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I concerti della Normale all'insegna di Haydn e Mozart
Nuovo interessante concerto della Stagione 2012/2013 de “I concerti della Normale” al Teatro Verdi di Pisa. Mercoledì 10 aprile 2013 concerto dell'Orchestra della Toscana, diretta in quest'occasione da Cristoph Poppen, con la presenza, come solista, del flautista Michele Marasco, con musiche di Haydn, Mozart e Martin.
La Stagione de “I concerti della Normale” presenta quest'anno alcuni concerti sinfonici con l'Orchestra della Toscana, con i quali è possibile apprezzare pagine importanti ed affascinanti del repertorio, con programmi decisamente accattivanti e di sicura presa per il pubblico.
In questa circostanza il programma proposto dal direttore Cristoph Poppen ha affiancato due composizioni della maturità di due giganti della storia della musica, Haydn e Mozart, con le loro ultime sinfonie, la 104 “London”, del primo, e la 41 “Jupiter” del secondo, insieme ad un'altra composizione mozartiana, l'Andante per flauto ed orchestra KV 315 e a una composizione dello svizzero Frank Martin, la Ballade per flauto e orchestra, entrambi con l'affermato flautista toscano Michele Marasco come solista.
L'accostamento delle ultime due sinfonie dei cataloghi di Haydn e Mozart non è apparsa casuale. L'importanza e l'influenza nel linguaggio mozartiano della scrittura haydniana e delle sue caratteristiche timbriche è conosciuta, e si ripropone ogni volta che si ha l'occasione, non di frequente come accade per Mozart, di ascoltare in concerto una delle sue sinfonie. In questo caso l'accostamento della 104 con la 41 ha ricordato anche un malinconico paragone, composta come fu quattro anni dopo dalla morte di Mozart da un Haydn che invece aveva ancora davanti a sé 14 anni di vita.
Poppen e l'Orchestra della Toscana hanno svelato al pubblico le caratteristiche della visione musicale haydniana che ne hanno fatto uno degli autori più amati, ammirati ed anche imitati del XVIII secolo. Sin dall'Adagio iniziale con la serie di intervalli sui quali è costruita l'intera sinfonia, ma anche nel gioioso Allegro, così come nell'Andante, nel Minuetto e nel Finale, l'Orchestra, sotto la direzione accurata di Poppen, ha dimostrato di essere una ricca tavolozza di colori con i quali è stato possibile dipingere con grande efficacia l'affresco musicale, basato su citazioni di forme di danza, tema con variazioni, riferimenti a melodie popolari. Il tutto con quella serenità, solarità e freschezza della scrittura di Haydn che tanto amiamo.
La stessa sensazione di appagamento e puro godimento intellettuale si è riproposta con l'esecuzione della “Jupiter”. Una lettura asciutta e senza enfasi, ma evidenziando quei particolari della scrittura, anche quelli apparentemente più banali, sempre che per Mozart così possa essere, che rendono questa sinfonia un capolavoro assoluto nella forma e nel risultato estetico-espressivo, sintesi definitiva della scrittura sinfonica e punto di riferimento per gli autori contemporanei e successivi al genio di Salisburgo.
L'accostamento delle due sinfonie, eseguite in realtà in apertura e chiusura del concerto, non vuole certo far passare in secondo piano i due momenti nei quali il solista Michele Marasco ha proposto due composizioni nelle quali ha avuto modo di mettere in evidenza le sue conosciute doti.
L'affascinante Adagio KV 315 di Mozart, scritto probabilmente a Mannheim nel 1778, è una pagina di alta poesia svelata nell'apparente e disarmante semplicità e spontaneità del linguaggio mozartiano. Il suono ed il fraseggio di Marasco hanno esaltato queste caratteristiche ricevendo meritato e caloroso apprezzamento da parte del pubblico.
Analogamente con l'esecuzione della più recente Ballade di Martin (autore scomparso nel 1974 attraversando due terzi del secolo XX ed assimilandone i diversi linguaggi compositivi), grazie all'intervento del pianoforte concertante di Marta Cencini, Marasco ha dimostrato come sia possibile anche nel nostro tempo costruire brani di grande fascino e raffinatezza. Meritati applausi e due bis concessi: una bellissima e sognante “Canzone senza parole” per flauto e pianoforte dell'autore israeliano Paul Ben-Haim, scomparso nel 1984 e, in omaggio a Luciano Berio, del quale ricorrerà nel maggio prossimo il decennale della scomparsa, la celebre “Sequenza” per flauto solo, eseguita con sicuro dominio delle difficoltà tecniche.
Anche in quest'occasione il ciclo de “I concerti della Normale” ha lasciato il segno, sia per la scelta del repertorio che nella scelta degli interpreti, confermato dagli applausi calorosi al termine del concerto all'orchestra tutta ed all'ottimo Cristoph Poppen.