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Il flauto magico secondo l'Orchestra di Piazza Vittorio. Mozart in mambo
Dal 22 settembre fino al 2 ottobre 2011 al Teatro Olimpico di Roma uno spettacolo speciale: ma non tanto per dire, unico, multietnico, vaporoso, un vero e proprio respiro per chi non fa che ascoltare brutte storie sugli immigrati e gli italiani. Questa, finalmente, è una storia realistica e con un finale da favola: dimostra come si possono salvare delle persone valorizzando proprio ciò che hanno in virtus (dall'etimologia greca e latina): ovvero, esaltando ciò che eccelle in loro. L'Orchestra di Piazza Vittorio con Il flauto magico porta ciò che si distingue nel mondo e nell'Italia, riunendo dall'Ecuador, a Cuba, a Tunisi, e moltre altre città con Roma.
Questo fa veramente di Roma una Caput Mundi: la cultura, quella che si mostra qui come al Valle Occupato, è una linea tangente, non parallela, si toccano continuamente questi progetti di “italiani nel mondo” che in questo caso si debbono all'Associazione Cinema Apollo che ha creato con i cittadini questa linea virtuosa, trasformando in un'eccellenza – e ripeto le due parole virtù ed eccellenza non sono messe a caso – un gruppo di talentati musicisti nell'humus variegato di Piazza Vittorio. Ideatori e creatori dello spettacolo Mario Tronco e Leandro Piccioni che insieme ai traduttori Luigi Trucillo e Renato Benvenuto ed ai musicisti tutti, hanno riscritto spartito e libretto per un'opera nuova all'insegna dello spirito istrionico mozartiano.
Lo spettacolo è un regalo per il pubblico: non ci si ferma un attimo a cominciare dal narratore - Omar Lopez Valle (Cuba) che suona inoltre tromba e flicorno - e racconta la storia di Tamino e Pamina, Monostatos, Papageno, la Regina della Notte e Sarastro. La storia di Pamino che incontra un drago (un serpente nell'originale) nel bosco e viene trovato dalle tre dame della Regina della Notte, partendo subito alla ricerca della figlia Pamina rapita da Sarastro, mago cattivo, annunciata da Lozez Valle scandisce il tempo dell'opera in modo da guidare il pubblico attraverso le sezioni ed i crescendo della storia. Lo spettacolo segue la storia anarchicamente: la smonta e la rimonta come se fosse un'opera viva in sé stessa e autocreandosi tra virate jazz, raggae a pieno ritmo, canzone francese anni '60 con venature algerine, mambo, country style ed echi dai Beatles nel cantato e nelle mises musicali.
Le voci femminili svettano su tutte – con buona pace di Sarastro che con la voce ecuadoregna e piena di Carlos Paz Dugue merita un posto a parte nella scala maschile -: le arie della Regina della Notte di Maria Laura Martorana sono di una potenza assoluta nelle parti più impervie, proprio come la sua statura di soprano di coloratura nell'opera lirica vera e propria pretende e di cui ha già dato varie prove nella stessa parte completa. Sylvie Lewis, inglese, ha una timbrica eccezionale e dalle molte variazioni, altamente interpretativa, più profonda che acuta, è stata entusiasmante per un pubblico che per tutto il tempo è stato partecipativo fino allo scrosciante applauso che ha travolto il bis finale.