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Equilibrio X. La Sagra radicale di Akram Khan
Il coreografo Akram Khan è un ospite fisso e di spicco di Equilibrio e qui presenta iTMOi (in the mind of Igor), una danza ispirata e omaggio a Strawinskij, il grande primitivo battitore delle divaricazioni del Novecento, che nel 1913 con Le Sacre du Printemps e Nijnskij sul palco, fece scandalo, sia per il tema della danza, il sacrificio; sia per i ripetuti martellamenti musicali che reiteravano il clamore di un senso primitivo approdato sul palco dell'Opéra de Paris e accolto pienamente nella musica.
Il rullante del Sacre inonda la scena fin dall'inizio, attraverso riletture e variazioni a cura di Nitin Sawhney, Jocelyn Pook, Ben Frost; e Pook la conosciamo per quel brano, The Masked Ball, che compone la colonna sonora dell'ultimo film di Kubrik, Eyes Wide Shut, introducendo una voce d'oltretomba nel suono reiterato e dissonante sul tema di una maschera. Maschere vedremo sul palco di Khan: rituali e propiziatorie, costumi mitici, come quello della Sposa che è anche amazzone con un seno solo; il prete eretico che sposa e poi espolia la fanciulla in ambo i sensi (del suo abito e della sua verginità), colei che è l'Eletta del sacrificio di Strawinskij nella Sagra, ritrae se stessa ma non solo. Qui riveste i panni di iniziata al rito quanto ribelle che cerca di sottrarsi ad un destino che non conosce e che non ha scelto.
La cerimonia è continua, alternata a danze propiziatorie e rivelatorie di un connubio intenso col male, con quella figura di capro chiaramente legato al mondo infero e al Sabba: un caotico quanto ridondante inizio della lettura di Khan, frastorna e colpisce qualsiasi regola del benpensante: si è rapiti da una violenza primeva che i ballerini mimano afferrandosi fra di loro, mentre le quattro figure centrali del prete, della Sposa, dell'uomo e della Fanciulla, regalano lo spettacolo di un inconscio collettivo presentato come riflesso della nascita dell'Umanità.
Un parto, quello umano, che sarà riflesso di una sfera che si comporta come una campana delirante che dondola sopra il connubio degli amanti: vorticosa e liberatoria, quanto vessatoria per il pericolo che getta su di loro col suo movimento continuo e sovrastante, a ritmare quel che Strawinskij avrebbe riconosciuto come proprio, delirante spettacolo postmoderno che espone le sue vive radici di mandragola.