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76° Stagione Lirica Sperimentale. Il Don Giovanni onirico di Brockhaus
Il 16 settembre scorso grande successo al Teatro Nuovo di Spoleto per la prima di Don Giovanni di Mozart, diretto da Salvatore Percacciolo con la regia e allestimento scenico di Henning Brockhaus, i costumi Giancarlo Colis, le luci Eva Bruno e le coreografie di Valentina Escobar, in scena i giovani talenti dello Sperimentale, che si alterneranno nelle recite successive a Spoleto e a Perugia.
Dopo il tiepido successo de La nozze di Figaro a Vienna (1786), a Praga l’opera fu accolta con entusiasmo ed ebbe numerose repliche, tanto che ne fu commissionata una nuova a Mozart per la stagione successiva. Per questa nuova creazione il punto di partenza, anche per il brevissimo tempo a disposizione, fu un'opera buffa in un atto, Il convitato di pietra (gennaio 1787) su testo del librettista Giovanni Bertati, messo in musica da Giuseppe Cazzaniga. L’opera era conosciuta da Da Ponte, che ampliò il libretto attingendo ai luoghi comuni dell’opera buffa, come travestimenti e scambi di persona. Il carattere comico è palese anche nel libretto, ricco di doppi sensi palesemente erotici, ma anche divertente, beffardo con il palese intento di far ridere il pubblico come: nei versi di Don Giovanni:” Zitto, mi pare sentire odor di femmina...” in cui si dà la caccia alle donne come il cane alla selvaggina. Il convitato di pietra probabilmente era un'opera conosciuta anche da Mozart, che compose rapidamente il Don Giovanni che andò in scena per la prima volta a Praga il 29 ottobre 1787.
Nella conferenza stampa Brockhaus ha detto che si è trovato benissimo nell’ambiente dello Sperimentale e ha apprezzato molto la disponibilità e la generosità dei giovani nell’impegno che hanno mostrato durante le prove. È la prima volta che affronta la regia del Don Giovanni, anche se era assistente di Strehler quando lo mise in scena alla Scala con la direzione di Riccardo Muti. Il regista, che è anche musicista, ha affermato che il dramma giocoso mozartiano è un’opera buffa per struttura musicale e testo e polemicamente ha invitato chi dice il contrario a leggere attentamente il libretto. Un invito ironico, ma opportuno in quanto un’opera buffa non significa superficiale o banale, ma semplicemente di affrontare un argomento drammatico con irridente levità, uno strumento con cui i grandi drammaturghi, che hanno scritto per il teatro comico, hanno acutamente analizzato la complessità e le contraddizioni della natura umana. Brockhaus ha anche aggiunto che la sua chiave interpretativa dell’erotismo di Don Giovanni è onirica.
Lo spettacolo a cui abbiamo assistito è coerente e godibile, una scena spoglia con pochi elementi mobili, le sedie sospese in alto sulla scena ci hanno fatto ricordare le ambientazioni surreali di Salvator Dalì, e pensare che lo scopo è di evidenziare la dimensione onirica, tra sogno e incubo, del caotico, vorticoso e compulsivo vivere del protagonista. Non è l’unica soluzione surreale escogitata dal regista, le maschere barocche, una vasca da bagno, bolle di sapone e palloncini, tutto concorre a creare un’atmosfera onirica, giocosa ma anche con un’inquietudine strisciante che ci ricorda 8 e ½ di Fellini. L’attenta regia ha lavorato molto con i cantanti, ha curato e calibrato la fluidità dei movimenti scenici e l’interpretazione di ogni personaggio in armoniosa collaborazione con la coreografia convincente e piacevolmente allusiva di Valentina Escobar.
Intorno ai personaggi, infatti, si muovono giovani ballerine e comparse in provocante, ma non volgare, déshabillé, che sono l’immagine della compulsiva ossessione per le donne o meglio per il sesso, come principale godimento della vita, cui aspira instancabilmente il protagonista, protagonista che è nello stesso tempo anche il polo di attrazione dell’agire per gli altri personaggi che ruotano intorno a lui. L’argomento è erotico di conseguenza quando la situazione lo richiede i movimenti scenici alludono all’atto sessuale, ma in maniera giocosa e non grossolana. Al centro del palcoscenico si svolge gran parte dell’azione che si sposta a volte nella platea anche a luci accese, ai lati del palcoscenico stanno coloro che non partecipano alla scena e aspettano, seduti, di entrare in azione, in una visione metateatrale. I colorati costumi di Giancarlo Colis sono giocosi e nello stesso tempo garbatamente allusivi, le ottima luci di Eva Bruno hanno concorso alla riuscita dello spettacolo.
L’Orchestra del Teatro Lirico Sperimentale ha offerto una buona prova sotto l’attenta direzione di Salvatore Percacciolo, nonostante alcune volte la dinamica fosse opaca e i timbri poco incisivi, il ldirettore ha dato una interessante interpretazione della partitura, maestro al cembalo il bravo Davor Krkljus, bene anche il coro preparato da Mauro Presazzi.
Alberto Petricca è stato un Don Giovanni molto convincente, ha una emissione vocale limpida, un colore della voce caldo e piacevole ed è molto espressivo, scenicamente è a suo agio nel ruolo che impone diverse sfumature interpretative nei vari aspetti che il personaggio impone. Lorenzo Pietrapiana si è calato abilmente nel ruolo buffo di Leporello, è stato disinvolto e spiritoso e si è mosso bene in scena, sicuro e vocalmente appropriato anche come interprete. La parte di Donna Anna è stata sostenuta da Sara Cortolezzis, la sua prestazione è stata in crescendo, brava scenicamente, è sicura nelle agilità, ha una emissione vocale pulita e una voce morbida e chiara.
Alessia Merepeza ha profuso il suo impetuoso temperamento scenico in Donna Elvira, disinvolta ma a volte un po’ sopra le righe, ha una emissione limpida e si è ben disimpegnata nella impegnativa scrittura vocale. Roberto Manuel Zangari è stato Don Ottavio parte in cui è elegantemente calato, ha una vocalità pulita, vellutata ed espressiva. La Zerlina di Elena Finelli è stata spiritosa, sfrontata e divertente, a suo agio nella parte teatrale come in quella vocale in cui esibisce una voce limpida, cristallina e sicura. Davide Romeo ha ben sostenuto il ruolo di Masetto, possiede una buona presenza scenica e una voce calda e piacevole che sa ben usare. Infine l’inquietante e cupo Commendatore ha avuto la voce scura, sicura e imponente di Giacomo Pieracci, convincente nel suo ruolo. Festosi, scroscianti e lunghi applausi a tutti gli interpreti del folto pubblico presente hanno salutato la fine dello spettacolo.