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Equilibrio X. Asobi. Una lunga promenade allo specchio
L'edizione di Equilibrio 2014, il Festival che Musica per Roma dedica alla danza contemporanea diretto da Sidi Larbi Cherkaoui, presenta parecchie novità: la prima che presentiamo è il controverso Asobi, di Kaori Ito, coreografa giapponese che ha lavorato da Preljocai a Cherkaoui, e che in prima italiana ha introdotto a questo gioco di specchi per adulti in prima italiana il 12 febbraio.
Un grande specchio che ritrae prima di tutto il pubblico e sul quale iniziano a passeggiare quattro ballerini che si svestono da una parte sola, quella che vede lo specchio, mentre il pubblico rimane a guardare la parte rivestita di lembi di stoffa ricadenti a caso sul corpo. Tacchi alti per le donne a cominciare da Kaori Ito, mentre sfila allo specchio ed il pubblico voyeur la vede riflessa, a turno con l'altra danseuse e gli altri due altissimi ballerini.
Un gioco sessuale quello di Asobi, termine che indica in giapponese un gioco per adulti venato di erotismo, e che qui si irrora di violenza. Evidenziato dalle altezze spropositate dei due ballerini maschi, ne delinea l'opposizione di genere, fino ad un abbozzo di guerra che da seduttiva diventerà acerrima nella seconda parte, quando il ritmo della danza lascia il posto al desiderio insaziabile dei corpi spasmodici sul palco.
Il ritmo diventerà serrato: uno stupro che avviene sul palco fra urla che poi si rarefanno, come se al piacere si dovesse essere costrette, o convinte forzatamente, questo avviene perlomeno per le due donne sul palco, come se il gioco dovesse per loro fermarsi a quella dimensione, e per gli altri proseguire fino al compimento e godimento. Anche il gioco delle coppie si scambierà e a tratti diventerà orgiastico, ed estremamente pericoloso, venato di gelosie e di amplessi fuggitivi, animaleschi, per ritrarre il reale del reale senza sconti per nessun occhio.
Ci sarà un finale però inaspettato e tinto da un connubio, tra Kaori e Péter Juhász, che riuscirà a conquistarla in una lunga promenade fra le ombre, mentre nudi assaporano un frutto dolcemente addentato nel buio, fra gli specchi che li riflettono opachi, quasi a preservarli dall'occhio indagatore e voyeristico di un pubblico che, ampiamente sazio di visioni, è posto di fronte ad una intenerita passeggiata tra le gambe di lui e le mani di lei.