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Un amore all'improvviso. Temporanee fughe dalla felicità
L'amore non conosce spazio né tempo, è l'alchimia per eccellenza, l'irrinunciabile sogno che ci accompagna da quando siamo bambini fino al giorno della morte. E' questa la premessa che Robert Schwentke, regista di Un amore all'improvviso (titolo originale Time traveller's wife, dall'omonimo libro di Audrey Niffenegger), pone allo spettatore.
Una premessa che è anche un compromesso, perché se non si accetta la natura irrazionale e totalmente possibilista del sentimento, non si può credere a niente. Senz'altro non a un uomo che viaggia nel tempo ed entra ed esce dalla vita delle persone come il personaggio di un sogno.
Eppure il film parla proprio di questo, di amore e viaggi nel tempo, di un corpo (quello bellissimo dell'attore Eric Bana) che per tutta una vita si smaterializza all'improvviso, senza ragioni apparenti, per ricomparire in un altro spazio e in un altro tempo. E sempre di fronte al medesimo amore: quello bellissimo e coraggioso di Claire (l'attrice Rachel McAdams).
Il film pone lo spettatore di fronte a un punto interrogativo grande quanto il sentimento dei due protagonisti: è possibile vivere rincorrendo la vita stessa? Cercando di afferrare continuamente qualcosa di sfuggente come la felicità? La risposta è diversa per ognuno di noi ed è questa la parte più preziosa del film, quella che si annida negli occhi dei protagonisti e li porta a intraprendere un viaggio più grande di loro, estraneo a ogni logica e persino crudele, disumano nella sua solo apparente ingenuità.
Henry è infatti un uomo afflitto da una misteriosa malattia genetica che lo costringe a improvvisi viaggi temporali: ama ed è riamato da Claire per tutta la vita, ma ovviamente non è facile conciliare la normalità con una situazione che si nutre di disperazione. Claire non sa quando lui la abbandonerà nè quando tornerà, la loro vita va avanti giorno per giorno fra rabbia, speranza, sconforto e passione. A nulla valgono le cure di un buon medico né i tentativi di Henry di ammortizzare il dolore: la loro storia vive schiava di un destino incontrollabile e il loro viaggio somiglia a una guerra che si perde ogni giorno. Eppure per loro ogni giorno, ogni istante, ha il sapore della vittoria.
Lo sceneggiatore è lo stesso che ha scritto Ghost e gli echi romantici della sua penna si fanno sentire ma non sono mai stucchevoli; la fotografia mescola bene primi piani e paesaggi e ci regala dei colori meravigliosi ogni volta che il protagonista torna indietro nel tempo. Le musiche scritte da Mychael Danna (Little Miss Sunshine) sono decisamente bellissime. Un film da vedere e soprattutto da pensare. Nella peggiore delle ipotesi vi farà venire voglia di innamorarvi o, se amate già, di lottare per amore.