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Mercati di Traiano. I Fori dopo i Fori. La vita quotidiana
I Fori dopo i Fori. La vita quotidiana nell’area dei Fori Imperiali dopo l’antichità, la mostra si propone di illustrare come è stata riutilizzata l'area dei Fori e la vita quotidiana in quella che era stata una parte cruciale della Roma antica. L’esposizione, che durerà fino al 10 settembre 2017 è stata promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è ideata da Claudio Parisi Presicce e Roberto Meneghini e curata da Roberto Meneghini e Nicoletta Bernacchio, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura.
Gli scavi degli ultimi 25 anni hanno consentito di trovare reperti illuminanti sulla vita in quell'area dopo la caduta dell'Impero romano, che sono venuti dall'indagine stratigrafica che mancò al momento della distruzione del Quartiere Alessandrino operata durante il fascismo; tutto questo ha dato impulso all'idea di organizzare una mostra che li raccoillustrasse . Questa come altre iniziative della sovrintendenza capitolina come ci ha detto il sovrintendente Claudio Parisi Presicce hanno lo scopo di raccontare aspetti della storia di Roma meno conosciuti. Nelle intenzioni future sarebbe auspicabile un museo che racconti l'intera della storia dell'Urbe, che per adesso non si è riusciti a realizzare per la mancanza di fondi.
Nell'area dei Fori già prima dell'anno Mille nacquero orti e frutteti, furono costruite abitazioni ed anche alcune piccole chiese, ma la rimozione della pavimentazione marmorea dei Fori per farne altro uso, calce o altre costruzioni, provocò l'inarrestabile tendenza all’impaludamento dell’area che rimase abbandonata e coperta da orti e acquitrini sino alla fine del Cinquecento. Dopo la bonifica dei terreni fu edificato un nuovo quartiere: il Quartiere Alessandrino, chiamato così dal soprannome del cardinal Michele Bonelli (1541-1598), che ne promosse la realizzazione. Il quartiere fu raso al suolo negli Anni Trenta del secolo scorso per l’apertura di via dei Fori Imperiali e la “liberazione” delle strutture di epoca classica, cosa che causò la deportazione coatta in aree periferiche spesso malsane, in abitazioni costruite frettolosamente e male e con scarsi se non assenti collegamenti con il centro dell'Urbe.
I recenti scavi hanno portato alla luce una notevole quantità di reperti appartenenti alla quotidianità degli abitanti dal medioevo all'epoca moderna; l'esposizione è dedicata proprio ai diversi aspetti della vita quotidiana delle persone che nei diversi secoli hanno abitato e lavorato in questa area. Dopo una parte introduttiva la mostra è stata divisa in quattro diverse sezioni gli oggetti della vita quotidiana, sono il tema della prima sezione dove sono stati collocati molti contenitori in ceramica diversi per forma e decorazione a seconda dell'epoca. Alcuni oggetti di grande interesse sono stati rinvenuti all’interno dei pozzi delle abitazioni: una coppia di brocche del X secolo e una carrucola con il suo secchio, entrambi in legno, usati per attingere acqua da un pozzo addossato alla chiesa di Sant’Urbano al Foro di Traiano, probabilmente risalenti all’inizio del Cinquecento. A testimonianza dei tempi turbolenti vissuti dagli abitanti ci sono due tesoretti: il più antico è stato trovato nel Foro di Nerva e risale al XII-XIII secolo; l’altro del 1550 circa, è stato rinvenuto nel Foro di Traiano, con le monete ancora nascoste dentro tre brocche in ceramica. Altri oggetti riguardano le attività delle botteghe ossami animali per realizzare bottoni o pedine da gioco e il raro frammento di uno stampo da orafo per realizzare fibbie o placchette in metallo. Ci sono anche reperti appartenenti agli ultimi abitanti, persi o lasciati, occhiali, bottoni, posate, rasoi e utensili.
La seconda sezione I vasai del Rinascimento è dedicata ad una delle attività più diffuse quella dei vasai in questo caso dei sono state trovate testimonianze di tre botteghe di vasai nell’area del Foro di Traiano, le ricerche archivistiche hanno rivelato il nome di uno degli artigiani Giovanni Boni da Brescia. Sono state rinvenute, ben conservate, l’abitazione e la fornace per maioliche, il ritrovamento del forno è importante in quanto è una rarità perché quelli che in precedenza furono trovati nelle epoche passate, furono considerati di poca importanza e distrutti. Sono interessanti anche gli scarti della produzione a diversi stadi di realizzazione, gli strumenti e le forme mal cotte o scartate con prove di disegno su ceramiche non finite e conti di bottega, incisi o dipinti, sui recipienti ancora freschi.
A Gli abitanti famosi è dedicata la terza sezione furono i protagonisti della vita culturale e artistica dell'Urbe tra questi Giotto presso Tor de’ Conti, Michelangelo e Giulio Romano a Macel de’ Corvi, i Longhi e Flaminio Ponzio e anche i Fontana su Via Alessandrina e presso la Colonna di Traiano, fino a Mario Mafai e Antonietta Raphaël, animatori della Scuola di Via Cavour nel loro attico di Palazzo Nicolini accanto a Tor de’ Conti. A fine del XVI secolo il cardinale Alessandrino fece costruire la sua ricca residenza, oggi Palazzo Valentini, prossimo al quartiere di cui aveva promosso l'edificazione. È in mostra anche il celebre Tesoro di Via Alessandrina,monete e di gioielli antichi, trovato nel 1933 durante le demolizioni nel muro della casa dell’antiquario Francesco Martinetti.
In chiusura la quarta sezione è dedicata alle Chiese e ai conventi che sorgevano nell'area, sono esposti resti di decorazione marmorea altomedievale e della decorazione scultorea delle chiese più antiche della zona con oggetti della vita quotidiana. Di particolare interesse le numerose medagliette devozionali, trovate nel Complesso di Sant’Eufemia, è stata formulata l'ipotesi che fossero segni di riconoscimento delle bambine lasciate nella ruota del Conservatorio delle Zitelle, che era annesso alla chiesa, che nel XVII secolo ospitò fino a 400 orfanelle, nel dialetto romano dell'epoca zitelle, piccole zite erano dette le bambine. Oltre ad una rarissima placchetta di pellegrinaggio raffigurante San Nicola di Bari (XII-XIV secolo) sono state recuperate anche statuine di terracotta dei presepi del Seicento e nel Settecento e oggetti di vita quotidiana come rosari, spille e corredi per il cucito, usati dalle monache.