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Ara Pacis. Aquileia 2.200, tra baccanti, ibis e Toth
Al Museo dell’Ara Pacis si è aperta lo scorso 9 novembre, in occasione dei 2.200 anni dalla fondazione dell’antica città di Aquileia, la mostra Aquileia 2.200. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente. La mostra è a cura di Marta Novello, Direttrice del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia e di Cristiano Tiussi, Direttore della Fondazione Aquileia.
Aquileia è assai nota agli studiosi ma non al grande pubblico, che non conosce né la sua storia di quarta città per importanza in Italia dopo Roma, Capua e Milano come ricorda il poeta Ausonio (IV secolo d.C.), né le meraviglie che vi sono state rinvenute negli scavi archeologici iniziati nel XVIII secolo e non ancora conclusi perché vasta è ancora l'area da scavare. Aquileia fu fondata nel 181 A.C. come avamposto di Roma per difendersi dalle incursioni dei popoli confinanti nel lembo estremo nord-orientale della penisola. Con il consolidamento dell'impero divenne un porto fluviale di grande importanza nel Mediterraneo e una città ricca e popolosa. La posizione strategica di essere il porto più a nord dell'Adriatico e la rete di strade di collegamento le consentirono di essere un centro di diffusione nell’Italia Settentrionale, nei Balcani e nel Noricum non solo di derrate e merci, ma anche di arte e idee provenienti dal Nord Africa e dal Medio Oriente, ma anche di scambio di prodotti continentali in quanto punto di arrivo della “via dell'ambra” proveniente dal Baltico.
Gli intensi scambi favorirono le attività artigianali tra cui di rilievo quella della lavorazione del vetro, dell'ambra e dell'arte musiva. Dopo l’editto di Milano del 313 diventò un importante centro di diffusione del Cristianesimo nell’Italia Settentrionale e nelle regioni del Centro ed Est Europa. Fu distrutta da Attila ma poi risorse come sede di un principato ecclesiastico e di uno Stato Patriarcale, in alcuni periodi storici i confini geografici e politici si estesero sino in Istria, Valle del Biois, Cadore, Carinzia, Carniola e Stiria. Durò a partire dal 1077 fino alla conquista veneziana nel 1420, mentre il Patriarcato come entità ecclesiastica fu soppresso solo nel 1751, avendo come eredi le Arcidiocesi di Udine, per la parte veneta, e di Gorizia, per la parte imperiale. Aquileia dopo essere stata una grande città nell'antichità è ora un comune di circa 3200 abitanti.
Nel percorso della mostra spiccano alcuni straordinari reperti provenienti dal Museo archeologico nazionale di Aquileia a cominciare da quello che è il simbolo del museo: Testa di vento trovato nel 1988 durante lo scavo di un pozzo del foro cittadino. Un volto di profilo di stupefacente bellezza per la sua preziosa fattura ricavata da un’unica fusione a cera persa, rifinita con cesello e bulino Il prezioso manufatto, che in origine probabilmente era un elemento decorativo nel Foro, è attribuito a un’officina di tradizione ellenistica attiva tra II e I secolo a.C. L'interpretazione è incerta, la particolare forma dell’orecchio a punta potrebbe essere quello di un essere mitologico legato al mondo della natura, mentre invece la bocca socchiusa e i capelli scompigliati suggerirebbero indicare personificazione di un vento, forse Boreas.
In esposizione anche alcuni ritratti quello di Anziano è un esempio del realismo dei ritratti funerari nella tarda età repubblicana, mentre quello di Lucio Cesare, figlio di Giulia e Agrippa, designato alla successione imperiale da Augusto, assieme al fratello Gaio Cesare, è una testimonianza dei vari ritratti di principi di età giulio-claudia conservati nel Museo di Aquileia. La testa di Apollo è una copia romana di un originale greco in bronzo del IV a.C. e attribuibile alla scuola dello scultore Prassitele, di cui la replica più nota è quella trovata ad Anzio nel 1937, oggi parte delle collezioni del Museo Nazionale Romano.
Il monumento sepolcrale del gladiatore Quinto Sossio Albo è una stele nella cui parte superiore è rappresentato il gladiatore in armamento completo: elmo crestato con maschera forata, gladio, grande scudo a tegola, protezione al braccio destro e schiniere alla gamba sinistra che caratterizzano la figura del mirmillone, la cui strategia di combattimento era soprattutto difensiva. Il nome deriva dalla decorazione sopra l’elmo a forma di pesce (myrmillo). Il monumento che fu dedicato da una schiava liberata al suo ex padrone è una importante testimonianza dei rapporti sociali. Il rilievo con scena della torchiatura in marmo, datato nel III sec. d.C., che raffigura due figure maschili, vestite di corta tunica con ampia fasciatura alla vita, impegnate a girare un grande torchio a vite, è, invece, una delle numerose testimonianze dei lavori legate alla viticoltura e alla produzione del vino, che attestano la ricchezza e la varietà dei vigneti locali, attività ancora praticate con successo.
