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Berlino Deutsche Oper. Lady Macbeth o della barbarie maschile
Alla Deutsche Oper di Berlino la seconda opera scritta da Dimitrij Shostakovich: Lady Macbeth del distretto di Mtsensk (in originale russo: Леди Макбет Мценского уезда, Ledi Makbet Mtsenskogo Uyezda) con il libretto di Alexander Preis, che ha avuto la sua premiere a San Pietroburgo (allora Leningrado) il 22 gennaio del 1934 al Maly Operny. La premiere di Berlino ha aperto la serata del 25 gennaio e sarà alla Deutsche Oper fino al 14 febbraio 2015, con Donald Runnicles sul podio e la regia del norvegese Ole Anders Tandberg che è al suo debutto in Germania.
Del genio di Dimitrij Shostakovich, avversato da Stalin fin dall'inizio nella sua opera creativa, questa è una delle opere più controverse – denunciata subito sulla Pravda come “caos al posto della musica” e due anni dopo la prima, nel 1936, messa al bando - al cui centro vi è la figura femminile della Russia pre-rivoluzionaria: affatto integrata ed emancipata, il compositore, dedicandola inoltre alla sua prima moglie, la fisica Nina Varzar, mostra efferatamente a qual livello di barbarie possano arrivare gli uomini verso la donna - cui ha dato particolarmente enfasi la regia cruda del norvegese Ole Anders Tandberg -, e lei stessa per avere quell'unica consolazione che le dona ancora umanità, l'amore. La passione della protagonista Katerina non ha limiti e giunge ad uccidere prima il suocero e poi il marito. Nonostante tutto, e specialmente nella rappresentazione cruda e senza sconti per l'insopportabile violenza maschile – si vedono stupri collettivi e sodomie sul palco, tutte volte ad umiliare e reprimere le donne – Katerina rimane l'unica voce umana nel suo lamento infinito e impietoso.
Katerina Ismailova – una straordinaria Evelyn Herlitzius che fa battere il cuore a chiunque ad ascoltarla nella sua voce così spesso accorata – è sposata ad un mercante, di pesci in questa rilettura (di farina in quella originale), e vive insieme a loro anche il suocero, Boris – la voce pienissima e applauditissima di Sir John Tomlinson -, che la rimprovera di non avere figli con Zinoviy – la voce giustamente tentennante nel ritmo di Thomas Blondelle -, l'impotente e incapace figlio di Boris. Katerina è sola ed in prigione nella casa ed interviene solo quando i lavoranti insieme al bel macho Sergej tentano di violentare Aksinya, la cuoca interpretata da Nadine Secunde. Scena e musica grondano asprezza per la donna che viene sodomizzata con dei gigantici pesci agitati dai lavoranti e prima già si incupivano i toni per descrivere la buia condizione della donna. Le grida di lei si levano alte e Sergej crudelmente guida lo stupro collettivo mentre la velocità dei trotti imitano l'amplesso mentre Aksynia tenta di liberarsi senza successo. Katerina interviene e lotta con Sergej che la provoca per sedurla: poco dopo le entrerà in camera e saranno poche le resistenze di lei. Nel momento dell'amplesso entra in scena una banda di ottoni en travesti che sarcasticamente fa suonare le trombe nel momento dell'unione sessuale: le tipiche marcette sardoniche di Shostakovich che non promettono nulla di buono. Il Sergej di Maxim Aksenov, che conosciamo bene per l'apertura di stagione all'Opera di Roma con Rusalka, è adatto alla parte sia fisicamente che vocalmente, la figura dello sfruttatore senza la minima decenza fa il paio con Boris, che lo fa frustare a sangue quando scopre la loro relazione. Tomlinson è gigantico in questa parte odiosa ma verrà avvelenato da Katerina, che divenuta sempre più romantica nel suo sogno d'amore con Sergej – flautata e ricca la voce di lei -, lo uccide aggiungendo ai funghi del veleno per topi. Il prete le crede quando Katerina racconta che i funghi erano velenosi, Tobias Kehrer nella parte, e ben interpreta un altro che vuole sedurla.
Katerina a questo punto comincerà ad assomigliare alla Lady Macbeth che conosciamo ed avrà le visioni del fantasma di Boris appena ucciso, sempre interpretato da Tomlinson con la voce ancora più cupa. L'Interludio alla fine del secondo atto – quando anche Zinoviy li scopre e viene ucciso - è splendidamente concepito da Shostakovich e riassume da solo la terribile ingiustizia ed efferatezza sia dei caratteri dei pesonaggi sia di un'ambientazione disumana per tutti: votata soltanto alla materialità ed alla cruda ricerca di un piacere avulso da qualsiasi sentimento, fa risultare l'oscenità al centro dell'opera, fra strali di cupa disperazione ed un'ironia sprezzante e spietata.
L'atto terzo si apre sempre con le preoccupazioni di Katerina, nonostante il matrimonio con Sergej che si va festeggiando oggi, ed infatti il corpo del marito sarà trovato nella cantina da un ubriaco in cerca di altre dosi di alcool. E le scene a cura di Erlend Birkeland, che finora erano su una piattaforma girevole carica di pesci che facevano da sottopalco alla casa, si spostano in una caserma di polizia dove i poliziotti con le assi ed i ferri da stiro sono ad ironizzare ferocemente sulla funzione delle donne che vengono trattate solo come esseri per la soddisfazione sessuale maschile (adoperando i ferri come prima adoperavano i pesci). Un intellettuale viene malmenato e Katerina viene aggredita sessualmente anche dal poliziotto
Nell'atto quarto i condannati con Sergej e Katerina sono portati in una sorta di lager dove sono tutti impilati su una massa informe – che ci sembra sempre di rifiuti – come se fossero essi stessi soltanto spazzatura da sistemare alla bell'e meglio. Nel momento in cui si fa presente che Sergej ha già trovato un'altra, Sonjektka – la possente per fisico e voce Dana Beth Miller – con la quale tradirla, Katerina mostrerà la sua faccia più amara e disperata, lanciandosi con lei nel fiume per uccidere entrambe, avendo perso qualsiasi speranza di vita, dopo esser stata usata ed ingannata per l'ennesima volta. Un grido tremendo si ode e l'ultima marcia appena improntata degli ottoni mette fine a tutto, insieme ad un coro in pianissimo che sottende la profondità della tragedia.
Eccellente la direzione di Donald Runnicles che fa risaltare l'inesauribile cupezza dell'impasto timbrico e conduce l'Orchestra della Deutsche Oper Berlin con perfetta e calibrata sicurezza in simbiosi con il direttore del Coro della Deutsche Oper Berlin, William Spaulding.
L'intarsio di Shostakovich è vario e dalle virate impervie come gli interventi molteplici, che sono interpretati con scioltezza e ricchezza di respiro oltreché sincronia tra tutte le parti. L'opera, di difficile ricezione ed estremamente cruda, è stata lungamente applaudita dal pubblico, con particolare enfasi per le voci superbe di Sir John Tomlinson ed Evelyn Herlitzius.