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67° Sagra Musicale Umbra. Bach tra sacro e profano
La Sagra Musicale Umbra, l'8 settembre, ha offerto due concerti interamente dedicati a Johann Sebastian Bach con un programma raffinato, ideato con competenza e acume da Alberto Batisti, direttore artistico della manifestazione.
Batisti ha scelto, non solo l'esecuzione delle cantate sacre, che già compaiono raramente nei programmi dei concerti in Italia, ma tra queste, quelle dedicate a San Michele Arcangelo e tutti gli angeli ancora di più rara esecuzione. Veniamo ora ai due concerti, il primo di beneficenza nel ciclo Musica della speranza, per la Croce Rossa Italiana, si è svolto all'Auditorium Conservatorio «Francesco Morlacchi» a Perugia.
Bach non era solo molto religioso ma aveva una specifica competenza teologica, come risulta dall'elenco dei libri contenuti nella sua biblioteca, che conteneva circa ottanta libri su questo argomento; negli anni '30 del secolo scorso, è stata ritrovata un'edizione della Bibbia commentata da Abraham Calov, in cui sono presenti molte annotazioni scritte dal musicista stesso, che testimoniano la fede e l'interesse per la teologia del musicista.
Ich habe genug ( È quanto mi basta) Cantata BWV 82 del 1727 è la terza dedicata alla festa del 2 febbraio: “ La Presentazione di Gesù al tempio”, una cerimonia ebraica che si svolge, dopo i necessari riti della Purificazione, 40 giorni dopo il parto e che è ancora più importante per il primo figlio maschio. Il Vangelo, in questa occasione, riporta l'incontro con Simeone, uomo giusto e molto avanti negli anni, che alla vista di Gesù ringraziò Dio per aver potuto vedere il Messia affermando di essere ora pronto per la morte.
La cantata fu scritta per solo basso solista e oboe concertante, ha tre arie e due recitativi ed è incentrata sulla figura di Simeone. La morte vista come una liberazione dalle traversie della vita terrena, in vista di una felice, ultraterrena, è il tema dominante della cantata. La prima aria, È quanto mi basta, è drammatica e dolente, mentre la seconda Dormite occhi affaticati, è serena, una ninna nanna che precede e accompagna il sonno e la terza conclusiva, Mondo, buona notte ! è un addio liberatorio.
Filippo Bettoschi, che ha reso un'interpretazione convincente di questa intensa cantata e Simone Frondini, all'oboe, che si è ben disimpegnato nella sua parte virtuosistica, sono stati lungamente applauditi dal pubblico presente.
L'Ouverture (Suite) in si minore per flauto, archi e basso continuo BWV 1067 ha concluso il concerto, le versioni conosciute delle Ouverture sono quelle che Bach realizzò per i concerti del Collegium Musica di Lipsia (1735-1739), anche se si è incerti sulla datazione, in quanto alcuni pensano che le prime versioni risalgano tra gli anni 1717 e 1723 al periodo in cui Bach, Kapellmeister al servizio di Leopoldo di Anhalt-Köthen, compose soprattutto musica strumentale.
La composizione si ispira alla musica francese ed è anche indicata come Suite in quanto, dopo l'Ouverture iniziale e il Rondeau, presenta una serie di danze: Sarabande, Bourrée I e II, Polonaise e Double, Menuet, Badinerie. La struttura de l'Ouverture è secondo il modello (lento- veloce- lento) che Lully creò prima per le comédie- balletts e poi usò per le tragédie-lyriques; nella sequenza delle danze , la variazione della Polonaise, Double, spicca per il grande impegno virtuosistico richiesto al solista, che è accompagnato dal solo basso continuo.
Massimo Mercelli ha interpretato benissimo l'ardua parte per flauto riscuotendo un grande successo; Alberto Batisti ha concertato egregiamente dirigendo il buon complesso d'archi de I Solisti di Perugia, e ai calorosi applausi del pubblico ha risposto con un bis: Aria dalla Ouverture (Suite) in re maggiore, famosa come Aria sulla quarta corda.
La sera a San Gemini nell'Abbazia di San Nicolò la Kölner Akademie con Myriam Arbouz, soprano, Ursula Eittinger, contralto, Jan Kobow, tenore, e Thilo Dahlmann, basso, hanno eseguito sotto l'ottima direzione di Alexander Willens Le cantate per la festa di San Michele Arcangelo e tutti gli angeli. Le cantate sono state concepite per un grande organico in quanto agli archi e al basso continuo, di cui fa parte il fagotto, si aggiungono anche tre trombe, tre oboi, il flauto traverso ( Cantata BWV 130) e i timpani; questi strumenti sono anche usati in forma concertante nelle arie solistiche.
Gli Angeli come è nella tradizione sono rappresentati nella loro triplice veste: guerrieri contro i demoni, sentinelle e nel ruolo di psicopompo nel viaggio dell'anima al cielo. Lo stile delle composizioni è grandioso come il coro che apre la Cantata BWV 19, con un contrappunto serrato che descrive la battaglia tra angeli e demoni. Tra i solisti che hanno sostenuto anche la parte del coro, ricordiamo Myriam Arbouz, che ha cantato condisinvoltura le ardue arie riservate al soprano, tra cui quella, splendida, accompagnata da due oboi d'amore ( Cantata BWV 19).
Alexander Willens ha diretto efficacemente l'orchestra della Kölner Akademie, che si è ben disimpegnata nell'esecuzione delle Cantate, a parte le iniziali stecche delle trombe riparate con il bis in cui è stato ripetuto il coro iniziale della prima cantata eseguita.