Busseto. Si balla in maschera alla Cage aux Folles

Articolo di: 
Daniela Puggioni
Un ballo in maschera. Nell'antro di Ulrica. Foto di insieme di Roberto Ricci

Il 27 settembre scorso è stato rappresentato nel Teatro Giuseppe Verdi di Busseto Un ballo in maschera, Fabio Biondi ha diretto l’Orchestra Giovanile Italiana e il Coro del Teatro Regio, un cast di giovane cantanti ha dato vita alla messa in scena con la regia di Daniele Menghini

La genesi di Un ballo in maschera fu molto tormentata, in quanto Verdi, che era legato da un contratto al teatro San Carlo di Napoli, aveva prima pensato al Re Lear di Shakespeare per poi ripiegare sul Gustave III di Eugène Scribe, già messo in musica da Daniel Auber (Gustave III ou le bal masqué 1833) e da Saverio Mercadante (Il reggente 1843). Questo capolavoro fu composto dal Verdi nella sua maturità artistica, dopo l'esperienza del grand opéra, a Parigi con Les Vêpres Siciliennes (I Vespri Siciliani) su libretto di Scribe del 1855.
Dalla corrispondenza di Verdi con il librettista Antonio Somma, si comprende che in quel momento creativo il musicista cercava un soggetto che offrisse una varietà di atmosfere diverse: drammatiche, tragiche ma anche comiche, brillanti e ironiche, così affermava il compositore: “ ...per la stessa ragione (varietà di situazioni) preferisco Shakespeare a tutti i drammatici...” .

Da queste esigenze artistiche nacque lo scontro con l'ottusa censura napoletana, che voleva che l'azione fosse spostata in età medioevale, cancellando così la parte brillante e cortigiana del dramma. Un amico romano di Verdi, lo scultore Vincenzo Luccardi, su suggerimento dello stesso musicista, fece capire a Jacovacci impresario del Teatro Apollo a Roma, che dopo il fallimento a Napoli il compositore stava cercando un teatro dove rappresentare l'opera. L'impresario colse al volo l'occasione e il melodramma andò in scena il 17 febbraio 1859. Anche se la censura papalina impose il trasferimento della vicenda a Boston, consentì però che l'azione si svolgesse in un'epoca compatibile con l'atmosfera di una corte, come quella di Luigi XIV, a cui pensava il compositore, anche se è difficile immaginare nella Boston dei Quaccheri un ballo in maschera.

La nostra digressione nasce da un motivo preciso: la difficoltà esecutiva di questa opera nasce proprio nel sapere rendere l'iridescente tavolozza musicale e drammaturgica, nei passaggi repentini dalle situazioni tragiche alle levità di quelle comiche, la sottile ironia che pervade alcune scene, e anche la loro compresenza nei concertati, in cui i diversi personaggi vivono la stessa situazione in modi completamente differenti. Un esempio famosissimo è “È scherzo od è follia siffatta profezia”: se Riccardo è divertito e ironico, non lo sono Samuel e Tom, che temono di essere scoperti, cosa di cui si accorge Ulrica, che capisce di aver colto nel segno e glielo fa capire gettandoli nel panico e spaventato è anche il credulo Oscar.

Le idee descritte sono esposte con diverse tonalità e caratterizzate da differenti strumenti, Verdi è insieme musicista e drammaturgo, ogni stato d'animo è descritto musicalmente e la musica è funzionale all'azione drammatica. Il musicista raggiunge lo scopo con raffinata eleganza, una caratteristica che pervade tutta la partitura, in cui le diverse soluzioni musicali anche innovative concorrono alla riuscita di questo capolavoro. Il compositore in questa opera utilizzò e fuse in modo assolutamente originale i modelli del melodramma italiano e del gran opéra francese e non solo.

Nella chiusura del primo quadro del primo atto, in cui Riccardo propone alla corte di andare travestiti nell'antro di Ulrica, Verdi adotta il ritmo anapestico, di stile francese usato nel Comte Ory anche da Rossini e infine nella stretta finale si sente l'eco di Offenbach. Tra l’altro quanto siano impegnative le raffinatezze espressive e gli abbellimenti anche in orchestra ce lo ricordano le invettive di Arturo Toscanini alla sua orchestra nella scena del ballo.

In uno spazio ristretto come il piccolo teatro bomboniera di Busseto è stato necessario restringere l’organico, cosa che avveniva usualmente nell’Ottocento quando un'opera girava in teatri più piccoli. Fabio Biondi nelle note di sala ha analizzato i problemi di questa ricca e complessa partitura e ha sottolineato proprio questi aspetti per esplicitare le soluzioni adottate. La riduzione dell’orchestra, inoltre, mette alla prova gli esecutori perché il suono è più scoperto, i giovani dell’Orchestra Giovanile Italiana, pur con qualche problema hanno comunque ben risposto alle indicazioni del direttore e così il Coro del Teatro Regio sotto la scrupolosa ed efficace guida di Martino Faggiani.

