Bicentenario di Gogol'. Parodia grottesca di luci

Articolo di: 
Livia Bidoli
Ljudmila Volkova

Nikolaj Vasil'evič Gogol' è nato, esattamente duecento anni fa, e come uno dei più grandi poeti americani, Edgar Allan Poe, nel 1809. Un russo che a Roma nel 1837, durante l’anno che vi rimase, compose la sua opera più matura ed incompiuta, Le anime morte. E dove scrisse una novella in onore di una città, Roma appunto omonima, di cui diceva: ”chi è entrato fortemente nella vita romana, dopo Roma può amare solo Mosca”.

La malinconica mostra della fotografa e giornalista russa Ljudmila Volkova alla Biblioteca Nazionale di Roma  fino al 10 ottobre, forse ritrae meglio di qualsiasi parola lo spirito grottescamente parodico ed intensamente triste di Gogol’, pennellandolo di venature sacrali che fanno propriamente parte del poema di ispirazione strutturale dantesca Le anime morte. L’inferno formato dalla miserrima popolazione dei servi della gleba non ancora riconosciuti con il censimento ufficiale come morti, si arrischiano come fantasmi piuttosto vivi anche fra le nostre rovine, così artisticamente dissimulati.

E quanti Pavel Ivanovič Čičikov, prima conosciuti come Chlestakov ne L’ispettore generale del 1836, ri-esumiamo in questa nostra patria flagellata: “Or fatta inerme,/Nuda la fronte e nudo il petto mostri./Oimè quante ferite (…)Siede in terra negletta e sconsolata,/Nascondendo la faccia/Tra le ginocchia, e piange.” (All'Italia di Giacomo Leopardi, 1818). Qualcuno, non ricordo chi, durante la presentazione della manifestazione afferma che “Gogol non amava le donne, che non si trovano rappresentate nelle sue opere”, io dico: e allora perché fece scoprire la truffa di Čičikov proprio a causa dell’infatuazione per una donna? Lui parodiava e ridicolizzava tutti, indistintamente, perché rappresentava lo spirito russo, formulato anche dalle farraginosità e dagli svilimenti della burocrazia, in questo simile all’Italia, su cui lasciava ridere gli altri per piangere a parte.

Il suo amico imperatore illuminato Nicola I lo proteggeva, e si permetteva di fare ilarità sui potenti come sui disgraziati protagonisti dei suoi racconti: la satira era un’arma permessa e apprezzata, allora. E lo noteremo al Teatro Valle dove il primo ed il due di ottobre assisteremo al dramma Possidenti di Antico Stampo (in lingua originale con i sottotitoli) inscenato dal Teatro d’Arte di Čechov di Mosca, per la regia di Mindaugas Karbauskis. Alla Cineteca Nazionale invece una kermesse di film diretti da Lattuada, Zampa, Bava, e poi i registi russi Batalov, Starewicz, Petrov ed altri.

Le mostre saranno tre: dall’Avanguardia Russa alle foto di Šapiro, le illustrazioni di Sergej Alimov fino ai suoi oggetti e ritratti (perduti gli acquerelli di sua mano purtroppo) in Gogol e Roma: tutte in partenza il primo ottobre con la prima che termina il 29 ottobre, le ultime due il 29 novembre.  Però quel che suggestiona è ancora racchiuso nelle foto, negli sguardi dei russi attraverso altri russi, in quel gusto desueto per la fissità antroposofica della realtà, per rivelarne le dune sabbiose e sommerse nei risvegli di luce. Nei ricordi epifanici del Principe protagonista di Roma, il racconto che si dipana attraverso le 36 foto in bianco e nero e le uniche due a color di Ljudmila Volkova. Un percorso narrativo che si snoda tra una città irreale ed eterna nella ricerca di quella “elevazione celeste” a cui aspirava tanto fortemente lo scrittore con il romanzo incompiuto Le anime morte, che diventò il poema di un’umanità sofferente e potenzialmente redenta.

Il Convegno Internazionale di Studi dedicato a Il mondo di Gogol’ potrà abilmente dirimere i nodi di una conoscenza da approfondire dal 24 al 26 settembre: ideata dalla Prof.ssa Rita Giuliani e la partecipazione, tra gli altri, di Jurij Mann, curatore delle opere di Gogol’.



Pubblicato in: 
GN22/ 20 settembre - 4 ottobre
Scheda