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77° Stagione Lirica Sperimentale. Tre amici per un Festival
I tre amici sono Gian Carlo Menotti che creò il Festival dei Due Mondi di Spoleto, Nino Rota e Samuel Barber che collaborarono componendo opere per il Festival. Lo Sperimentale li ha ricordati mettendo in scena A Hand of bridge testo di Menotti e musica di Barber e I due timidi testo di Suso Cecchi D’Amico e musica di Nino Rota. Le rappresentazioni si sono svolte tutti i giorni dal 31 agosto a 3 settembre; questa recensione è riferita allo spettacolo del 1 settembre.
Samuel Barber, Gian Carlo Menotti e Nino Rota, avevano alle spalle storie diverse ma si trovarono a frequentare la classe di composizione di Rosario Scalero al Curtis Institute of Music di Filadelfia. Suso Cecchi D’amico per motivi differenti conosceva ed era i rapporti di amicizia con tutti e tre, ma in particolar modo con Rota che era stato ospitato in casa Cecchi a Roma mentre frequentava il Conservatorio di Santa Cecilia. Menotti per il suo Festival dei Due Mondi nato nel 1958 chiamò Suso per dirigere la Sezione Cinema. Nel 1959 per Fogli d’album e Album Leaves, brevi creazioni originali per la scena, Menotti si rivolse a Barber per mettere in musica il suo testo A Hand of Bridge e a Rota, che su testo di Mario Soldati, compose La scuola di guida. Tutte le notizie sui rapporti personali e professionali provengono dal testo di Angela Annesi, nel programma di sala e che poi ha approfondito nella interessantissima conferenza stampa di presentazione.
A Hand of Bridge (Una mano di Bridge) è un opera caratterizzata dalla feroce descrizione della borghesia statunitense, svolta con acuta ironia nella sua concisione apparentemente statica. Si svolge, Infatti, intorno ad un tavolo da gioco, è dinamica nei pensieri dei quattro protagonisti, due coppie Sally e Bill, avvocato, e Geraldine e David, ricco uomo d’affari. Ognuno ha un suo monologo interiore con un pensiero fisso: Sally, che non vuole fare il morto, è ossessivamente concentrata sul cappello che vuole comprare, Bill è preso dalla passione per l’amante Cymbaline, di cui è geloso, David desidera una sconfinata ricchezza per soddisfare i suoi desideri erotici proibiti e infine Geraldine si strugge per la mancanza di amore, l’impossibilità di ricevere e l’incapacità di dare.
La musica descrive benissimo i personaggi, il quartetto vocale, in cui ognuno ha un a solo, è punteggiato da brevi interventi degli altri, che si inseriscono dopo aver cantato ognuno il proprio brano solistico, è una musica raffinata condotta con grande sapienza. Ogni personaggio è descritto musicalmente, nelle ostinate ripetizioni di Sally predominano i legni: flauto, oboe, clarinetto accompagnati dagli archi. La sensualità di Bill è narrata su ritmi di danza latino americana con inserzioni significative delle percussioni. L’effusione melodica caratterizza l’aria di Geraldine con la predominanza degli archi punteggiata oboe e flauto, è aggressiva e ossessiva quella di David. Una base jazz realizzata con piano, percussione e contrabbasso pizzicato, sottolinea i passaggi del gioco che uniscono i monologhi interiori. Conclusione con un intrecciato e brevissimo quartetto vocale che si spegne con la fine della mano di bridge.
I due Timidi è un'opera radiofonica, fu commissionata dalla RAI nell’autunno del 1949, fu composta tra il 28 maggio e il 23 giugno e nel 1950 andò in onda il 15 novembre sul Terzo Programma radiofonico nazionale appena inaugurato. I due Timidi è una commedia all’italiana, il testo di Suso Cecchi D’amico dà un incalzante sviluppo della vicenda, è impostato con un taglio cinematografico e si svolge negli anni ’50, nel cortile di un condominio e nei diversi appartamenti. È scritta per la radio e risponde a i precisi limiti del mezzo, così ha un narratore, il calzolaio, che descrive gli ambienti e lo scorrere della vicenda.
