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Adelphi. Oliver Sacks e l'identità personale
Per il lettore è un'esperienza intellettuale indimenticabile leggere alcuni saggi di Oliver Sacks, neurologo e scrittore raffinato, raccolti nel libro intitolato Ogni cosa al suo posto, pubblicato dall’editore Adelphi nella collana Biblioteca. Arrivati alla fine di questo libro, con la mente illuminata dalle tante osservazioni contenute in questi saggi, il lettore ha la sensazione che in essi l’autore abbia voluto chiarire quale sia stato il suo percorso di ricerca per capire che cosa sia la mente umana, l'identità personale e il Sé che la definisce.
Nella prima parte di questo libro, un compendio straordinario dei tanti temi analizzati nella sua vasta produzione letteraria, Oliver Sacks ricorda la passione che fin da ragazzo ebbe per il nuoto, poiché ogni bracciata dava una sensazione di libertà e di coinvolgimento fra i flutti che avvolgevano il corpo. Ricordando l’inizio della passione per la lettura dei grandi libri, oltre ad evocare la biblioteca dei genitori, Sacks chiarisce che la sua istruzione è avvenuta più all’interno di questi luoghi di riflessione che non nella scuola, che pure ha frequentato. I musei si rivelano al suo sguardo avido di curiosità intellettuale, fin dai suoi primi anni di vita, come una sorta di composizione mirabile del reale e una esemplificazione della natura e delle sue leggi eterne. Nel museo da giovane, il futuro studioso della mente umana aveva l'impressione di essere un viaggiatore immaginario con la possibilità di visitare il mondo grazie alla visione di quanto in esso vi era contenuto e custodito, soprattutto nel museo della scienza.
In questo luogo scopre, provando la sensazione di verità e bellezza che sempre accompagna le scoperte scientifiche, la tavola periodica con la classificazione degli elementi che indicano ed evocano la visione reale dell’ordine dell’universo. Il chimico Humphry Davy fu una figura eroica agli occhi degli studiosi che si interessarono alla scienza fin dai primi anni di vita. Se Newton aveva dato origine alla fondazione della nuova fisica e Boyle aveva fondato la chimica, Davy all’inizio dell’Ottocento ebbe il merito di esporre idee rivoluzionarie intorno al rapporto tra materia ed energia. In quel tempo il legame tra cultura scientifica ed umanistica era ancora profondo.
Con il metodo dell'elettrolisi, Davy dimostrò che l’affinità chimica e la forza elettrica si determinavano a vicenda e nel formare la materia queste due forze coincidevano. Sacks ricorda la lettura di un libro di Frigyes Karinthy intitolato Viaggio intorno al cranio, opera che lo ha influenzato quando decise di descrivere i casi neurologici che aveva studiato. Karinthy, scrittore mitteleuropeo raffinato e colto, nel suo libro aveva raccontato la sua esperienza personale, dolorosa e drammatica. Improvvisamente si accorse di non avere una percezione corretta della realtà. A causa di allucinazioni, sentiva risuonare nella sua mente suoni e musiche e gli sembrava che tutto vacillasse e fosse instabile intorno alla sua persona. Solo dopo avere descritto i suoi sintomi ai medici, che in precedenza non lo avevano ascoltato con sufficiente attenzione, Karinthy apprese di avere un cancro al cervello. Operato, nel corso del suo intervento, poiché non aveva perduto conoscenza, ebbe la impressione che il suo spirito si fosse separato dal corpo e osservasse dall’alto la sala operatoria in cui si trovava. Questo fenomeno sorprendente viene definito da Sacks come esperienza extracorporea. Una volta che gli fu rimosso il tumore dal cervello, Karinthy si riprese, recuperando le sue capacità intellettuali.
Nel libro vi è una parte dedicata ai sogni premonitori. Infatti nella sua esperienza di studioso, Sacks si è imbattuto nel caso di una donna, in seguito colpita da un'encefalite letargica, che prima che questa si palesasse sognò di essere rinchiusa e imprigionata in un castello, il cui aspetto aveva le sembianze del suo corpo inaccessibile. Cristina, una paziente di cui Sacks ha parlato nel suo libro L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello, durante il ricovero in ospedale per un intervento di rimozione della cistifellea, una notte fece un sogno popolato da immagini strane e grottesche, in cui oscillava ed era instabile sulle gambe. In seguito all’intervento il sogno si rivelò premonitore, poiché Cristina venne colpita da una neuropatia sensoriale invalidante. A questo proposito l’autore del libro nota che il sistema nervoso appariva a Kant come una sorta di convertitore che formava la realtà dall'idealità e l’idealità dalla realtà. Quanto viene dato per certo e scontato, sovente si rivela precario e provvisorio, poiché possedere qualsiasi cosa dipende sempre dai propri nervi. A questo proposito l’autore del libro ricorda come la funzione cerebrale non è come quella renale e cardiaca, scandite da una autonoma funzione che dura tutta la vita. Il cervello, diversamente, non è autonomo e non funziona in modo automatico, poiché è sempre impegnato a stabilire la categorizzazione della realtà e a cogliere il significato e il senso della propria esperienza.
Nel libro la parte più bella è quella che riguarda i pazienti affetti dalla sindrome di Tourette, che consiste in tic e compulsioni incontrollabili. Con un suo paziente, il cui nome era Lowell, Sacks si recò in Olanda ad Amsterdam. Quando arrivarono nella capitale di questo Paese famoso per la sua tolleranza, Lowell con i suoi strani comportamenti suscitò sconcerto e stupore tra i passanti che lo osservavano per strada. Dopo che venne intervistato in una trasmissione televisiva insieme a Sacks, Lowell si accorse che le persone avevano compreso la natura del suo disturbo.
Da grande intellettuale Sacks nota quanto sia importante educare le persone al rispetto della diversità umana. Per gli ebrei ortodossi esiste una benedizione da pronunciare quando si è in presenza di qualcosa di insolito e strano, giacché in tal modo si benedice la diversità inscritta nella creazione divina. Dopo avere narrato con la penna del grande scrittore innumerevoli casi di pazienti che come neurologo ha seguito e studiato, Sacks nota che secondo Pavlov i lobi frontali esercitano un'influenza notevole in termini inibitori e vincolanti sulla forza che sgorga dalla sottocorteccia cerebrale, da cui dipendono gli impulsi e le passioni che ogni persona prova nel corso della sua vita. Cita poi l'esempio di John Custance, autore di un libro straordinario del 1952 intitolato Depressione maniacale. All’autore di questo libro la vita normale e la coscienza gli paiono somigliare al movimento lungo un altopiano in cima a Great Divide. Questo raffigura uno spartiacque che separa in modo netto due universi antitetici. Infatti percorrendo uno di essi il viaggiatore scopre un paesaggio che gli infonde serenità e pace, alla fine del quale vi è gioia ed amore e la possibilità di contemplare la bellezza della natura. L’altro percorso conduce verso un declivio spoglio e roccioso, dove sono evidenti gli orrori dell'immaginazione distorta, che mostra un pozzo oscuro e tenebroso, capace di inghiottire la mente umana. Libro bello che trasuda erudizione da ogni pagina.