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Equilibrio X. Shintaro Oue e l'assurdo NJA
Il 22 febbraio, prima di chiudere la rassegna Equilibrio Festival della nuova danza – il giorno dopo ci saranno i vincitori dell'anno scorso, Francesca Foscarini e Glen Glen Çaçi -, Shintaro Oue, insieme ad altri quattro danzatori, ha presentato Protocol Relating to Status of Bucket and Rope (Procollo relativo ad uno stato di catino e corda), che ci ha introdotto, fin dall'inizio, in un clima beckettiano.
Uno spettatore-danzatore fermo e osservatore al lato del palco, incappucciato, vestito di grigio, che quasi nessuno ha notato, è stato a guardare ciò che succedeva in questa stanza con due porte, dalla quale uscivano ed entravano i quattro danzatori: Shintaro Oue, Masahiro Yanagimoto, Shintaro Hirahara, Naoya Aoki. Il palcoscenico era sgombro, due danzatori inziano a lottare giocosamente per un catino, in cui Shintaro Oue prova sempre a mettere la testa, un po' come la polvere per gli struzzi. Copricapo o protezione, come urla ad un certo punto uno dei danzatori: “Protection!”, aggredito da un altro, questo catino verde bosco, verrà presto sostituito da uno piccolissimo, e poi da uno gigantesco, a mò di presa in giro. Il verde è il colore che domina su tutto: dal verde bosco del catino e della corda che comparirà dopo, quella grande, fino a quello fluo delle cordicelle con cui giocano i danzatori; il costume di Shintaro Oue è verde bosco a quadrettini verde fluo; e così gli altri, sono un mix di verdi di vari toni, dai più chiari a quelli scuri.
Naturalmente in questa pièce, perchè più che di danza si tratta di teatro concettuale, si attende un Godot che non arriva e che viene ben rappresentato dal quel “killing time” continuato che riproducono le azioni senza senso, se non il gioco ed il travestimento, lo scambio di ruoli, che i ballerini-attori attuano per tutta la durata dello spettacolo. Questo verde ricorrente, come il denaro, sia i dollari, sia quello che manca; colore naturale per eccellenza, purificatore nondimeno e tranquillizzante naturale, sembra essere il correlativo oggettivo di una stasi che blocca i ballerini all'interno di una stanza che in realtà è una prigione e non rappresenta che l'assurdo dire si e dire no in svedese, quel NJA cui si riferisce Shintaro Oue nelle sue parole di presentazione dello spettacolo. Un dubbio che in realtà è connesso alla catalessi, allo stare fermo; e quel dinamismo che, vediamo, è una maschera per velare d'illusione quel vuoto cui guardano costantemente i danzatori dentro il catino verde, in cui alla fine verrà posta dell'acqua vera, per lavare metaforicamente la testa ad uno di loro, come segno di risveglio alla realtà immanente.