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Aquaman. Un supereroe sottomarino per salvare il pianeta Terra
Nell'eterna diatriba tra DC Comics e Marvel abbiamo assistito alle vite parallele di due supereroi "acquatici", Aquaman e Namor, il submariner, entrambi nati da un padre "terrestre" e da una madre "atlantidea. Più dalla parte dei "buoni" il primo, più semi-villain il secondo. Ad arrivare per primo al cinema è stato però Aquaman, con un film distribuito dalla Warner Bros, nell'ambito del DC Extended Universe (DCEU). Diretto da James Wan, con una sceneggiatura scritta da David Leslie Johnson-McGoldrick e Will Beall, da una storia di Geoff Johns, Wan e Beall, ha come protagonista Jason Momoa. Ma anche il resto del cast è di prima qualità: con Amber Heard, Willem Dafoe, Patrick Wilson, Dolph Lundgren, Yahya Abdul-Mateen II, e perfino Nicole Kidman.
In realtà si tratta del terzo film in cui compare il personaggio di Aquaman. Anzi, negli altri film la sua appartenenza all'universo DC Comics era molto più marcata, dato che appariva come comprimario in Batman contro Superman: Dawn of Justice (2016) e Justice League (2017). Il film è stato girato prevalentemente in Australia, nei Village Roadshow Studios di Gold Coast, Queensland, cosa che contribuisce a enfatizzare la natura "acquatica" di gran parte delle riprese; ma non mancano scene girate in Canada, Italia (Sicilia) e Marocco.
L'antefatto del film si svolge nel 1985, nel Maine, dove il guardiano del faro Thomas Curry (Temuera Morrison, che interpreta il suo ruolo con fredda determinazione) salva Atlanna (una sorprendente Nicole Kidman), la principessa della nazione subacquea di Atlantide, durante una tempesta che ne aveva provocato anche una misteriosa ferita. Durante la convalescenza sboccia l'amore, finché Atlanna non partorisce un figlio a cui viene imposto il nome Arthur (Jason Momoa, specializzato in ruoli "muscolosi"), che nasce con il potere di comunicare con le forme di vita marina. Atlanna è costretta ad abbandonare la sua famiglia e tornare ad Atlantide, affidando al suo fedele consigliere Nuidis Vulko (una sorta di ibrido tra il maestro spirituale e l'istruttore di arti marziali, che ricorda un po' l'Antico del Doctor Strange, splendidamente interpretato da Willem Dafoe, attore esperto e versatile, in ruoli che spaziano da Gesù a Goblin, da Pasolini a Van Gogh) la missione di formazione di Arthur. Sotto l'esperta guida di Vulko, Arthur diventa Aquaman, un guerriero abilissimo, e scopre di avere dei superpoteri in parte derivatigli dal DNA atlantideo che insieme con quello terrestre dà luogo a una miscela esplosiva, consentendogli ad esempio di respirare altrettanto bene sott'acqua come sulla superficie: alla lunga, viene però respinto dagli Atlantidei perché viene considerato un mezzosangue.
Una delle sue prime imprese di "giustiziere solitario" lo vede impegnato contro un gruppo di pirati che tentano di dirottare un sottomarino nucleare navale russo. Il loro leader, Jesse Kane, muore durante lo scontro mentre suo figlio, David Kane (Yahya Abdul-Mateen II), giura vendetta eterna contro Arthur, accusato di non aver fatto nulla per salvare il padre (i pirati sono afroamericani e vengono dipinti come i malvagi per eccellenza, più di ogni altro personaggio del film. Sorprende in senso negativo come anche Orm, il più malvagio degli atlantidei, venga caratterizzato con tratti da caucasico biondo e come capace di moti di pietà, ignoti ai pirati). In seguito David prende di mira Atlantide per istigazione di Orm (Patrick Wilson), fratellastro più giovane di Arthur e re di Atlantide che usa l'attacco come pretesto per dichiarare la guerra al mondo di superficie. Per questo fine ha bisogno di coalizzare intorno a sé tutti gli altri sette regni sottomarini, ma Mera (una deliziosa Amber Heard), la figlia di Re Nereus di Xebel, che è stata promessa sposa di Orm, si rifiuta di aiutarli e si reca in superficie per chiedere aiuto ad Arthur, guadagnandosi la sua fiducia quando salva il padre Thomas da un'ondata di marea inviata da Orm. Arthur accompagna con riluttanza Mera ad un appuntamento con Vulko, che spinge Arthur a trovare il Tridente di Atlan, un manufatto magico che un tempo apparteneva al primo sovrano di Atlantide, perché reclami il posto che gli spetterebbe come re. Ma vengono attaccati dagli uomini di Orm: Mera e Vulko fuggono senza essere stati visti, mentre Arthur viene catturato.
Da qui in poi il fim è una sequenza un po' caotica di scene spettacolari, colpi di scena, scontri fisici ed energetici alla massima potenza, nel tipico stile dei film supereroistici. Non anticipiamo più di tanto, per evitare lo "spoileraggio": basti qui dire che assisteremo a un duplice duello tra Aquaman e Orm, a un'improbabile spedizione di Arthur e Mera nel deserto del Sahara dove il tridente è stato forgiato; di qui un messaggio olografico li conduce in Sicilia, dove recuperano le coordinate del tridente: le scene siciliane sono tra le più belle del film, complici anche le inquadrature paesaggistiche.
Notevoli anche gli scontri con la legione di mostri anfibi conosciuti come The Trench, il viaggio verso il centro della terra grazie a una specie di wormhole, dove fanno un incontro del tutto inatteso, fino a uno scontro con Karathen, il mitico mostro, un vero Leviatano che custodisce il tridente. Lo scontro finale prepara un happy ending dove (quasi) tutti sono felici e contenti. Ma in una scena inserita quando già scorrono i crediti, si profila una minaccia che sembrava eliminata e che prelude a un possibile sequel, gravido di sorprese.
Il vero valore del film risiede nella capacità, da parte del regista/sceneggiatore James Wan, di rappresentare un personaggio complesso, capace di unire due mondi, quello degli Atlantidei e quello degli umani, grazie anche a dei superpoteri che lo rendono simile a un dio. Momoa, da parte sua, si immedesima a tal punto nel personaggio da riuscire a mascherare le sue debolezze e i suoi punti vulnerabili, grazie anche a un lato umoristico e sarcastico, che gli consente di sdrammatizzare le situazioni più problematiche. Notevoli sono anche i personaggi femminili, Mera e Atlanna, non semplici comprimarie, bensì elementi essenziali del percorso che porterà alla vittoria finale di Arthur.