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Accademia Filarmonica Romana. Il lussurioso inganno di Milton
Due artisti che meritano una presentazione a parte, ovvero il soprano austro-inglese Anna Prohaska ed il pianista inglese Julius Drake, sono gli ospiti eccellenti di una serata dedicata ad uno dei miti dell'uomo moderno: Il Paradiso Perduto (Paradise Lost) di John Milton, la massima epica inglese datata 1667 e seguita da un Paradise Regained pubblicato quattro anni dopo. Intorno al tema della creazione e seguente perdizione del primo uomo della Bibbia, una serie di lieder che vanno da Henry Purcell a George Crumb, passando per la musica di Mahler, Rachmaninoff e Bernstein solo per citare alcuni dei circa venti autori scelti. La serata, organizzata dall'Accademia Filarmonica Romana in Sala Casella si è svolta in una data massimamente infausta, quella dell'11 settembre, che riporta indietro ad un evento tragicamente ancora irrisolto.
Tra i più apprezzati e richiesti pianisti e "accompagnatori" al canto, Julius Drake ha collaborato con Angelika Kirchschlager, Sergei Leiferkus, Christoph Pregardien, Jose Van Dam, Joyce Di Donato, Diana Damrau, Ian Bostridge, solo alcuni ne citiamo tra i tanti. Drake è stato inoltre direttore artistico del festival internazionale di musica da camera di Perth in Australia ed ha creato un festival dal titolo “Julius Drake and Friends” a Londr; tiene una propria serie di concerti alla Wigmore Hall di Londra ed è professore alla Royal Academy of Music in London e visiting Professor al Royal Northern College of Music.
Il soprano Anna Prohaska la ricordiamo con Claudio Abbado, ma già prima di conoscerlo aveva debuttato alla Komische Oper Berlin in Turn of the Screw di Britten a 18 anni e subito dopo alla Staatsoper Unter den Linden. Ospite tra gli altri al Theater an der Wien, alla Scala di Milano, alla Royal Opera House Covent Garden, l'Opéra Paris, l'Opera di Stato di Amburgo, l'Opera di Stato Bavarese, al Festival d'Aix-en-Provence e al Festival di Salisburgo, Prohaska è stata al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino dove ha interpretato il ruolo della protagonista nell'Orphée et Eurydice di Gluck sotto la direzione di Daniele Gatti. È stata Artist in Residence 2021/22 presso l'Accademia da Camera Potsdam ed è Artist in Residence presso la Konzerthaus Berlin.
Il concerto è diviso da una pausa in due parti, io ho proceduto seguendo poi le quattro sezioni che hanno scelto per il programma, che a mio avviso è come se risuonasse ciascuna di un elemento proprio, cominciando dall'"acqua" per la sezione d'inizio, intitolata Eva si sveglia, come nel Libro V del poema di Milton. Nel poema Eva si sveglia da un sogno in cui le viene predetta la caduta: Adamo la rassicura ma in realtà è guidato dalla paura e non dalla ragione, "nega" quello che teme avverrà. Per questa prima parte che si delinea però in un panorama lussureggiante ed acquifero, con ruscelli e fiumi che sembrano cullare Eva ed Adamo nelle braccia della Natura, ascoltiamo il canto degli uccelli del Paradiso di Maurice Ravel, con la song di Trois beaux oiseaux du paradis da Trois chansons; segue Olivier Messiaen con Bonjour toi, colombe verte da Harawi; Daniel-Lesur con Ce qu’Adam dit à Ève da Clair comme le jour; ed infine Claude Debussy con l'Apparition da Quatre chansons de jeunesse. Si ode lo stormire cullante degli uccellini con Ravel, che si trascolora subito nell'inquietudine con Messiaen, in questo giardino segreto dove si è già insinuato Satana nelle vesti del serpente, per dannare l'Uomo. L'acqua scorre "perlescente" sui tasti pigiati da Julius Drake, mentre il canto diafano di Anna Prohaska fa meditare sulla prossima "caduta" dell'uomo con Daniel-Lesur. L'Apparition di Debussy ce ne convince: sebbene si abbraccino, teneramente, Adamo ed Eva sono sotto un incantesimo che si muterà in un rito che gli farà perdere la coscienza per condurli in un incubo.
