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Ex Dogana Roma. Gli astri erranti del Planetario
Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna? Così come il pastore errante dell’Asia, cantato da Giacomo Leopardi, anche noi ci poniamo mille domande sul nostro satellite, sui pianeti e sugli astri che punteggiano il cielo notturno. Una visione scientifica, ma allo stesso tempo emozionante, dell’universo è ciò che offre Roma Planetario, il grande planetario digitale ospitato dal 4 luglio nell’Ex Dogana in via dello Scalo San Lorenzo.
Si tratta di una struttura tecnologicamente molto avanzata che permette di compiere un viaggio virtuale nello spazio, partendo proprio da Roma, la cui silhouette al tramonto, con le sue cupole e il Vittoriano, si staglia tutt’intorno nella cupola (12 m di diametro) del teatro astronomico. Accompagnati dalla voce di un astronomo, abbiamo l’impressione di viaggiare nello spazio soffermandoci sul globo terrestre, sul nostro satellite e su alcuni pianeti del sistema solare (spettacolare la visione del grande canyon che attraversa Marte e degli anelli di Saturno), sulle formazioni di ghiaccio nello spazio interplanetario, sulle costellazioni, sulla nostra galassia (la via Lattea), che vista da lontano assume la forma di una spirale, e via via sugli ammassi globulari sempre più lontani fino a percepire a 15 miliardi di anni luce di distanza la radiazione di fondo del big Bang, la singolarità da cui ha avuto origine tutto.
Il software di navigazione spaziale è così versatile da consentire anche esplorazioni di molecole complesse e del micromondo, così come ipnotici percorsi fra le creazioni della video arte. E a questo punto ci rendiamo conto che, come ha sottolineato l’astronomo Gianluca Masi “la scienza non è una categoria a sé stante”, ma anzi è tanto vicina all’arte da avere una Musa come protettrice dell’astronomia, Urania. Masi è uno dei quattro astronomi che da 13 anni lavorano al Planetario di Roma e a lui si deve la scoperta di 25 asteroidi, tra cui quello denominato Roma Planetario, che dà il nome all’attuale struttura. Sempre a lui si deve uno studio del dipinto di Vincent Van Gogh “Notte stellata sul Rodano”, per determinare la data dell’opera in base alla posizione delle stelle dipinte.
Roma è stata la prima città al mondo ad ospitare, dopo quello dello stabilimento Zeiss di Jena (poi trasferito a Monaco di Baviera), un moderno planetario nel 1928, installato nell’aula ottagona delle Terme di Diocleziano. In anni più recenti il Museo della Civiltà romana all’Eur ha ospitato il Planetario e Museo astronomico planetario, ma la chiusura del museo tre anni fa per motivi di inagibilità lo ha di fatto reso inutilizzabile. Successivamente l’attività si è spostata nel Planetario gonfiabile di Villa Torlonia, dove l’anno scorso ha riscosso grande successo l’iniziativa “E lucean le stelle” nella notte di San Lorenzo.
Ora proprio nel quartiere di San Lorenzo, a due passi da Porta Maggiore, è ospitato il nuovo Planetario in un complesso di archeologia industriale che è stato riqualificato per accogliere eventi di arte, musica, teatro ecc. La nuova struttura, realizzata da MondoMostre Skira (vincitore dell’avviso pubblico promosso per il riavvio del progetto dall’Assessorato alla crescita culturale di Roma, con i servizi di Zetema Progetto cultura), è finalizzata alla divulgazione scientifica e alla conoscenza dell'universo grazie ad un programma di spettacoli astronomici, conferenze, eventi e osservazioni del cielo guidate dagli astronomi di Zètema.
La programmazione è iniziata il 4 luglio con spettacoli in fascia pomeridiana e alcuni appuntamenti serali. Dopo l’estate tornerà a rivolgersi anche alle scuole con un valore didattico notevolmente rinnovato. Ovviamente il prossimo agosto l’evento clou sarà quello della caduta di meteoriti nella notte del 10 agosto, quando il nostro pianeta si trova sull’orbita delle Perseidi, i frammenti di una cometa così chiamati perché sembrano provenire dalla costellazione di Perseo. Una pioggia di stelle cadenti che nell’immaginazione popolare sono state viste come le scintille del fuoco che è stato usato per il martirio di San Lorenzo, mentre il poeta Giovanni Pascoli nella poesia X Agosto le ha interpretate come lacrime che piovono dal cielo sulla terra per l’efferatezza dell’assassinio del padre:
“E tu, cielo, dall’alto dei mondi / sereni, infinito, immortale, / oh! d’un pianto di stelle lo inondi, / quest’atomo opaco del Male!”