RomaFictionFest. Da Manson ad Isabelle Adjani

Articolo di: 
David Dori
Buddenbrooks

Dal 6 all’11 luglio si è svolto a Roma la principale kermesse internazionale di presentazione dedicata alla fiction tv, il RomaFictionFest che è ormai alla sua 3ª edizione. Il nostro inviato David Dori ha seguito per intero la rassegna.

Il povero scriba non sa più dove guardare, ammirato e stupito da tanti colori in testa agli avventori: sono i cappelli regalati dagli organizzatori del Roma Fiction Fest 2009. Dei simil panama rivisitati (color paglia, fucsia, verde, nero e orange come il carpet), sono i veri protagonisti di questo sciamare, a volte festoso, a volte scomposto e delirante, verso i divi della fiction nostrana e internazionale. Mi accingo ad illustrare questi sei giorni del Festival meditando sull’articolo di Morando Morandini su Segno Cinema di luglio-agosto a pagina 2 dal titolo Senza Fine, sul mestiere del critico.

Ho saltato per negligenza l’incontro con Buzz Aldrin ed il film Moonshot the Flight of Apollo II di lunedì 6 luglio, ma l’allure che emana ancora il libro di Thomas Mann i Buddenbrooks del 1901, mi inchioda sulla poltrona per visionare la versione televisiva. L’ascesa e il declino di questa famiglia ricchissima di Lubecca è scandagliata sapientemente dal regista Heinrich Breloer, che va oltre il décor di trine e pizzi, coadiuvato dai magistrati attori, fra cui spicca il premio Oscar Armin Mueller-Stahl. Lo scavo psicologico vince sull’arredo e lo stile Ivory. Nel cast c’è il miglior attore del Roma Fiction Fest, August Diehl.

Continuo per il Fest e di getto penso al ritorno sullo schermo di Isabelle Adjani (Premio miglior attrice) con un fatto tratto dalla cronaca, una professoressa impugna una pistola e tiene in ostaggio l’intera classe. Il tv-movie è La journée de la jupe (La giornata della gonna - Skirt Day), quasi uno psicodramma teatrale con recitazione corale dove si staglia la sapienza attoriale di Isabelle Adjani per dipanare questa matassa agrrovigliata del melting-pot in maniera del tutto geniale.

Ancora mercoledì 8 luglio lo Studio Universal con Mediaset Premium presenta Helter Skelter (Disordine – canzone del White Album dei Beatles, 1968), nel 40° anniversario della strage di Bel Air perpetrata da Charles Manson ed i suoi accoliti. Un viaggio negli inferi senza fondo e senza ritorno, dove si staglia questa figura tra il ciarlatano borderline ed un finto cristo psichedelico. John Gray (serie precedente in programmazione Ghost Whisperer) ci conduce in una sorta di ipnosi collettiva dove bene e male si sovrappongono. Una fascinazione mefistofelica pervade la recitazione di Jeremy Davies (Manson), che trova il suo momentaneo epilogo nello scontro nelle aule di giustizia con il pubblico ministero Vincent Bugliosi (Bruno Kirby): del tutto epocale. Esce a giorni per la Aliberti Castelvecchi proprio la lunga biografia di Manson a cura di Ed Sanders, The Family.

Nell’occasione è stato presentato alla stampa Il libro Script 46-47, della Dino Audino Editore, il cui sottotitolo è La differenza seriale. Perché il racconto televisivo è oggi più avanti di quello cinematografico. I film che ho menzionato prima e quelli che elencherò dopo dimostrano che il sottotitolo di questo volumetto è verosimilmente vicino al vero.

Continuando ad libitum in un’estasi visiva e descrittiva che farebbe invidia al miglior Woody Allen, cito In Treatment con il gigante della recitazione interiore che risponde al nome di Gabriel Byrne, coadiuvato da par suo da Dianne West in stato di grazia. Trattasi di psicoterapia ad episodi di trenta minuti ciascuno ciò che segue, prendendo spunto da un serie israeliana, Be’tipul, di grande successo. Gli psicoterapeuti sono di matrice lacaniana.

Una lusinga amorevole alla lunga serie tedesca Die 25° Stunde (La 25° ora – The 25th Hour). Mirabile docudrama polacco Trzech Kupli mentre lascio ad altri l’esaltazione delle Master Class (Three Buddies) con Matthew Fox di Lost. Onore all’ospite Kenneth Branagh, baciato dalla sapienza recitativa che solo chi frequenta il bardo può avere. Un grazie al Direttore Artistico Steve Della Casa per il sapore ed il gusto con cui ha organizzato il Festival.

Giovedì 9 luglio due appuntamenti di prestigio per il Concorso Internazionale: L’homme aux cercles blues con Charlotte Rampling e Jean-Hugues Anglade. Il romanzo di Vargas si presta magnificamente alla trasposizione cinematografica: tra esoterismo e riverberi alla Simenon. Forse un po’ algido e capzioso ma coraggioso. Un encomio per Sky Cinema che presenta la serie diretta da Alex Infascelli con Bentivoglio e la Cescon, Nel nome del male, dove il digitale usato accortamente la fa da padrone. Indagine al vetriolo sul satanismo di casa nostra che apprezziamo per atmosfere e caratteri.

Pubblicato in: 
GN 18/ 21 luglio - 4 agosto 2009
Scheda
Titolo completo: 

RomaFictionFest 2009
Terza edizione - Roma, 6-11 luglio 2009
Auditorium Conciliazione - Multisala Adriano – LUMSA

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