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Argentina. I variopinti volti del '900. Il Museo Malba-Fondazione Costantini di Buneos Aires
Artistica e bohemienne, sperimentale ed avanguardistica, esponente di un’originale nouvelle vague nella cultura, nel cinema e nelle arti visive, Buenos Aires, città tra le più grandi dell’America Latina e del mondo, non si ferma mai, né di giorno, né di notte. Architetti di fama internazionale come Calatrava (suo è il Puente de la Mujer del 2001, simile ad un’arpa), Foster, Starck e Menem (a lui si deve il recupero dell’area portuale di Puerto Madero) le hanno dato un volto dinamico e competitivo.
Nel 2001, proprio nel momento devastante della crisi economica, è stato aperto al pubblico uno dei musei più interessanti della città: Malba-Fondazione Costantini, moderno polo espositivo che accoglie un’importante collezione di arte latinoamericana dal 1920 ad oggi, circa 170 opere, suddivise in sei sezioni.
Le prime tre sezioni, intitolate Modernità ed Avanguardia, Arte e Politica, Surrealismo, contengono pitture legate ai movimenti artistici che si erano diffusi in Europa tra il 1920 e ’30 come l’Espressionismo, il Cubismo ed il Futurismo, le Nouveau Réalisme e la tendenza ad esplorare il mondo del magico e del fantastico sotto la spinta della diffusione internazionale del Surrealismo. Pittori come Alejandro Xul Solar (Buenos Aires), Diego Rivera (Messico), Rafael Barradas (Montevideo), nella prima sezione, o come l’argentino Antonio Berni e il brasiliano Candido Portinari, nella seconda sezione, meglio interpretano queste tendenze. Juan Battle Planas, Roberto Matta, Frida Khalo (Autoritratto, 1942), Wilfredo Lam mostrano nella terza sezione i diversi effetti delle nuove tecniche, che spingono ad evadere il mondo del cosciente per far emergere quello dell’inconscio, ed un punto di incontro tra le tradizioni popolari ed il repertorio dell’arte colta che circola nei paesi dell’America Latina.
Le tendenze astratte e non figurative sono parte della storia dell’arte internazionale fin dall’inizio del XX secolo. Desiderando allontanarsi dal concetto del quadro come “finestra del mondo“, le arti visive si allontanano dalla rappresentazione della realtà. A metà degli anni ‘40, Buenos Aires diventa uno dei centri più attivi di Arte Concreta e delle sue variazioni. Madì, Asociacion Arte Concreto Invencion e Perceptismo, sono i tre gruppi formati da argentini come Gyulia Kosice ed Enio Lommi (in esposizione nella quarta sezione con Costruzione, 1946) ed uruguaiani come Rhod Rothfuss (3 Circoli rossi, 1948) e Carmelo Arden Quin, che arricchiscono il dibattito mondiale sul Concretismo. Con gli elementi materiali del linguaggio visivo, forme, colori, linee e piani, i loro lavori sostituiscono la tradizionale struttura geometrica con contorni irregolari e ritagliati, indagano la funzione degli strati di colori ed il sistema delle strutture in serie. Essi inventano “sculture“ articolate e trasformabili e ricorrono a materiali industriali come smalto, vetro e bachelite; fabbricano pitture-oggetto montate su pareti e pendenti mobili nello spazio. Negli anni ’50 Alejandro Otero dipinge la sua serie di astrazioni bianche con linee cromatiche a Caracas ed il brasiliano Hélio Oiticida (Meta-progetto, 1958) e Lygia Clark (Senza titolo, dalla serie Bestie, 1960) dirigono il colore e la luce in corpi che si materializzano davanti allo spettatore. Nello stesso periodo Julio le Parc (Circolo in contorsione su trama rossa, 1969) costruisce manufatti, che esplorano l’esperienza percettiva della vista, aggiungendo il concetto di movimento reale o illusorio e la partecipazione attiva dello spettatore, aprendo possibilità all’arte ottica e cinetica.
Alla fine degli anni ’50 il mondo dell’arte , a ritmo accelerato, vede la fine dell’arte moderna e l’inizio di quella contemporanea. La critica e taluni artisti parlano di “morte della pittura” e della “fine dell’arte“ . Appaiono discipline, mezzi e materiali nuovi: oggetti, costruzioni, performance, bricolages, happenings, installazioni, video, ambientazioni e percorsi. Le opere d’arte cessano di apparire come opere d’arte: gli artisti lavorano su elementi quotidiani, prodotti industriali, materiali di scarto, testi e parole; essi creano azioni in ambientazioni urbane e naturali, filmati e fotografie e propongono esperienze sensoriali. Nascono, così, nuovi termini come Minimalismo, Pop, Neo-Surrealismo. La scena latinoamericana mostra legami con le avanguardie internazionali, ma sempre in accordo con le sue strutture culturali, storiche e sociali. La sezione intitolata Informalismo, Pop, Minimalismo, Arte Concettuale raccoglie opere tra il 1960 e ’70 ed è, a mio avviso, la sezione che meglio rappresenta lo spirito e la fantasia del mondo latinoamericano, da cui siamo fortemente attratti. Opere come La grande tentazione, 1962, di Antonio Berni; La prova del nove, 1963, dell’argentino Jorge de la Vega; Querida, voce está bem? del brasiliano Antonio Dias, 1966; Los viados del colombiano Fernando Botero, 1968, sono fonte di emozione attraverso i colori usati, la combinazione di materiali come giornali, stampe, merletti, ceramica; insieme a León Ferrari, a Hélio Oiticica e a Lygia Clark sono gli esponenti di queste nuove tendenze.
La sezione conclusiva è intitolata Concettualismo, Iperrealismo, Nuova Immagine. L’arte concettuale abbatte l’idea dell’opera d’arte come merce determinata dalle istituzioni. Materiali industriali, modelli scientifici, riflessioni sull’area della psicanalisi, linguistica, studi culturali ed i codici della comunicazione imposti dai mass-media intervengono nel mondo delle arti visive. Le opere di Guillermo Kuitca (Sette ultime canzoni, 1986), di Victor Grippo (Il cibo dell’artista, 1991, installazione con tavolo e sedie), di José Bedia (Ricordi di alcuni viaggi, 1991) meglio rappresentano questo movimento.
Conclude il percorso un’esposizione temporanea di Marta Minujĺn, opere 1959-1989, dal 26 novembre al 7 febbraio 2011. E’ una retrospettiva dell’estrosa artista argentina con più di 100 opere appartenenti a collezioni pubbliche e private e 20 proiezioni, che mostra legami, ma anche anticipazioni rispetto al contesto nazionale ed internazionale. Interessanti ed eccentriche le opere che usano la stoffa dei materassi variegata da mille colori, come i legami con la cultura hippy degli States, la Pop Art ed Andy Warhol. Alcune sue installazioni sono rimaste famose, come la costruzione di una torre con migliaia di chili di pane.