Supporta Gothic Network
Romaeuropa Festival. Janaček e Colei che scomparve
Per il Roma Europa Festival presso il Teatro Argentina il 6 ottobre scorso vi è stata una resa teatrale a firma Ivo Van Hove e Annelies Van Parys di una collezione di lieder intitolata The Diary of One who Disappeared (Il diario di colei che scomparve) del ceco Leoš Janáček su poesie del valacco Ozef Kalda.
La storia e la composizione di The Diary (ceco: Zápisník zmizelého) si incentra su un doppio filo narrativo: uno reale, uno fantastico. Leoš Janácek infatti nel 1917 incontra una donna, Kamila Stösslová, nella piccola cittadina moarava in cui va in vacanza per ritemprarsi, Luhačovice, e se ne infatua perdutamente. Da quel momento la sua vena creativa, fecondata da nuova linfa romantica, produce una serie di opere e composizioni che vanno da The Diary, il primo, fino alla Káťa di Katya Kabanová, la volpe in The Cunning Little Vixen (ceco: Příhody lišky Bystroušky; La piccola volpe astuta) ed Emilia Marty in The Makropulos Affair (ceco: Věc Makropulos; L'affare Makropulos). Altre composizioni, direttamente connesse con la passione per Kamila sono La messa glagolitica; la Sinfonietta e ed il Quartetto n.2 (Lettere intime).
The Diary si compone di 22 lieder per tenore, contralto, sempre sostituito da mezzosoprano, tre voci di donna e piano solo, ed è breve, circa 40 minuti. In questa versione teatrale Annelies Van Parys è stata chiamata ad arricchirlo con tre brani per voci di donne.
Tutto inizia nel buio di un monolocale dove una donna piu' anziana – Lada Valesova - si dirige verso il piano ed inizia a suonare; gli altri protagonisti sono una giovane donna, la mezzosoprano Marie Hamard; il giovane tenore Ed Lyon; un uomo piu' grande e canuto, l'attore Wim van der Grijn. Il Coro dei membri della Choral Academy of De Munt, La Monnaie: Trees Beckwé, Lisa Willems, Isabelle Jacques si trova dietro le quinte.
Inizia una lettura in inglese di lacerti di lettere di Leoš Janáček: lui ne ha scritte oltre settecento a Kamila, e osserviamo, durante lo spettacolo, come vengono esaminate e proiettate su grande schermo, dai protagonisti dello spettacolo, accatastate su un grande tavolo sotto una lente di ingrandimento che le illumina a giorno.
La storia dei lieder racconta di un pastorello che si innamora di una gitana e lascia la famiglia per unirsi a lei. Janáček rivela a Kamila in una delle tante lettere che il pastorello è lui e lei la gitana che compare per svanire nel nulla, tormentandolo con il desiderio di rivederla. Quella tra Kamila e Janáček fu una passione mai consumata, non solo perchè lei era una donna sposata con figli ma anche per l'enorme divario anagrafico tra di loro, di circa quarant'anni.
Zefka e Janíček o Janik, sono chiaramente i nomignoli di Kamila e del compositore: lei viene descritta con una vecchia canzone tradizionale russa, Oci ciornie (Occhi scuri), e le due voci, maschile e femminile, si intercalano come se ognuno parlasse per conto proprio, mai incontrandosi. Spesso il cantato di lei è distante, amaro e cinico mentre lui, romanticamente, la agogna. Il ritmo è quasi del tutto asincronico, non dissimulando affatto il percorso a ritroso nei propri ricordi del passato, solo per brevi fugaci momenti felice. Solo il piano moderatore della bravissima Lada Valesova, riesce a stemperare l'agonia di un verbo incancrenito nelle foto sbiadite di tanti anni fa.
Il vecchio ed il giovane lottano tra loro senza comprendersi, il figlio desiderato non giungerà tra le braccia del padre, lei avrà solo un breve amplesso con un lui esausto dalle memorie sepolte nelle foto zigane.
Solo i cori di donna si librano come canti di usignolo allegri e vibranti nell'aria di un paesaggio profondamente romantico: ove si alzano rondinelle, ed il fantasma del cavallo bianco non ostacola il loro canto. La voce del tenore Ed Lyon, oltre ad essere ricca di sfumature, è sempre pronta a virare verso tonalità diverse improvvisamente, senza sforzo alcuno, calda e amaramente suggestiva.
Marie Hamard, mezzosoprano, si districa scioltamente tra la crudeltà gitana di Zefka ed il desiderio per Janik, probabilmente disegnato da lui quasi a consolazione di una passione che non ha mai raggiunto il suo contrappunto reale.
Grande successo di pubblico ed applausi meritati per tutti, in particolare per il tenore Ed Lyon e l'astuta messinscena che contrae quelle lettere intime in uno spazio adeguato alla loro dissipazione narrativa.