La vicenda è quella di due timidi innamorati, Mariuccia e Raimondo così imbranati da non riuscire a parlarsi, in seguito alla caduta della serranda sulla testa, Raimondo è così intontito da dichiarare il suo appassionato amore alla proprietaria della pensione, dove è andato ad abitare per avere l’occasione giusta per dichiararsi. Mariuccia è talmente sconvolta, perché pensa che Raimondo sia morto, che sviene e nel delirio dichiara il suo amore al dottore, che la soccorre ed innamorato di lei. Nessuno dei due ha il coraggio di tornare indietro e così li si vede due anni dopo sposati con le persone sbagliate.
La buffa dark comedy fu concepita da quella straordinaria scrittrice di storie e dialoghi che fu Suso Cecchi D’amico e resa magnificamente in musica Nino Rota, che la rese vitale e coinvolgente. La musica tonale di Rota ha echi pucciniani con dissonanze e ritmi in sintonia drammatica con la vicenda, cui si inseriscono la melodia popolare cantata da Lisa, una delle cameriere della pensione, e i ritmi jazz della radio. L’opera ebbe un immediato successo e con ovvi adattamenti riuscì ad arrivare in scena nel 1952 prima a Londra, poi ripresa nel 1957 e nel 1961 fu prodotta dalla RAI per la in televisione, poi nel 1971, divenuta da opera radiofonica una commedia in musica, fu allestita al teatro Petruzzelli di Bari, dove Rota fu direttore al Conservatorio Niccolò Piccinni e infine nel 1973 al Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto; fu l’unica volta in cui fu diretta dall’autore.
Il Maestro Gian Rosario Presutti ha messo in luce la varietà ritmica e timbrica di A Hand of Bridge, che descrive la solitudine e il vuoto dei personaggi. La solitudine, derivata dalla incapacità di comunicare dei due protagonisti e dalla mancanza di empatia di quelli con cui hanno a che fare, caratterizza anche l’opera di Rota, che Presutti evidenzia nella cura dei ritmi, colori e melodie che li descrivono con grande efficacia drammatica, dirigendo i bravi musicisti delll’O.T.Li.S - Orchestra del Teatro Lirico Sperimentale. Il lavoro attento si è visto anche con i cantanti, nella cura della dizione, chiara ed espressiva, dello stile vocale, diverso delle due opere, in cui si alternano i cantanti risultati vincitori e idonei dei Concorsi 2022 e 2023, oltre ad altri selezionati dalla Direzione artistica tra i cantanti che si sono presentati alle audizioni e quelli delle scorse edizioni.
A Hand of Bridge è statica nei movimenti in quanto i protagonisti siedono al tavolo da gioco sono i pensieri a imprimere la dinamica, sull’espressività ha quindi puntato il regista Giorgio Bongiovanni, assistito dalle colorate e indovinate proiezioni di Andrea Stanisci che illuminano il buio della scena e l’atmosfera cupa in cui sono immersi i personaggi, che vengono illuminati solo quando hanno il loro pezzo solistico. I personaggi sono ben descritti anche da i costumi di Clelia De Angelis, Eva Bruno ha ben diretto le luci.
L’opera di Rota prevede ambientazioni diverse, problema brillantemente risolto da Stanisci con proiezioni essenziali ma efficaci e da pochi elementi scenici abilmente usati, preziose le luci di Eva Bruno e i costumi di Clelia De Angelis, così indovinati da essere più espliciti qualsiasi didascalia nella descrizione dei personaggi. La regia di Bongiovanni ha curato il movimento scenico con attenzione al dinamismo dell’azione in modo che la recitazione fosse sciolta e disinvolta senza cadere nella macchietta; lavoro che ha dato ottimi risultati con i giovani interpreti, che tutti si sono disimpegnati nei loro ruoli con lodevole bravura. L’importanza dello Sperimentale è proprio nel lavoro che si fa con i giovani nella preparazione musicale e scenica, un lavoro fondamentale, che ancor più si nota con i troppi in carriera, che non fanno capire le parole, sono inespressivi e non sanno muoversi.
Accesi applausi hanno salutato la conclusione dello spettacolo, in cui le due opere sono state eseguite senza intervallo, il numeroso pubblico ha festeggiato a lungo tutti gli interpreti