Palazzo Barberini. Batoni e il ritratto d’occasione

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Pompeo Batoni. Il principe Abbondio Rezzonico

Al piano nobile di  Palazzo Barberini lungo il percorso espositivo è in svolgimento la mostra, Il pittore e il gran Signore. Batoni, i Rezzonico e il ritratto d’occasione, che durerà fino al 23 aprile 2017.

Palazzo Barberini ha al pianterreno un ampio spazio per ospitare le esposizioni temporanee, la scelta invece di inserire l'esposizione nel percorso espositivo ha un preciso scopo di approfondimento e didattico. L'idea della mostra, Il pittore e il gran Signore. Batoni, i Rezzonico e il ritratto d’occasione a cura di Michele Di Monte nasce da una recente acquisizione. Nel 2016 lo Stato italiano ha acquistato dagli eredi della famiglia Rezzonico il  ritratto del principe Abbondio Rezzonico, dipinto da Pompeo Batoni. Il principe divenne Senatore di Roma nel 1766 e il dipinto celebra la sua assunzione del ruolo e lo sfarzoso ingresso nel Palazzo Senatorio in Campidoglio.

L'intento dichiarato è attirare l'attenzione del visitatore sulla ritrattistica come veniva concepita e svolta dagli artisti in quell'epoca, uno scopo didattico e una metodologia già adottata in altre mostre che si sono svolte sia Roma che altrove. Il museo espone circa 450 opere di cui molti capolavori, è intuibile che l'occasionale visitatore sarà più attratto dalle opere dei pittori più celebrati; suscitare la curiosità verso altri aspetti e autori risponde a quella parte pedagogica, che è uno degli obiettivi dichiarati dalla direttrice Flaminia Gennari Santori. Ecco così che sono esposte opere non sempre visibili ma che illustrano anche due tipi di ritratto quello celebrativo da cui origina la mostra e quello legato al“Grand Tour” degli aristocratici inglesi che così potevano esibirlo come un "souvenir" che aveva anche il pregio di costare meno, Joshua Reynolds chiedeva per un ritratto tre volte di più rispetto a Batoni.

Pompeo Batoni ( Lucca 1708 – Roma ) arrivò a Roma nel 1727, la sua eccezionale abilità tecnica, il solare connubio tra il meraviglioso barocco e il classicismo, l'impasto morbido, caldo e luminoso del colore decretarono il suo successo. I soggetti della sua pittura furono diversi, ma divenne celeberrimo soprattutto per la sua superba abilità di ritrattista, fu particolarmente richiesto dai tanti viaggiatori inglesi che si fermavano a Roma durante il “Grand Tour”. Nella sala che accoglie la grande tela del ritratto del principe Abbondio Rezzonico sono stati accostati altri ritratti di Batoni e alcuni significativi dei suoi più temibili concorrenti a Roma.

Veniamo ora ai dipinti iniziando con il confronto dello stesso soggetto, il ritratto di papa Clemente XIII Rezzonico, zio di Abbondio, uno di Anton Raphael Mengs (1728-1779), in prestito dalla Pinacoteca Nazionale di Bologna, l'altro di Batoni, grandi rivali nell'accaparrarsi le committenze più illustri e redditizie. Il pomposo ritratto (1758) di Mengs è assimilabile alla classica foto ufficiale di un papa appena eletto, il dipinto mette in mostra una tecnica minuziosa nella resa della fisionomia, dei colori, dei dettagli dell'abito e dell'ambiente in cui troneggia lo sfarzoso seggiolone su cui è assiso il pontefice, la scrivania, che allude alla responsabilità di governo, e la colonna di marmo prezioso alla sue spalle. Il ritratto di Pompeo Batoni ( 1760) è più “informale”, il papa in piedi si rivolge uno sguardo benigno al visitatore con il braccio destro benedicente, mentre la mano sinistra poggiata sulla scrivania tiene un documento, la pittura ha meno dettagli e la figura del pontefice si staglia dal fondo, le tonalità morbide dei colori sottolineano un'atmosfera di pacata serenità.

Nel ritratto “di stato” Batoni è messo a confronto con sé stesso quello Conte Niccolò Soderini (1765) e quello del principe Abbondio Rezzonico (1766), in cui è percepibile il diverso punto di vista del committente. Il primo è “sobrio”, il solido uomo di stato in primo piano, elegantemente vestito con dietro la scrivania con una pendola che segna l'una di notte, lo sfondo è scuro, attraverso il suo ritratto Soderini volle trasmettere un messaggio di serietà e affidabilità. Ben diverso è il ritratto del  Rezzonico, è una scenografia teatrale, il teatro del resto fu una delle passioni di Batoni, per rappresentare al meglio il potere e il prestigio della  carica in tutto il suo fasto. Sul fondale della  scena oltre a il portico classico, c'è la monumentale scalinata sormontata dai Dioscuri che porta al Campidoglio e il Palazzo Senatorio, oltre il portico sulla destra incorniciata da una tenda viola la Dea Roma. In primo piano domina il committente nell'abito sontuoso della sua carica, con in mano lo scettro d'avorio simbolo del potere, fastoso seggiolone e scrivania con prezioso piano di marmo, ai sui piedi il fascio littorio con l'ascia, simbolo della giustizia del magistrato. Nella Roma repubblicana, però, all'interno del Pomerio, il fascio littorio del magistrato non aveva l'ascia in quanto non aveva il potere di comminare la sentenza di morte perché il condannato poteva appellarsi al popolo. Un vezzoso puttino in primo piano tiene una bilancia - l'equità della giustizia -  sormontata da un ramo d'ulivo – la clemenza che tempera la giustizia - infine in primo piano appoggiata alla scrivania una preziosa spada. Un saggio di straordinaria perizia tecnica, compositiva, nella scelta e nell'accostamento dei colori, nella loro brillante luminosità e nella realizzazione di tutti i dettagli.

Ultimo tipo di confronto quello dei ritratti “souvenir” del “Grand Tour” tra Anton von Maron (1733-1808),  viennese allievo di  Mengs, di cui sposò la sorella, anche lui specializzato nei ritratti e Batoni. Il ritratto di sir Robert Clive (1766)  governatore del Bengala, nonostante il quadro sia firmato da Roma 1766, probabilmente secondo le indicazioni del committente, ha un'ambientazione indiana consona alla sua carica, con sullo sfondo tende da campo e popolazione indigena, Clive viene effigiato con espressione autorevole seduto su una seggiola coperta da una pelle di leopardo, in ginocchio un servitore indiano. L'esotismo classico e convenzionale ma di classe  (1775) di Batoni, che probabilmente aveva un repertorio di sfondi da far scegliere al committente, è, invece ,riservato a Sir Henry Peirse.

Pubblicato in: 
GN15 Anno IX 10 febbraio 2017
Scheda
Titolo completo: 

Palazzo Barberini
Il pittore e il gran Signore.
Batoni, i Rezzonico e il ritratto d’occasione

mostra a cura di Michele Di Monte

Roma, Gallerie Nazionali di Arte Antica di Roma - Palazzo Barberini
12 gennaio 2017 – 23 aprile 2017
PALAZZO BARBERINI
via delle Quattro Fontane, 13 – 00184 Roma, Italia
tel +39 06 4814591

ORARI
Martedì/domenica 8.30 – 19.00
La biglietteria chiude alle 18.00

INGRESSO
Intero 7 €
Ridotto 3,50 €