Il regista, Daniele Menghini, si è ispirato alla figura di Gustavo III, il personaggio storico realmente assassinato, proponendo un Riccardo trasgressivo e dedito ai piaceri per cogliere l’attimo fuggente della giovinezza. Ha creato una ambientazione per la sua folle corte, che ci ricorda la Cage aux Folles, con Drag Queen e cortigiani dediti alle droghe e dalla sessualità non precisata, perennemente in maschera vestiti preferibilmente da Pirati dei Caraibi ma anche attratti da Il segno di Zorro.

I soli vestiti con abiti moderni sì, ma normali sono Amelia e Renato e i cospiratori Samuel e Tom. Il rapporto tra Riccardo e Renato è molto ambiguo di attrazione reciproca, tale che si possa ipotizzare che Amelia sia il “vizietto” cioè l’eterosessualità? Del resto Renato si sente più tradito da Riccardo che da Amelia. La scena è sostanzialmente fissa con pochi elementi che cambiano, il ritmo della regia scorre ed è anche divertente, ma accumula in scena troppo in poco spazio, i movimenti dei protagonisti sono curati, anche il coro è in movimento e alla fine, finanche danza, ma un ballo da dopolavoro aziendale, una delusione dopo tante trasgressioni.

Il cast era formato da giovani cantanti che si sono cimentati in un melodramma assai complesso, il teatro piccolo non pone problemi per il volume di voce, ma è rilevante che nonostante siano voci ancora un po’ acerbe hanno mostrato chi più chi meno una buona preparazione. Tra l’altro l’apporto di interpreti provenienti dall’Accademia Verdiana è significativo dell’importanza di questa istituzione per la preparazione dei giovani.

Giovanni Sala è stato Riccardo, possiede una bel timbro tenorile, ha una emissione limpida, possiede una buona dizione che dà espressione al testo e si muove con disinvoltura. La sua prova è andata in crescendo soprattutto dal secondo atto, dopo qualche incertezza nella Barcarola del primo atto. Caterina Marchesini come Amelia è stata convincente anche se il ruolo è un po’ prematuro, ha una bella voce chiara, morbida ed espressiva di soprano e si è ben impegnata nella parte attoriale.

Sorprendente la voce di contralto di Danbi Lee, che proviene dall’Accademia Verdiana, nel ruolo di Ulrica, la sicura emissione, il bronzeo timbro e anche una discreta ed espressiva dizione parlano a suo favore. Lodovico Filippo Ravizza si è calato nel ruolo di Renato, la sua è stata una prova abbastanza convincente, vocalmente e teatralmente in crescendo, l’emissione della voce forse per problemi di salute è stata a volte offuscata, nasale, ma sono problemi che si possono superare. Anche Licia Piermatteo proviene dall’Accademia Verdiana ed è stata un delizioso Oscar con la sua voce limpida e cristallina e la verve teatrale. Bene hanno fatto Giuseppe Todisco come Silvano, sempre dall’Accademia Verdiana, Agostino Subacchi, come Samuel, e Francesco Congiu, come giudice e servo di Amelia.
Il pubblico, anche se forse perplesso per la provocazione scenica, ha comunque applaudito calorosamente tutti gli interpreti alla fine dello spettacolo
 
 

Pubblicato in: 
GN46 Anno XVI 4 ottobre 2024
Scheda
Titolo completo: 

TEATRO GIUSEPPE VERDI DI BUSSETO
UN BALLO IN MASCHERA
Musica GIUSEPPE VERDI
melodramma in tre atti su libretto di Antonio Somma
da Gustave III ou Le bal masqué di Eugène Scribe
Edizione critica a cura di Ilaria Narici.
The University of Chicago Press, Chicago e Casa Ricordi, Milano.

Venerdì 27 settembre 2024, ore 20.00
Cast
Riccardo GIOVANNI SALA
Renato LODOVICO FILIPPO RAVIZZA
Amelia CATERINA MARCHESINI
Ulrica DANBI LEE*
Oscar LICIA PIERMATTEO*
Silvano GIUSEPPE TODISCO
Samuel AGOSTINO SUBACCHI*
Tom LORENZO BARBIERI
Un giudice/ Un servo di Amelia FRANCESCO CONGIU*

* Allievi e già dell’Accademia Verdiana

Direttore FABIO BIONDI
Regia DANIELE MENGHINI

Scene DAVIDE SIGNORINI
Costumi NIKA CAMPISI
Luci GIANNI BERTOLI

ORCHESTRA GIOVANILE ITALIANA Scuola di Musica di Fiesole tramite l’Orchestra Giovanile Italiana
CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Maestro del coro MARTINO FAGGIANI

Nuovo allestimento del Teatro Regio di Parma
In coproduzione con Teatro Comunale di Bologna, Fondazione Rete lirica delle Marche.
Costumi Teatro Regio di Parma, Officina Farani, Tirelli Costumi, Primocapo
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