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Agorà. Il crepuscolo della cristianità
Assistere alla proiezione del film Agorà del grande regista spagnolo Alejandro Amenabar rappresenta una forte esperienza umana ed estetica. Si tratta di un film che restituisce sul grande schermo la vicenda umana ed intellettuale di Ipazia (Raquel Welcz), pensatrice e filosofa, collocata nel contesto storico di Alessandria d’Egitto nel IV secolo dopo Cristo.
Nel film la descrizione del periodo storico in cui Ipazia visse, mossa dall’ansia di svelare i misteri dell’universo e scoprire la verità sulla natura della terra, è ammirevole per la precisione storica. Siamo nel quarto secolo dopo Cristo, periodo in cui ha inizio il medioevo e l’età che gli storici hanno identificato e designato con un termine famoso: l’oscurantismo.
Ad Alessandria d’Egitto dilaga ed imperversa il conflitto religioso tra i Cristiani, i Pagani, gli Ebrei. Ipazia si tormenta, rimanendo chiusa nella biblioteca di Alessandria, per comprendere la natura e la forma sia della terra sia dell’universo, mettendo in discussione la teoria tolemaico- aristotelica, secondo cui la terra veniva considerata il centro dell’universo. Per capire che la terra si muove intorno al sole e descrive un’ellisse, Ipazia, che nel film viene presentata come l’erede della cultura classica, trae ispirazione dalle intuizioni del grande pensatore greco Ipparco, il primo nel mondo antico ad avere scoperto la forma rotonda e circolare della terra. Nel film colpisce per la sua bellezza e profondità il ritratto umano e intellettuale di Ipazia delineato con bravura dal regista, la studiosa antepone la ricerca scientifica, perseguita con grande rigore intellettuale, alla vita sentimentale, rifiutando di divenire la moglie di Oreste, che in seguito diventerà il prefetto romano della città di Alessandria.
Indimenticabili sono le scene, per l'incisività della fotografia di Xavi Iménez, che ritraggono i cristiani mentre dileggiano il culto religioso dei pagani, provocando un conflitto civile, in seguito al quale la famosa biblioteca di Alessandria, in cui era custodito il sapere millenario della civiltà classica, viene devastata e distrutta. Ipazia fugge dalla biblioteca con i libri in mano, dove si era rifugiata durante la guerra civile con le altre persone perseguitate dai Cristiani, che agiscono distruggendo tutto il sapere antico, preda di un insensato furore distruttivo dovuto al fanatismo religioso ed all'intolleranza. Nel film colpisce il confronto tra la personalità di Ipazia, che crede nel valore della conoscenza, ed i cristiani impegnati a diffondere la loro religione con violenza ed una forma ottusa e cieca di integralismo religioso.
Nel IV secolo d.c. siamo in un periodo storico in cui l’impero romano d’occidente inizia a vivere la sua fase crepuscolare, prima della sua dissoluzione, e questo spiega il conflitto politico, descritto perfettamente nel film, tra il prefetto romano Oreste ed il Vescovo Cirillo, per il quale l’autorità della chiesa cattolica doveva prevalere su quella politica dell’impero. Ipazia continuerà le sue ricerche approdando a scoperte scientifiche che nella storia del pensiero hanno trovato conferma nel corso dei secoli, dimostrando di essere una pensatrice autonoma e capace di rifiutare le verità precostituite, consacrando la sua vita al valore della conoscenza e della libertà di pensiero. Alla domanda che le viene rivolta dalle autorità religiose, le quali le domandano se crede in Dio, lei, fedele alle sue convinzioni intellettuali, risponde di credere soltanto nella filosofia. Per questo entrerà in conflitto con le autorità politiche e religiose della città di Alessandria d’Egitto.
Un film che dimostra, attraverso la rappresentazione della tragica vicenda di Ipazia, come l’intolleranza ed il fanatismo religioso possono divenire un ostacolo insuperabile, che si frappone alla ricerca della verità ed alla libertà di pensiero. Il personaggio di Ipazia, simbolo della coscienza laica, libera e critica verso ogni forma di fondamentalismo religioso, ha, a mio parere, molti aspetti in comune con Zenone, il personaggio di L'Opera al Nero di Marguerite Yourcenar, un pensatore che durante il rinascimento venne perseguitato ingiustamente per la sua audacia intellettuale.