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49° Cantiere Internazionale d’Arte. La malinconia del Pierrot Lunaire
Dopo il Concerto inaugurale del 12 luglio scorso, il programma del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano ha offerto diverse e intriganti proposte tra cui spicca il Pierrot Lunaire di Arnold Schönberg, una composizione difficilmente proposta per la complessità dell’esecuzione.
Il Pierrot Lunaire di Arnold Schönberg e l'Histoire du soldat di Igor Stravinsky sono i più emblematici capolavori musicali del novecento, composti rispettivamente alla vigilia e alla fine della prima guerra mondiale. I due compositori approdarono a conclusioni così profondamente divergenti da rappresentare i poli opposti nella musica novecentesca. D’altro canto ci sono profonde analogie nei due artisti nell’accantonare il gigantismo orchestrale postmahleriano, dopo aver composto, Schönberg i monumentali Gurrelieder (1911) e Stravinsky la Sacre du printemps (1912-1913).
La scelta della sperimentazione strumentale e vocale in un contesto cameristico fu la scelta compositiva di Schönberg per il Pierrot Lunaire. Fu l'attrice tedesca Albertine Zehme a proporre un lavoro per voce recitante e strumenti a Schönberg. Il compositore era stato, nel precedente periodo berlinese nei primi anni del Novecento, direttore musicale del teatro-cabaret Überbrettl di Ernst von Wolzogen. Il Cabaret berlinese per le sue proposte innovative, ferocemente satiriche e sperimentali fu fonte di ispirazione per molti artisti delle diverse arti: figurative, musicali, teatrali e il giovane cinema. Zehme si era specializzata nel Melodram in italiano Melologo, forma tipicamente tedesca, usata da molti musicisti, anche da Beethoven con grande forza drammatica nel Fidelio nella scena della prigione,
Schönberg scelse il testo da una raccolta di 50 "Rondels" intitolata "Pierrot lunaire", una libera versione in tedesco di Otto Erich Hartleben, dichiaratamente cambiata, non una traduzione, del testo del poeta belga Albert Giraud, appartenente al Parnasse de la Jeune Belgique del 1884. L’opera decadente di Giraud si trasforma nella versione di Hartleben, come attraverso una lente deformata in una visione allucinata e grottesca come nelle opere di Schiele e Kokoschka. Il titolo originale del Pierrot lunaire schoenberghiano è: "Tre volte sette poesie dal "Pierrot lunaire" di Albert Giraud (versione tedesca di Otto Erich Hartleben), per una voce recitante, pianoforte, flauto (anche ottavino), clarinetto (anche clarinetto basso), violino (anche viola) e violoncello ".
Schönberg scelse ventuno dei testi eliminando quelli più erotici. Tutte le poesie del Pierrot presentano un comune schema: sono formate da tredici versi, il primo e il secondo si ripetono come settimo e ottavo e il primo ritorna come tredicesimo in chiusura. Le tre parti di sette brani sono di carattere diverso: prevalentemente liriche la prima e la terza, drammatica la seconda. Schönberg ha descritto il timbro della partitura come "ironico-satirico senza sottolineature" solo la prima parte è certamente ironica, ma la seconda propende al macabro e la terza alla malinconia del ricordo.
Schönberg creò lo Sprechstimme, ossia la voce parlante nel far seguire alla recitazione una precisa linea melodica senza farla sfociare tuttavia in canto vero e proprio, che viene accompagnata dagli strumenti, in formazione variabile creando così una notevole varietà timbrica. Il compositore ricorda anche agli interpreti che nell’espressione non devono basarsi sul senso delle parole ma ispirandosi alla musica che racchiude la rappresentazione degli avvenimenti e dei sentimenti del testo. Dal punto di vista strumentale il compositore recupera le forme contrappuntistiche rigorose, integrandole allo stile concertante.
Il Pierrot Lunaire è stato proposto al Cantiere con una messa in scena della regista Valeria Sara Costantin che ha creato un’atmosfera allucinata e grottesca che ben rendeva il senso della composizione, grazie anche alle luci e alla scena ideata da Gianni "Giaccio" Trabalzini e ai costumi di Mara Pieri. Non solo quello che ha indossato Alda Caiello, la cantante attrice, ma anche gli strumentisti e il direttore: che avevano parte del caratteristico collo della maschera, evocato come l’ala di un volatile notturno.
A causa di un imprevisto Michele Gamba è stato sostituito da Mimma Campanale, che ha diretto l’Ensemble con grande efficacia e perizia, sostenuta dalla bravura dei singoli strumentisti che hanno ben reso questo testo musicale così arduo. L’unica nota differente nell'esecuzione è che non c’era un unico strumentista per il violino e la viola, perché è difficile trovare un musicista a suo agio con entrambi gli strumenti in una partitura così difficoltosa.
Una straordinaria Alda Caiello ha dato voce e corpo al Pierrot con una interpretazione di grande bravura e presenza scenica. La regista ha voluto concludere con il Walzer da Cinque pezzi per pianoforte op.23 di Schönberg opera in cui si trova il primo esempio di tecnica dodecafonica a otto anni dal Pierrot; una scelta che ha lasciati perplessi non solo noi, perché sarebbe stato più comprensibile se il programma si fosse allargato ad altre composizioni.