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46°Cantiere Internazionale d’Arte. Tra Sinfonico con Markus Stenz e Popolare con l’Usignolo
Il concerto in Piazza Grande di venerdì 30 luglio ha visto il gradito ritorno di Markus Stenz alla guida dell’Ort – Orchestra regionale della Toscana, lungamente e calorosamente applauditi dal numeroso pubblico presente.
Il programma è stato aperto da Jeu de cartes, il balletto fu composto da Stravinskij nel 1936 e rappresentato il 27 aprile 1937 a New York dall'American Ballet con la coreografia di George Balanchine. Un gioco di carte, un poker in tre mani dove le prime due sono dominate da un diabolico Jolly che si ritiene invincibile, ma che alla terza mano viene sconfitto da una scala reale di cuori. Casella riteneva che fosse l'altra faccia del demonio dell'Histoire du soldat, Sergio Sablich pensava che fosse la giusta interpretazione de:” la "moralità" finale, che si riassume nei versi di La Fontaine citati da Stravinskij in partitura: "Nous pouvons conclure de là / Qu'il faut faire aux méchants guerre continuelle. / La Paix est fort bonne de soi; / J'en conviens; mais de quoi sert-elle / Avec des ennemis sans foi? ("Possiamo concludere da questo / Che dobbiamo fare guerra continua ai malvagi / La pace è molto buona in sé; / Sono d'accordo; ma a cosa serve / Con nemici senza fede?). La partitura appartiene al periodo neoclassico, la raffinata scrittura risolve la trama attraverso la narrazione musicale che è caratterizzata da molte allusioni, assonanze e citazioni da opere di altri autori come Rossini e Johann Strauss. La più eclatante è il tema dell'Allegro della sinfonia del Barbiere di Siviglia, che viene così trasformato e deformato in un ritmo parossistico così da diventare altro, una creazione originale che diviene un trascinante e geniale gioco musicale di Stravinskij.
Il secondo brano in programma è stato Brahms Fantasie (2011-12) di Detlev Glanert, dopo Idyllium (1960), diretto l’anno scorso da Stenz, ecco un altro omaggio a Brahms un autore molto amato da Glanert. Arnold Schoenberg fu il primo a evidenziare chiaramente le complesse costruzioni delle opere di Brahms e la loro importanza per la musica moderna, una complessità che tuttavia non divenne mai fine a se stessa. Il sottotitolo della composizione eliocalcografia per orchestra dà il senso della creazione di Glanert. L’ eliocalcografia è una tecnica ottocentesca, oggi non più comune, in cui le fotografie vengono ridipinte attraverso un processo chimico, il materiale rimane presente nella sua forma originale ma appare come qualcosa di trasfigurato e rimescolato, divenendo qualcosa di nuovo attraverso l'intervento di un artista. In un certo senso Glanert ha fatto qualcosa di simile a quello che ha fatto Stravinskij in Jeu de cartes. Le celeberrime battute iniziali dalla prima sinfonia, ad esempio, sono state trasformate e quel materiale è divenuto una creazione nuova e originale di Glanert.
La conclusione è stata con la Sinfonia n. 1 di Johannes Brahms, la sua composizione fu lunga e percorsa con molte esitazioni, dal 1855 alla esecuzione nel 1876, preceduta dal Concerto per pianoforte op. 15, dalle due Serenate del 1857-59 e, dopo una lunga pausa, dalle Variazioni su un tema di Haydn del 1873. Il primo movimento è aperto da una introduzione di trentasette battute in cui è contenuta la sostanza tematica dell'intero Allegro che segue. All’energico primo tema segue il melodico e cantabile secondo mentre il ritmo domina terzo. Il secondo movimento, Andante sostenuto, intenso e lirico, ha la forma di un Lied tripartito con una coda mentre il terzo movimento Un poco allegretto e grazioso ha la forma dello scherzo con trio. Il Finale, Allegro non troppo ma con brio è preceduto da due episodi lenti Adagio - più andante. Applausi scrosciante e festosi sono stati tributati a Glanert per la sua composizione e hanno salutato l'attenta e coinvolgente interpretazione di Markus Stenz e l’Orchestra alla fine di ogni brano e del concerto.
La parte popolare è stata incarnata dall’Ensemble L’Usignolo, che trae il nome dal titolo di uno dei più famosi valzer di Luigi Boccaccio, i "cinguettii" virtuosistici erano usati dal concerto a fiato ottocentesco dei Cantoni di Parma per invitare la gente alle danze. L’Ensemble è formato da musicisti di provenienza accademica e non, attivi nei più diversi generi musicali, che hanno felicemente riscoperto insieme la tradizione popolare della zona tra Parma e Reggio Emilia, la “bassa padana” dei racconti di Giovanni Guareschi. Hanno infatti ripreso la tradizione dei "Concerti a Fiato", che già alla fine dell’800 suonavano nelle aie per far ballare la gente in occasione delle feste popolari per la mietitura e la vendemmia, non essendoci l’amplificazione né l’uso delle percussioni venivano usati gli strumenti a fiato. L’Usignolo unisce all’esecuzione dei brani più famosi anche le nuove composizioni di Francesco Gualerzi, fondatore del gruppo assieme a Mirco Ghirardini, che si ispirano alla tradizione.
A Montepulciano hanno portato la trascrizione de Il Trovatore di Giuseppe Verdi secondo la tradizione popolare dei ballabili emiliani. La musica popolare era sicuramente conosciuta e presente in Verdi come in tutti i compositori, e contemporaneamente la sua è popolare e amata nella sua terra, come testimoniano anche i racconti di Guareschi. La Trascrizione di Fabio Codeluppi, che è stata accompagnata dalla briosa e spiritosa narrazione dell’intricatissima vicenda, è molto riuscita quasi tutti i temi sono stati rielaborati per trasformarli in ballabili dando spazio a ritmi incalzanti e virtuosistiche inserzioni dei diversi strumenti. I sette componenti del gruppo sono dei valenti virtuosi, hanno una grande musicalità e porgono la musica con la soave gaiezza di chi ama e si diverte a suonare. Unico dispiacere, mancava la pista da ballo a causa dei brutti tempi che viviamo, ma speriamo di rincontrarli ancora per poter godere della loro musica danzando.