L'arte musiva fu un artigianato elegante e raffinato molto sviluppata nell'antica Aquileia un esempio in mostra è il tessellato databile nel I secolo d.C., con raffigurazioni di pesci che decorava la sala da pranzo di una ricca domus scavata nel quartiere settentrionale della città. È un emblema, cioè un piccolo riquadro musivo realizzato in bottega utilizzando tessere di piccole dimensioni poste su supporti di vari materiali - in questo caso terracotta -, che veniva successivamente inserito all’interno del pavimento. La composizione di gusto ellenistico descrive in modo realistico la lotta tra pesci e crostacei, nello sfondo azzurro sono rappresentate conchiglie, pesci e molluschi intorno alla scena centrale nella quale è descritto un polpo che assale un'aragosta, che si avventa contro una murena, che a sua volta azzanna il polpo. Il pesce nel mondo romano era considerato una pietanza raffinata, presentarla nei banchetti era una manifestazione della ricchezza del padrone di casa. I più agiati nelle loro domus avevano vasche e peschiere che permettevano di offrire ai commensali pesce fresco in molteplice varietà, come ampiamente testimoniato dalle fonti letterarie.
Di grande interesse è la raccolta di oggetti in ambra del Museo Archeologico Nazionale di Aquileia è una delle più ricche oggi esistenti. Fin dalla preistoria l’area orientale della pianura padana era l'arrivo della cosiddetta “via dell’ambra”, un itinerario commerciale che attraversava le regioni danubiane collegando il mar Baltico e l’Europa continentale al Mediterraneo. Aquileia fin dalla fondazione commerciò e sviluppò un raffinato artigianato nella lavorazione della preziosa resina fossile. Il ritrovamento di nuclei grezzi e scarti di lavorazione la notevole quantità e dalla qualità dei manufatti in ambra rinvenuti nel sito ne sono la testimonianza. Nel Museo sono conservati: gioielli - collane, anelli e ciondoli - amuleti, accessori da toilette - pissidi e altri contenitori, spatoline, specchi - giochi e altri piccoli oggetti che, anche come portafortuna, arricchivano la vita quotidiana e accompagnavano i defunti nel loro viaggio nell’aldilà. Tra glii oggetti di raffinata eleganza in esposizione segnaliamo un piccolo specchio di cui è rimasta solo la base in ambra, su cui è effigiata la testa di una baccante, una pisside decorata con l'ibis l'uccello sacro al dio egiziano Toth, piccoli fusi simbolo del tradizionale lavoro casalingo delle donne e dei messaggi augurali “per un anno felice” a forma di foglia di alloro.
Della mostra fanno parte 23 calchi di reperti aquileiesi realizzati nel 1937 in occasione della Mostra Augustea della Romanità (dove Aquileia era la città più rappresentata, insieme a Ostia e Pompei), oggi custoditi presso il Museo della Civiltà Romana e alcuni di essi restaurati per l’occasione grazie alla Fondazione Aquileia.Una sezione è dedicata al Cristianesimo, in esposizione un bassorilievo in pietra calcarea del IV secolo raffigurante l’abbraccio tra Pietro e Paolo, una testimonianza del Cristianesimo delle origini ad Aquileia, città che tributò agli apostoli e alle loro reliquie un culto ben attestato, che portò, tra la fine del IV e l’inizio del V secolo, a erigere quella che le fonti identificano come una basilica apostolorum. Nell’ultima sezione è esposto per la prima volta il tricolore, recentemente donato allo Stato, che avvolse, nella cerimonia nella Basilica ad Aquileia nel 1921, il feretro del soldato scelto dalla madre di un soldato caduto e disperso, Maria Bergamas, per rappresentare tutte le vittime disperse in guerra.
Ovviamente i mosaici pavimentali di Aquileia e le architetture del suo foro non sono trasportabili, per questo nel percorso della mostra c'è un estratto del docu-film “Le tre vite di Aquileia” realizzato da 3D produzioni prossimamente visibile su Sky Arte. Il documentario ripercorre duemila anni di storia di Aquileia attraverso interviste, riprese realizzate nei luoghi simbolo di Aquileia, ricostruzioni virtuali e filmati d’epoca concessi dall’Istituto Luce. Sono inoltre esposte 43 splendide fotografie degli antichi oggetti e dei resti monumentali tuttora visibili di Aquileia realizzate dal grande Maestro friulano Elio Ciol. Questi e altri lavori del Maestro Ciol sono stati esposti quest’estate al MAMM di Mosca e prossimamente daranno vita a un’altra mostra ad Ekaterinburg.