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Albatros. Il Tesoro di Alarico tra storia e leggenda
La storia narra che nel 410 d. C. Alarico, re dei Goti, fu l’artefice del primo sacco di Roma. Spostandosi verso il Sud d’Italia, egli morì vicino a Cosenza per una grave malattia. La leggenda vuole che il re sia stato seppellito vestito con la sua armatura, in groppa al suo cavallo e assieme a tutto il suo tesoro, nel letto del fiume Busento, il corso del quale fu deviato a tal fine.
Come ben testimonia questo piacevolissimo libro, Il tesoro di Alarico, del giovane autore lametino Samuele Torchia edito da Albatros Il Filo, e sua prima opera letteraria, in molti hanno ricercato tale tesoro, senza però trovarne nessuna traccia. Ma il protagonista di questo libro, Sam, grazie al suo intuito e alla preziosa collaborazione dell’amica e archeologa Serena, riesce lì dove tutti gli altri hanno fallito.
Il racconto nasce da un risveglio, quello di Sam, sommerso a riflettere sulla propria esistenza per poi essere riscoperto dal presente con una telefonata della sua più cara amica Serena, e da lì l’avventura prende corpo e sostanza, diviene sogno e infine realtà. Una narrazione basata su un percorso in cui solo Sam e Serena posseggono l’energia giusta per accedervi. Tra loro scorre la stessa energia del fiume Busento che accudisce il tesoro: una comunicazione ricca di passato e di comunicazioni, a volte anche solo accennate. Non manca qualche bugia a fin di bene, per portare a termine un’avventura dallo stile particolarissimo che incrocia “Indiana Jones” con Dan Brown.
Un libro che può essere alla portata di molti: archeologi, escursionisti, ragazzi e adulti, con una narrazione spontanea, briosa, aperta, sorridente. Un invito a credere in sé stessi, nelle proprie forze, ad essere sempre coerenti e leali, ad avere fiducia nell’altro, ad amare la natura senza tradirla mai. Una lettera d’amore verso la propria terra, così aspra e poco conosciuta, ma ricca di umanità, di bellezza e di storia.