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Deutsche Grammophon. Il moto perpetuo di Ravel
Il Concerto in Sol per pianoforte e orchestra di Ravel: una delle pagine più affascinanti non solo del '900 musicale ma del repertorio di tutti i tempi per questa forma. Eseguito per la prima volta nel 1931, con Ravel direttore e pianista Marguerite Long, alla quale era dedicato, ebbe un immediato successo, certificato dall'inserimento, dal quel momento, nel repertorio dei più grandi solisti.
Ancora oggi l'ascolto ci affascina e crea dipendenza: una volta ascoltato il secondo movimento non si può fare a meno di riascoltarlo. La registrazione di Pierre-Laurent Aimard, raffinato esecutore di questo repertorio, con la Cleveland Orchestra diretta da Pierre Boulez, consente di apprezzarne e scoprirne le difficoltà ed il modo di realizzare le idee musicali ed espressive.
Oltre a questo straordinario concerto, sono presenti nel CD, sempre di Ravel, anche il Concerto per la mano sinistra e Miroirs. La presenza del Concerto in Sol obbliga ad indugiare ed a rubare spazio parlando solo di questa composizione. Con CD come questi non servono particolari esercizi stilistici o giri di parole alla ricerca di aggettivi: è straordinario.
Il paragone immediato è inevitabilmente con la registrazione di Arturo Benedetti Michelangeli. Più di cinquant'anni separano le due registrazioni (1957 la prima, 2010 la seconda). Senza entrare nel merito delle capacità tecniche di entrambi e sulla bellezza del suono (su Michelangeli sono state scritte fiumi di ben più autorevoli parole sull'argomento), Aimard riesce senza dubbio a fornire una lettura di altissimo livello tecnico e poetico, aiutato, anzi, affiancato, dal suono avvolgente dell'orchestra condotta con mano sicura da Boulez.
Lo stile Raveliano della frase musicale, inconfondibile e quasi jazzistico, compare immediatamente nel primo movimento nell'ingresso del solista dopo la celebre introduzione che segue il colpo di frusta iniziale. Il secondo movimento è una delle più belle pagine della storia della musica. Aimard cerca, con la precisione assoluta dell'attacco, di esaltare la contrapposizione del ritmo di valzer lento della sinistra la melodia della destra, giocando sull'effetto di sfasatura ritmica già impostato da Ravel con una geniale idea compositiva.
L'ingresso dell'oboe, che riprende il tema esposto precedentemente dal pianoforte, è un momento di altissima poesia. L'ultimo movimento, una sorta di travolgente moto perpetuo, è paradossalmente quello che presenta per un pianista del livello di Aimard meno problemi. Le difficoltà tecniche delle veloci scale spezzate o degli accordi sincopati fra le due mani sono risolte senza problemi. Che bel CD: non dovrebbe mancare nella discoteca di ogni appassionato ed amante della musica del '900 francese.