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Santa Cecilia. Le affascinannti atmosfere di Martha Argerich
Un grande trionfo ha accolto la memorabile interpretazione del Concerto n.3 di Prokof'ev eseguito dalla mitica Martha Argerich con Yannick Nézet-Séguin che ha diretto l' Orchestra e il Coro anche nel Daphnis et Chloé di Ravel; un concerto della Stagione Sinfonica dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia svoltosi il 26 febbraio 2011 con repliche il 28 e il 1° marzo; la presente recensione si riferisce al 28 febbraio.
Prima dell'inizio del concerto è stato letto un breve comunicato - in cui il Coro, l'Orchestra e tutto il Personale dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia hanno espresso piena solidarietà e sostegno al presidente Bruno Cagli, che si presenterà dimissionario all’Assemblea degli Accademici e al Consiglio d’Amministrazione convocati d’urgenza dopo l'approvazione del dl Milleproghe.
Il pubblico ha manifestato il suo appoggio applaudendo lungamente durante la lettura del comunicato, che ha diffuso in sala un'atmosfera plumbea per quello che si annuncia come un disastro culturale; poi è entrata Martha Argerich e fin dalle prime note, introdotte da un tema enunciato dai clarinetti, ha risollevato gli animi con la sua straordinaria interpretazione.
Sergej Prokof'ev, dopo la rocambolesca fuga, causata dalle guerra civile scoppiata dopo la rivoluzione del 1917, arrivò a New York. Il Concerto n.3 in do maggiore per pianoforte e orchestra fu composto durante il deludente soggiorno americano, nel quale il musicista fu più apprezzato come esecutore dal virtuosismo trascendentale che per le sue composizioni, che non furono comprese dal pubblico statunitense. Il Concerto n.3, dopo una deludente accoglienza al debutto il 16 dicembre 1921, in Europa ebbe successo e in seguito diventò quello più amato dal pubblico.
Prokof'ev dedicò la sua composizione al poeta Konstantin Bal'mont, anche lui esule, le cui liriche hanno un carattere visionario e fantastico. Nella composizione il musicista utilizzò materiale musicale scritto in precedenza, sono inoltre presenti le caratteristiche delle opere la cui creazione è di quegli stessi anni come: l'opera tratta dalla fiaba teatrale di Carlo Gozzi L'amore delle tre melarance (1921) e il balletto Il Buffone(1921) di argomento satirico e grottesco.
Nel concerto l'arduo virtuosismo richiesto all'interprete è dovuto ad una intensa parte ritmica con elementi caricaturali e grotteschi, legati alle caratteristiche innovative del linguaggio di Prokof'ev, in alternanza a parti più tradizionali melodiche in cui è necessaria una grande cantabilità. C'è un notevole equilibrio tra le proporzioni dei movimenti e le diverse e contrapposte componenti musicali. Fin dal primo movimento (Andante - Allegro) il dialogo, tra pianoforte e orchestra, si svolge con un contrappunto intenso e avvolgente con suoni anche diafani nelle parti melodiche, mentre diviene serrato in quelle ritmiche.
Nel successivo Tema Andantino con variazioni (Andantino, l'Istesso tempo, Allegro, Allegro moderato, Andante meditativo, Allegro giusto e ancora il tema ), il musicista esibisce la sua abilità compositiva modificando il tema, nelle variazioni, fino a renderlo irriconoscibile. In questo movimento Prokof'ev utilizzò musica scritta in precedenza in cui vi sono echi della Sinfonia n.1 “Classica” (1917). Nel movimento le variazioni ritmiche e grottesche si alternano a quelle melodiche e infine la musica si conclude in un'atmosfera sognante in cui il suono spegnendosi diventa impalpabile.
Nell'ultimo tempo (Allegro ma non troppo) la parte melodica, centrale, è più intensamente lirica e coinvolgente; la parte ritmica all'inizio del movimento, introdotta dal suono beffardo del fagotto, è caricaturale mentre nella conclusione, guidata dal pianoforte, diventa incalzante e travolgente. L'intesa tra l'Orchestra, diretta con grande perizia da Yannick Nézet-Séguin, e la pianista è stata ottima; Martha Argerich è stata stupefacente, ha esibito una tecnica trascendentale dal tocco nitido e incisivo nella ritmica incessante e percussiva, mentre è stato soave e trasparente nelle parti liriche e sognanti. Acclamata dal pubblico entusiasta la pianista ha eseguito con il direttore da Ma mère l'Oye di Maurice Ravel “Laideronette, imperatrice delle pagode” nella versione originale per pianoforte a quattro mani.
Sempre di Ravel il Coro e l'Orchestra, sotto la guida sicura e coinvolgente di Nézet-Séguin hanno eseguito Daphnis e Chloé sinfonia in 3 quadri. Questa composizione è tratta dalla musica del balletto omonimo composto per i Ballets Russes e andato in scena a Parigi, al Théâtre du Châtelet, l'8 giugno 1912 con la direzione di Pierre Monteaux, con la coreografia di Michel Fokine interpretata, nelle parti principali, da Vaslav Nijinskij e Tamara Karsavina,con le splendide e lussureggianti scene di Léon Bakst.
Fokine scelse come soggetto, Le avventure pastorali di Dafni e Cloe, il romanzo greco di Longo Sofista (II-III secolo), che narra l'amore bucolico e sensuale tra i pastori Dafni e Cloe. L'idillio tra i due giovani viene interrotto dal rapimento di Cloe, compiuto nel corso di una razzia di pirati, ma il provvidenziale intervento del dio Pan, permette il ricongiungimento dei due amanti. Il rapporto tra Fokine e Ravel fu disastroso, in quanto il primo aveva una concezione archeologica dell'argomento, mentre il secondo immaginò una Grecia di sogno, anche con Diaghilev non andò meglio.
L'orchestrazione di Ravel è molto raffinata ed esalta la musica sognante e lussureggiante sia nel ritmo, anche selvaggio, sia nei colori dovuti, oltre all'utilizzo del coro a bocca chiusa, funzionale alla creazione di un'atmosfera fantastica, anche all'impiego nell'orchestra dell'eolifono, per imitare il vento, del tam tam, del tamburo basco, e dei crotali e di altri strumenti percussivi per sottolineare il carattere esotico della vicenda. L'Orchestra e il Coro ottimamente diretti da Nézet-Séguin hanno evocato le fascinose atmosfere di Ravel con grande perizia trascinando il pubblico che ha applaudito a lungo.