I colori della passione. Il Cinema riflette sul valore dell'Arte

Articolo di: 
Eleonora Sforzi
Pieter Bruegel e l'ambientazione del suo dipinto

Lech Majewski – celebre e stimato regista, scrittore e produttore di origini russe – con il film "I colori della passione", esprime, tra concretezza e simbologia, la potenza evocativa delle immagini. Il lungometraggio trae l'ispirazione dal dipinto "La salita al Calvario" (conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna) realizzato da Pieter Bruegel nella seconda metà del XVI secolo (1564), tenendo conto dell'analisi del critico Michael Francis Gibson, contenuta nel testo "The Mill and the Cross", pubblicato in inglese nel 2001.

In apertura del film è possibile distinguere un pittore che "distribuisce" e "ordina" alcuni personaggi sulla sua tela. Lo spettatore, infatti, fin dai primi minuti, viene immerso nella realtà che fa da sfondo al quadro – caratterizzata da un'ambientazione tipicamente fiamminga – e allo stesso tempo, nelle scelte sensibili ed intellettuali del pittore, artefice dell'opera.

Al suo interno si trovano moltissime persone, tra cui anche Cristo, il cui dramma nel cammino verso il Calvario viene dall'artista riproposto, anacronisticamente, nel periodo storico a lui contemporaneo, per un'intento attualizzante e simbolico del dramma cristiano. Tuttavia, nonostante Gesù occupi la posizione centrale nel dipinto, il grande soggetto dell'opera di Bruegel (interpretato da Rutger Hauer) è realizzato dai molteplici e infiniti tratti di umanità che vi sono rappresentati.

A mio avviso, è su questa linea interpretativa che può essere considerata la scelta del regista di mostrare agli spettatori tutte le diverse manifestazioni di vita del paesaggio naturale e dei personaggi, che danno insieme consistenza a questa opera d'arte.

Fin dalle prime luci dell'alba, infatti, vengono mostrati i gesti e i movimenti, le attività materiali e intellettuali, le emozioni di amore, di affetto, di dolore dei vari abitanti dell'area urbana e rurale che fa da sfondo al dipinto, di cui però non viene data alcuna informazione precisa. Gli stessi personaggi, sulle cui vite Majewski si sofferma per la durata di un giorno intero, non sono chiaramente identificabili – ad eccezione del pittore stesso e di quelli legati al dramma cristiano – ma sono piuttosto espressione simbolica delle mille sfaccettature umane, su cui il pittore indugia e riflette, per poter dar loro forma.

La scelta registica consiste nel lasciare che siano le immagini stesse a parlare, ad esprimere sensazioni attraverso la semplicità dei rumori e dei suoni della natura, delle persone in scena che si manifestano attraverso il puro lavoro contadino, il pianto di un neonato, i giochi e le risate di fanciulli.

Personaggio emblematico è, più di ogni altro, il pittore, che contempla tutto ciò che vede intorno a sè, riuscendo a scorgere un senso artistico ed estetico dietro ogni più piccola espressione di vita, anche se è emblema di dolore, violenza, crudele ingiustizia: tutti materiali che concorrono a dare completezza e unità all'immenso quadro che Bruegel va realizzando nel corso stesso del film. Ritengo sia proprio per questo motivo che ogni situazione viene mostrata dal regista con estrema naturalezza e purezza: scene di vita e di morte, scene di gioia e di dolore.
Majewski dimostra una particolare attenzione per le riprese ed infatti ogni singola inquadratura pare quasi un quadro a sè stante che, nei colori e nelle luci, contiene qualcosa di profondamente estetico, nella sua dolce e malinconica semplicità.

E' il pittore stesso a dare voce alla propria poetica, racchiusa nel dipinto stesso, dicendo: "Il mio quadro dovrà contenere molte storie. Dovrà essere largo abbastanza da contenere molte cose e persone."

Col passare dei minuti del film, appare quindi chiaro che, all'interno degli avvenimenti che prendono forma nel corso delle ventiquattro ore, trovano spazio anche i momenti dell'ultimo giorno di Cristo. La rappresentazione della croficissione, oltre a rivelare una pura religiosità interna al film, può essere percepibile anche come simbolo emblematico dell'ingiustizia e dell'egoismo che così spesso fanno da padroni nelle vicende umane di ogni tempo e ogni spazio. Non a caso, infatti, Bruegel sceglie di rappresentare sulla tela un momento precedente a quello della morte di Gesù, quasi come se avesse voluto permettere agli spettatori e agli uomini del suo tempo di riflettere sulla possibilità di interrompere la reiterazione di errori. Brugel stesso dice: "Proprio come il ragno, io costruisco la mia tela cercando di catturare lo spettatore."

Il regista  Majewski, quindi, rendendo omaggio alla pittura, utilizza l'arte cinematografica per trasmettere significati simbolici e di poetica artistica attraverso la forza evocativa delle immagini. Le parole, infatti, sono quasi totalmente assenti da questo lungometraggio ed espresse solo da personaggi particolarmente importanti, come il pittore stesso, personificazione dell'Arte. Questo film meraviglioso sottolinea come solo quest'ultima è in grado di "fermare il tempo", rendere immortale un attimo e dare ad esso un valore eterno, riuscendo ad essere anche memoria del passato, quindi riflessione sul presente, sulla realtà e sull'uomo stesso.

Pubblicato in: 
GN22 Anno IV 9 aprile 2012
Scheda
Titolo completo: 

I colori della passione (The Mill and the Cross)

REGIA: Lech Majewski
SCENEGGIATURA: Lech Majewski
ATTORI: Rutger Hauer, Charlotte Rampling, Michael York, Joanna Litwin, Dorota Lis, Oskar Huliczka, Marian Makula

Proiettato in anteprima sulla piattaforma streaming “MyMovies Live!” dal 25 mazo 2012.

FOTOGRAFIA: Lech Majewski, Adam Sikora
MONTAGGIO: Eliot Ems, Norbert Rudzik
MUSICHE: Lech Majewski, Józef Skrzek
PRODUZIONE: Angelus Silesius, Polish Film Institute, Telewizja Polska (TVP)  
DISTRIBUZIONE: CG
PAESE: Polonia, Svezia 2011
GENERE:  Drammatico, Storico
DURATA: 92 Min.
FORMATO: Colore