Supporta Gothic Network
ArtFutura. Il nastro di Möbius di Friedlander
Fino al 10 settembre 2017, gli ampi spazi dell'Ex Dogana allo Scalo di San Lorenzo a Roma si arricchiranno di una mostra curata da Montxo Algora e dedicata alle Creature Digitali, un'unione sinestetica tra multimedialità e cybercultura come anche cyberscienza. Intitolata come il festival internazionale che da 26 anni si occupa di aprire gli occhi sull'arte di domani, quella immaginata da Algora, Rebecca Allen ed il notissimo autore di Neuromante, William Gibson, ArtFutura è approdata con sei artisti che ne hanno fatto il loro progetto di studio e di creazione. La mostra è prodotta da MondoMostre Skira con il patrocinio di Roma Capitale e dell'Università degli Studi di Roma "La Sapienza".
Il primo degli artisti che incontriamo si è dedicato alla luce ed al cosmo di colori che produce: Paul Friedlander, fisico e matematico britannico, così come esperto di fine arts, dopo svariati esperimenti sulla luce Stroboscopica, riesce a creare una luce che battezza col nome di luce Cromostrobica, e quando entriamo nel salottino dark a lui dedicato, ci accorgiamo che gli universi rotanti, gli Spinning Cosmos forgiati appositamente per questa mostra, materializzano olograficamente la luce in rivoluzioni di colori e forme. Dai divani ebano e morbidi sui quali ci adagiamo per osservare i “funghetti” giganti che tanto ci ricordano Aldous Huxley e le sue “percezioni alterate” dal peyote, come dal “Secondo Sognare” di Castaneda insieme agli sciamani messicani, veniamo colpiti dalle visioni di un cielo stellato ricco di pianeti in movimenti distesi su un tapis roulant che sembra il nastro di Möbius del cielo. Tra i funghetti cromoterapeutici ed il cielo di stelle luminose, si alza una spirale verticale e cangiante rosa fucsia, quasi ad indicare la direzione delle sculture di luce di Friedlander, una rivelazione cromatica.
Can Buyukberber, un artista turco trasferitosi negli Stati Uniti, crea invece delle delle immagini geometriche in divenire, l'una nasce dall'altra e triplicandosi, una spirale continua di movimento in bianco e nero, ipnotizzante e che ha degli effetti ottici (o illusioni) di colore. Morphogenesis è un'installazione audiovisiva di 13 metri che rapisce il visitatore per una buona manciata di minuti, intrappolandolo nella sua “tela” (web) di mutazioni. Generative Tissues è invece immersiva per lo spettatore che, collegandosi col cellulare al sito dedicato, può scomporre e ricomporre la figura che sembra fatta di cristalli liquidi. Ricordiamo poi che l'artista ha avuto modo di operare dal vivo nel 2015 al Rudolfinum di Praga con l'Orchestra Ceca che suonava dal vivo la Sinfonia n.8 Dal Nuovo Mondo di Antonin Dvorak, in una catarsi di immagini che la intarsiava tutta insieme alla sala.
La giapponese Sachiko Kodama, scienziata, si occupa di manipolare i ferrofluidi (metalli liquidi) attraverso campi elettromagnetici (grandi calamite coadiuvate da computer, microfono e videocamera) che rendono spettacolare il dinamismo di corpi all'apparenza durissimi che poi si sciolgono come se fossero fluidi.
Decisamente impressionanti i video dell'argentino Esteban Diácono che lavora su quell'Uncanny (Perturbante) scoperto da Freud nel 1919 e trascritto nel famoso omonimo saggio, che trae ispirazione, a proposito, del rapporto uomo-macchina, o meglio, androide: e più l'androide somiglia all'uomo nel suo comportamento (dopo un certo grado), più si esperisce questa sensazione di Uncanny, di malessere, dovuta alla “eccessiva” e realistica presenza di un simulacro che non lo appare minimamente. E si finisce in quella Uncanny Valley tassonomizzata nel 1970 dallo studioso giapponese Masahiro Mori. Nel 2009, il suo video per la canzone Ljósið' di Ólafur Arnalds lo rese celebre in tutto il mondo.
In ultimo vediamo, al centro fra le due sale dedicate a Diácono e all'elettromagnetica Kodama, i corpi organici e tubolari dell'americano Chico MacMurtrie, che sembrano aspirare aria per muoversi, mentre il collettivo Universal Everything (UK) presenta una serie di video di vari tipi intiolati Screens of the Future, con filmati che fanno il paio con i trailer della megaproiezione di un film di 20 minuti nella sala sala espositiva più grande dell’Ex Dogana: da Ghost in the Shell a Heart of Darkness tratto da Joseph Conrad, in una rivisitazione fantasmatica e artistica della realtà cogente dell'arte digitale.