Supporta Gothic Network
Un flauto magico. L'humus energetico dell'Orchestra di Piazza Vittorio
Dal 5 al 16 dicembre 2012 al Teatro Olimpico di Roma torna uno spettacolo variopinto di colori, sapori, italiani, etnici, e teutonici in una danza magica che abbraccia lo spettatore di una nuova partitura ispirata a Mozart, a cura di Mario Tronco e Leandro Piccioni, un originale libretto tradotto e rielaborato da Luigi Trucillo e Renato Benvenuto insieme a tutta la compagine dell'Orchestra di Piazza Vittorio.
L'Orchestra di Piazza Vittorio con Il flauto magico porta ciò che si distingue nel mondo e nell'Italia, riunendo in questa compagine ad alto tasso musical-artistico, un melting-pot proveniente dall'Ecuador, a Cuba, a Tunisi, e molte altre città, compresa naturalmente Roma. Tante quindi le lingue in scena, sono sette in tutto: dal senegalese wolof, al più classico tedesco ovviamente per le arie originali della Regina della Notte interpretata da una sempre stepitosa Maria Laura Martoran (perfetto soprano di coloratura); al nostro indigeno italiano, che ha dato la vita all'Orchestra di Piazza Vittorio nella sede romana dell'Apollo 11, ex cinema che doveva diventare un bingo ed invece, con l'autotassazione della popolazione del quartiere, è riuscita a strutturare una vera orchestra di 20 elementi speciali, talentuosi, immersi in un humus energetico volto al futuro.
Un progetto di comunione intra ed extraeuropea che trasforma Il flauto magico in una kermesse musicale a cavallo del primo Novecento: a cominciareda un mambo, ispirazioni alla Kurt Weill per l'arrangiamento delle arie della Regina della Notte, come l'età del jazz anni '30 - il lirico quartetto di fiati - ed una virata verso la canzone francese anni '50-'60 mixata con evocazioni arabe tradizionali ma a ritmo dance per Ziad Trabelsi (Tunisia) all'oud e alla voce (Messaggero della Regina della Notte).
Lo spettacolo è incessante: non ci si ferma un attimo a cominciare dal narratore - Omar Lopez Valle (Cuba) che suona inoltre tromba e flicorno - e racconta la storia di Tamino e Pamina, Monostatos, Papageno, la Regina della Notte e Sarastro. La storia di Pamino che incontra un drago (un serpente nell'originale) nel bosco e viene trovato dalle tre dame della Regina della Notte, partendo subito alla ricerca della figlia Pamina rapita da Sarastro, mago cattivo, annunciata da Lozez Valle scandisce il tempo dell'opera in modo da guidare il pubblico attraverso le sezioni ed i crescendo della storia. Lo spettacolo segue la storia anarchicamente: la smonta e la rimonta come se fosse un'opera viva in sé stessa e autocreandosi tra virate raggae a pieno ritmo, country style ed echi dai Beatles nel cantato e nelle mises musicali soprattutto di Pamina che ha la voce di Nadja Maurizi (i divertenti duetti con Monostatos compresi).
Papageno è interpretato dal senegalese El Hadji Yeri Samb, che suona anche lo djembe, il dumdum ed il sabar: Uccellatore della Regina della Notte e parte più spassosa dell'opera, è dotato di un carillon magico che suona a ripetizione e che lo distingue dal "flauto" di Tamino, che si caratterizza per la voce del cubano Awalys Ernesto Lopez Maturell, anche alle congas.
La voce da basso di Sarastro è quella ecuadoregna di Carlos Paz Duque (anche ai flauti andini) e merita un posto a parte soprattutto per gli straordinari duetti con la Regina della Notte di Maria Laura Martorana: trascinanti e di una potenza assoluta nelle parti più impervie, proprio come la sua statura di soprano di coloratura nell'opera lirica vera e propria pretende e di cui ha già dato varie prove proprio in quest'ultima.
Fra le struggenti epistole liriche degli archi e la candide voci bianche delle tre fanciulline vestite da giocatrici di calcetto, l'olandesina cui rimanda Pamina, gli occhioni sui medaglioni (tipico simbolo massonico cui rimanda Mozart anche nella partitura), ci avviamo ad un finale che il pubblico accoglie con un applauso scrosciante e ritmico insieme al bis finale, suonando e sussurrando con loro il tema centrale.