Defiance. La potente fragilità della lotta

Articolo di: 
David Dori
Defiance

Estate 1941. Mentre a Berlino si mette a punto la “soluzione finale” le truppe tedesche invadono la Polonia. E’ allora che Tuvia Bielski e i suoi fratelli ebrei polacchi, che si sono ostinatamente rifiutati di finire nei ghetti, decidono di mettersi in salvo nelle foreste della Bielorussia.

Costituiscono così il primo seme di un’otriad (termine russo per indicare una cellula partigiana), quando l’impellenza e la necessità di documentare il mistero ignominioso della Shoah si presentano in tutta la loro crudezza. L’obiettivo del film però è diverso dai soliti: è giunta l’ora di celebrare i primi eroici ebrei combattenti.

Come ha ribadito il regista Edward Zwich, urge fare piena luce su tutti gli aspetti dell’immane tragedia dell’Olocausto prima che scompaiano uno ad uno tutti i protagonisti ed i testimoni. L’anelito di libertà e di mutuo soccorso pervade il film per intero, come se ci fosse una realtà parallela e pindarica, basata nondimeno su fatti storici, tra la seconda guerra mondiale e l’esodo di Mosé con il suo popolo nell’Antico Testamento.

Si dipinge così una metafora teologica per cui le paludi melmose diventano il Mar Rosso, dove il Dio ebraico (della Bileorussia) non compare miracolosamente per dividere le acque, bensì è uomo d’azione e novello Messia suo malgrado. Tuvia Bielski, che ricopre questa parte quando tutto sembra perduto, riesce a mettere in salvo il suo popolo dragando paludi e sconfiggendo i nazisti con una disperata cordata composta da semplici cinture di pantaloni.

Nella parte di Tuvia Bielski Daniel Craig se la cava con talento, immedesimandosi con la fragilità di un eroe per disperazione con sempre indosso un giubbotto di pelle che sembra provenire dal suo precedente 007 Quantum of Solace. Suo partner (ideale) è Liev Schreiber, nel personaggio di Zus Bielski, che tutti ricordano nel magnifico e sensibile Ogni cosa è illuminata (Everything is Illuminated, 2005) che lo stesso Schreiber ha diretto e di cui ha scritto la sceneggiatura. Il loro incontro/scontro tra fratelli a volte è lacerante a volte lacrimevole ma mai stucchevole.

Dai boschi di Vilna, l’attuale Vilnius, si salvarono 1200 ebrei, per la cronaca, ed in questo film non solo si percepisce l’imprescindibilità della battaglia, ma anche l’intensa coniunctio tra epicità e quotidianità, miscelando una convincente fiction para/televisiva con le dissertazioni filosofiche sul Talmud. Si parla di Mezurà (insegnamento biblico) strappata agli stipiti delle loro case ma anche di Malbushim, ovvero di borghesi inermi e assuefatti che ne condividono gli stenti. E al rabbino tocca sfiorare l’incredulità ed invocare Dio: “Eleggiti un altro popolo, riprenditi il dono della nostra santità, amen”.

Un film dignitoso ed attuale che riporta alle tristi sofferenze di Gaza, facendo riflettere sull’inutilità dello scontro tra popoli nati sulla stessa terra. Una nota: Il libro dal quale è tratto il film è scritto da Nechama Tec e s'intitola Defiance. Gli ebrei che sfidarono Hitler (Sperling & Kupfer).

Pubblicato in: 
GN8/ 21 febbraio 7 marzo 2009
Scheda
Titolo completo: 

Defiance. I giorni del coraggio
Regia di Edward Zwich
Sceneggiatura di Clayton Frohman, Edward Zwick
Interpreti
Daniel Craig, Liev Schreiber, Jamie Bell, Alexa Davalos
Fotografia di Eduardo Serra
Musiche di James Newton Howard
USA 2008

Voto: 
7.5
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