Supporta Gothic Network
Animali fantastici. Un bestiario per Hogwarts
Salutiamo l'uscita di un film tratto da un piccolo libro, scritto da J. K. Rowling, che correda la serie dei romanzi di Harry Potter. Il libro si intitola Animali fantastici e dove trovarli (Fantastic Beasts and Where to Find Them), e - nella finzione dell'autrice – si tratta di un libro di testo sul quale studiano tutti gli allievi della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. L'autore è un professore che insegna zoologia fantastica, il cui volumetto è il distillato dei suoi avventurosi viaggi di ricognizione dei più fantasiosi animali magici che popolano il pianeta.
Questo piccolo volume, che accompagna la serie dei sette romanzi, detiene un enorme interesse in quanto rappresenta la ripresa contemporanea di una tradizione letteraria del Medio Evo, quella dei bestiari. Si trattava di un genere rigoglioso nell'età medioevale, che guardava il mondo secondo le coordinate dell'allegorismo cristiano.
L''intera natura appariva come un libro scritto da Dio, che manifestava attraverso i fenomeni e le creature sensibili i segni della sua volontà («Omnis mundi creatura/quasi liber et pictura/nobis est in speculum/nostrae vitae, nostrae mortis/nostri status, nostrae sortis/fidele segnaculum», come diceva Alano delle Isole, autore citato anche da Umberto Eco ne Il nome della rosa). Il cosmo appariva dunque come un grande sistema di simboli da decifrare.
Ancora alle soglie dell'età moderna, Galileo Galilei, studioso di Dante e della cultura medioevale, parlerà del mondo come di un libro scritto da Dio in caratteri matematici. Nella metà dell'''800 Charles Baudelaire, in una delle poesie di Les Fleurs du mal – libro che apre la tradizione lirica moderna – scriverà che: «La Nature est un temple où de vivant pilliers/laissent parfois sortir de confuses paroles;/L'homme y passe à travers des forets de symboles/Qui l'observent avec de regards familiers».
I bestiari (insieme ai lapidari, che descrivevano la proprietà delle pietre, e degli erbari, che si occupavano delle piante) ospitavano la descrizione di animali reali e immaginari accompagnata da un corredo di interpretazioni moralizzanti.
Ci sono animali virtuosi e animali viziosi: il castoro, per citare un solo esempio, era – secondo gli uomini del medioevo – dotato di testicoli che avevano proprietà benefiche per la cura di diverse malattie; per questo motivo erano preda privilegiata dei cacciatori; così quando un castoro vedeva un cacciatore che lo inseguiva, si recideva con un morso i testicoli in modo da lasciarli al predatore e salvarsi la vita. L'uomo del medioevo leggeva in questa astuzia del castoro la decisione dell'anima di allontanare da sé le pulsioni carnali per vivere al riparo dalle insidie del demonio. Questo, per intenderci, è l'allegorismo medioevale.
J. K. Rowling, laureata in lettere classiche, dissemina nei suoi romanzi rimandi di vario genere ai grandi archetipi medioevali, e il suo bestiario è un omaggio a quella lunga tradizione di letteratura allegorica.
Questo libriccino ha avuto tra i lettori un riscontro estremamente entusiastico, ragion per cui è stato adattato per il cinema. La stessa Rowling ha curato la sceneggiatura, mentre la regia è stata di nuovo affidata a David Yates, che si è occupato degli ultimi film della saga.
Il libro da cui il film è tratto è un repertorio di creature fantastiche, un elenco di mirabilia come ogni bestiario che si rispetti. Il primo obiettivo è stato quello di creare un tessuto narrativo originale. La lente narrativa è così puntata sulle peripezie di Newt Scamander (Eddie Redmayne), indefesso magizoologo, il quale rischia di rivelare al mondo l'esistenza della magia, con grave apprensione da parte del Magico Congresso degli Stati Uniti. Costui in una valigia magica ospita un campionario di curiosi animaletti, più o meno innocui. Il caso vuole che il padrone perda il controllo della valigia e ciò causa l'esodo delle creature, che dovranno pazientemente essere ricatturate, con l'aiuto dell'impiegata Porpertina (Katherine Waterstone), di sua sorella Queenie (Alison Sudol) di un pasticcere babbano Jacob (Dan Fogler), non appartenente cioè al mondo dei maghi.
Il film, benché mantenga una discreta vivacità narrativa, risulta prolisso e a tratti confusionario. Rimane, rispetto ai film della serie, un prodotto minore e trascurabile. Ha però il merito di richiamare l'attenzione sul libretto da cui è tratto, che testimonia la riemergenza, nella letteratura contemporanea di intrattenimento, dei grandi archetipi della letteratura medioevale.