La seconda sezione è dedicata appunto a La caduta dell'uomo e principia con un sortilegio, quello di Ravel e dall'elemento "fuoco", che divampa inesorabile per bruciare le anime delle due creature ingannate dall'imbroglio di Satana: l'Air de feu da L’enfant et les sortilèges come anche la Pastorale di Strawinskij "animano" letteralmente la scena, quest'ultima presenta una serie di vocalizzi conturbanti su una distesa di prato che accoglie i due amanti. I lieder da Goethe di Hugo Wolf presentano Eva come "seduttrice", un agente della lussuria che travia Adamo: con "ritrosia" e malizia (Die Spröde e Die Bekehrt) e si "perde" a sua volta, proseguendo la sua passeggiata pruriginosa con Reinmann, in cui il suonodiventa "ghiaccio impudente"; Benejamin Britten, il cui ispiratore è William Blake, il piu' iconoclasta dei romantici, e che narra di una "mela" avvelenata e bagnata dalla lacrime di Eva, dalla sua ira, ed eppur luminosa e attraente. Pfitzner ricorda di nuovo con mestizia appena velata che mordere il frutto proibito tradurrà la pace in tristezza. La chiosa di nuovo conduce al fuoco, con l'animale nato da esso, la Salamander di Brahms che chiaramente fa riferimento al diavolo del lied.
Lentamente, comprendiamo che l'abisso acceso dalla seduzione come un crepitar del fuoco, si è svelato di fronte ai nostri occhi, prima velati da un inganno: la terza parte, ovvero La cacciata dal Paradiso, si volge verso l'elemento "terra", melanconicamente, come la celebre fanciulla di Albrecht Dürer nella sua incisione a bulino Melancholia I del 1514. Una serie di meste liriche ci accompagna da Rachmaninov a Ives, verso una sera e poi una notte, quella di Purcell con Sleep, Adam, che preannuncia quel che racchiude financo il sogno, una trappola senza vie d'uscita. Le liriche dei teuteonici Schubert e Schumann sono ancor piu' aspramemte chiare nel loro ricorrente fraseggio: solo un guado è ora possibile, verso La vita terrena, fuori dal giardino di delizie.
Sull'altra sponda di questo fiume di liriche attende, dopo le mirabolanti, cullanti atmosfere seducenti di lussuriosi momenti di ardore, una città dura e sconosciuta, quella di Eisler e l'immanenza del bisogno con Mahler con Das irdische Leben: l'impietosa provvista mancante uccide come in una fiaba dal finale tragico, correlativo in negativo di Hansel e Gretel e Pollicino (Bettelheim docet). Soltanto il suono perlaceo di Crumb con la sua Wind Elegy fa voltare altrove gli occhi e sperare in una parvenza d'incanto dall'aria: in fondo crediamo solo nell'ultima Silhouette (Galilee) di Leonard Bernstein, che mostra ragazzi che giocando si amano, cantando una litania tradotta da una antica canzone folclorica libanese:
The boys in the dark olive groves assemble,
Hand in hand in a dancing ring,
Their eyes to the sun, and their lips atremble,
Drunk with love and the chant they sing:
Walad ela ‘Una, Norkod taht el zetuna!
Ah! Ha! ‘rrfah
(I ragazzi negli uliveti scuri si riuniscono,
mano nella mano in un cerchio danzante,
con gli occhi rivolti al sole e le labbra che fremono,
Ebbri d'amore e del canto che intonano:
Walad ela 'Una, Norkod taht el zetuna!
Ah! Ha! 'rrfah (trad mia, teso originale di Jack Gottlieb).
Scrosci di applausi ed un bis, I will give my love an apple, una song tradizionale originaria del Dorset, hanno concluso una performance con la tastiera tintinnante di Julius Drake in completa sincronia con "le" voci, vista la gamma di toni, ritmi, fraseggi sviluppati dal flessuoso soprano Anna Prohaska, un viaggio tra gli impervi scogli dell'abisso e l'imperlato e musicato piacere degli inganni.