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Song to Song. L'Uroboros in musica
Ennesima frame by frame capture dopo Knight of Cups, Terrence Malick anche con Song to Song ci sembra ormai orientato ad uno "stream of consciousness" visivo con i suoi personaggi all stars. Con Michael Fassbender, Rooney Mara, Ryan Gosling e Natalie Portman, il film lo si va a a vedere anche solo per loro e la portentosa firma del regista considerato più controcorrente dell'universo hollywoodiano.
Quel flusso di coscienza sperimentato da James Joyce, Thomas Stearns Eliot, Virginia Woolf (i più rappresentativi) che ha aperto l'età dell'ansia del primo Novecento, soprattutto a cavallo della prima guerra mondiale – più devastante in quanto non presagita come la seconda – sembra il percorso narrativo della pellicola, che parte dalla voce narrante e principale, di Rooney Mara, vera protagonista del film e tessuto connettivo tra gli altri agenti della storia. Accanto a lei la musica, una colonna sonora che parte – tranne un interludio hip hop con Die Antwoord, con la Resurrezione di Mahler (primo movimento, Allegro Maestoso), quindi come se Rooney partisse dalla rinascita per andare a ritroso e raccontare la sua storia in un circolo polarizzato che non sembra avere un inizio ed una fine, piuttosto una sorta di Uroboros narrativo con dei cortocircuiti evidenziati dalla musica.
Da una canzone all'altra infatti recita il titolo del film (“from” Song to Song) e lei, Faye (ma i nomi contano poco in questo film, sembrano delle identità sfilacciate quelle che infatti si presentano ai nostri occhi), come se in fondo il percorso musicale, con i suoi protagonisti in carne ed ossa – da Iggy Pop a Patty Smith fino a John Lydon (ex leader dei Sex Pistols) – stabilisse anche gli accadimenti. E le song, si sa, rappresentano dei percorsi interiori, quasi dei manifesti per gli adolescenti ed anche quegli adulti che in fondo lavorano con la musica in questo senso e vi restano aggrappati.
Faye (Rooney Mara) è una cantante in bilico tra il suo innamorato (Ryan Gosling) e l'attrazione che prova per il suo produttore Cook (Michael Fassbender), oscillando continuamente tra i due, eppur sapendo che l'amore è l'altro, è BV (Gosling). In nome di tutte le esperienze possibili – in pieno spirito adolescenziale – si sviluppa tutto il film, anche con Natalie Portman e Cate Blanchett, le altre due protagoniste “temporanee”, per due formati di donna completamente a sé stanti che però in fondo non intaccheranno molto quel tessuto fluttuante tra Ravel, Bob Dylan, Patty Smith dal vivo, Arvo Pärt fino all'ultima, sui titoli di coda “It hurts to be alone” di Bob Marley & tbe Wailers, che recita proprio una battuta di Cook (Fassbender), che riassume molto del film: un'incapacità, volontaria ed involontaria, di stare, o meglio di “essere” (da) soli.