggi, evidenziando con maggiore drammaticità il testo, rispetto al recitativo secco.

E' il metodo che adopera proprio nelle scene più coinvolgenti, come in "Mio Redentor mia speme” di Cecilia, nella prima parte, e nella seconda, la scena della pazzia di Almachio il prefetto, che ama la Santa, nell'apprendere dalla Nutrice il martirio. Sottolineiamo, come una delle scene tipiche delle eroine pazze per amore, per una volta sia attribuita ad un uomo, senza il timore di evidenziarne la fragilità, un'intuizione drammaturgica acuta e felice del grande compositore e del suo librettista.

Scarlatti,  anche nei recitativi secchi, introduce incisi dell'orchestra nel sottolineare le frasi, per esaltarne gli affetti più pregnanti. La scelta del direttore, di utilizzare strumenti diversi per accompagnare i recitativi dei personaggi, attribuendo l'organo a Cecilia, l'arciliuto alla Nutrice e il cembalo ai due uomini, si è rivelata un intuizione assai felice, sia musicalmente che drammaturgicamente.

L'uso dell'Arioso nel duetto tra Cecilia e la Nutrice è una felice invenzione di Scarlatti, (già impiegata nella scena finale della SS. Annunziata) che sottolinea  drammaticamente il martirio della Santa. Ci sono infatti in questa composizione due duetti nella prima parte e altrettanti nella seconda, che l'ultimo chiude pensosamente in un'atmosfera sospesa.

Le arie presentano una grande varietà, Scarlatti utilizza strumenti obbligati, per evidenziare gli stati d'animo dei personaggi, anche come incisi nei recitativi, come il   violoncello, quando sottolinea  la  tessitura vocale di Cecilia, singolarmente acuta, simbolo della sua purezza e gioventù, o l'oboe per l'aria pastorale La primavera della Nutrice o la tromba usata per Almachio quando vuole esaltare il suo ruolo di prefetto e il potere che rappresenta. Non si può, non notare quanto  Händel ha appreso da Scarlatti, rielaborandolo, poi, in modo originale e creativo.

Il Martirio di Santa Cecilia è uno straordinario capolavoro, che Diego Fasolis ha interpretato ottimamente, coadiuvato dagli eccellenti musicisti del complesso I Barocchisti e da un cast di alto livello Yetzabel Arias Fernandez, soprano, nel ruolo della Nutrice,Cyrill Auvity tenore in quello del Consigliere, Nicola Marchesini, Almachio, un controtenore con buona tecnica e un bel timbro di voce. Maria Laura Martorana, che ha sostituito, all'ultimo momento Maria Grazia Schiavo, imparando l'ardua parte, sia per il registro molto acuto sia per l'uso  costante degli abbellimenti, di Cecilia, in tre giorni, ha esibito una tecnica ed un'intonazione eccellenti, unite ad una bella voce e una interpretazione molto convincente.
 

Pubblicato in: 
GN23/ 5 ottobre - 2 novembre 2009
Scheda
Autore: 
Alessandro Scarlatti
Titolo completo: 

Domenica 20 Settembre - ore 21.00
Foligno, Auditoriun San Domenico

I Barocchisti
Diego Fasolis, direttore
Maria Laura Martorana, soprano
Yatzabel Arias Fernandez, soprano
Nicola Marchesini, controtenore
Cyrill Auvity, tenore
Alessandro Scarlatti: Il Martirio di Santa Cecilia, Oratorio