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Chiostro del Bramante. Escher e il canone inverso
Un palindromo, un hapax, un “canone cancrizzante” direbbe Douglas Hofstadter, questo è Maurits Cornelis Escher: un artista olandese che ha mutato la xilografia e la mezzatinta in una pratica per sondare l'infinito (im)possibile. La mostra ESCHER a cura di Marco Bussagli sarà visitabile a Roma, al Chiostro del Bramante, dal 20 Settembre 2014 fino al 22 Febbraio 2015. Prodotta da DART Chiostro del Bramante e Arthemisia Group, in collaborazione con la Fondazione Escher, rende visitabili oltre 150 opere dell'artista olandese, grazie ai prestiti provenienti dalla Collezione Federico Giudiceandrea, con il patrocinio di Roma Capitale.
L'artista Escher (Leeuwarden, 17 giugno 1898 – Laren, 27 marzo 1972) non è stato comune: quello che ci propone di guardare è un ribaltamento della realtà convenzionale. Percorriamo qualche sua scalinata: proviamo la Casa di scale (Relatività, 1953), e ci accorgeremo subito che si tratta di dimensioni senza un nesso gravitazionale, dove le scale sono percorribili in verticale ed orizzontale, capovolgendone i piani. Altro mondo II (1947), col famoso uccello Simorgh di cultura iranica, riportato ad Escher dallo zio in forma di piccola scultura in bronzo, e che lui rappresenta tre volte dentro la struttura della xilografia come in una specie di tempio che guarda il cosmo e vi è immerso allo stesso tempo.
In Tre mondi (1955) invece è presente un'altra indagine: il pesce che vediamo è rappresentato secondo tre effetti, potrebbe trovarsi sotto, sopra o a pelo d'acqua. Questo è ancora meglio dimostrato dal celebre nastro di Möbius: in questo caso abbiamo le formiche come personaggi principali che ne percorrono tutta la superficie senza soluzione di continuità nella Striscia di Möbius II (1963). La percorribilità del nastro sotto e sopra può essere verificata usando una normale striscia di tessuto di cui vengono unite le due punte facendolo roteare una volta da entrambe le parti.
Il cubo di Necker viene introdotto da Escher nela xilografia Uomo con il cubo di Necker (1958) come anche nel Belvedere dello stesso anno: il cubo di Necker è un'illusione ottica ideata per la prima volta dallo studioso svizzero di cristallografia Louis Albert Necker nel 1832: il cubo viene disegnato in modo che non sia ben chiaro all'osservatore quale delle facce del cubo sia rivolta verso di lui e quale dietro.
Un'altra opera interessante – ma lo sono tutte ed è difficile la scelta – è Metamorfosi II: una lunga striscia di immagini che mutano le une nelle altre, di cui la parte più speculativa e artistica è quella con gli scacchi e l'antica città toscana mutante in loro attraverso un ponte che li lega. Le pedine e le figure degli scacchi vanno a definire uno scacco matto, il finale di partita.
Le mutazioni nei Rettili (1943), come nelle Mani che si disegnano (1948) dalla natura viva ala carta, e all'inverso sono quel “canone cancrizzante” di cui parla Hofstadter in Gödel, Escher, Bach: un'eterna ghirlanda brillante, (talvolta abbreviato in GEB, celebre saggio pubblicato la prima volta nel 1979 per Basic Books e vincitore di un Premio Pulitzer; il libro ha inoltre come sottotitolo Una fuga metaforica su menti e macchine nello spirito di Lewis Carroll) e basato sul canone detto impropriamente “inverso” in musica, ripreso magistralmente da J. S. Bach, che lo trasse dai compositori franco-fiamminghi attivi in Italia nei secoli XIV e XV. Nel “canone cancrizzante” il conseguente riproduce l'antecedente partendo dall'ultima nota di esso leggendolo a ritroso, in un percorso che viene definito retrogrado, proprio come quello del cancer da cui deriva, il gambero in latino, che Escher stesso ha reso nell'Acquarello 117 Il granchio (1965)
In fondo quel che mostra Escher è un “loop”: un anello che annoda tutte le dimensioni, le fa dipendere l'una dall'altra collegandole attraverso la mutazione, oppure l'illusione della percezione ambigua; l'arte di Escher rimane un mistero nel senso quasi religioso del termine, in quanto ci consegna una possibilità ulteriore, proprio quella che non avevamo immaginato.