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Fondazione Roma. La grande tolleranza di Akbar il Grande
A Palazzo Sciarra, il museo della Fondazione Roma, dal 23 ottobre 2012 al 3 febbraio 2013, viene ospitata la mostra Akbar. Il Grande Imperatore dell'India, a cura di Gian Carlo Calza, promossa dalla Fondazione Roma ed organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei con Arthemisia Group.
In Italia non è mai stata organizzata prima di ora una mostra sull'imperatore Akbar ed è, fino ad ora, quella più vasta al mondo per il numero di opere esposte, oltre 130. Il museo della Fondazione Roma ha già ospitato mostre dedicate all'Imperatore Qianlong e alla Cina della Città proibita allo scopo di far conoscere le complesse civiltà orientali ad un vasto pubblico. Nel caso dell'imperatore Akbar è la sua personalità unica che desta un grande interesse, non solo per lo sviluppo che impresse alle arti ma, cosa ancora più rara, soprattutto per la sua apertura mentale che lo portò a conoscere e comprendere culture diverse, caratterizzando il suo regno nel segno della grande tolleranza verso le altre religioni. In questo periodo dominato da diverse forme di intolleranza che si esprimono in modo violento e sanguinario è un esempio che spinge il visitatore a riflettere.
Akbar, il più grande è l'attributo di Dio più usuale nel mondo islamico, invocato dal muezzin negli inviti rivolti ai fedeli per le preghiere giornaliere, fu anche dato a Jalaluddin Muhammad, terzo e principale sovrano della dinastia imperiale dei Moghul, che regnò in India fino all'annessione alla corona britannica nel 1858. Babur, discendente di Chinggis (Gengis Khan 1162?-1227) e di Timur (Tamerlano 369-1405), fu il fondatore della dinastia Moghul, e visse dal 1483 al 1530, conquistando l'India e regnando dal 1526 fino alla morte.
I due figli, Kamran Mizra e Humayun, padre di Akbar, si divisero il regno, ma la pace fu breve e scoppiò una guerra fratricida, Humayun, fu sconfitto e costretto a fuggire, è durante la fuga nel 1542, nella fortezza Rajput di Umarkot (attuale Pakistan), che nacque Akbar. Humayun si rifugiò in Persia mentre Akbar, che non sarebbe sopravvissuto ad un viaggio impervio tra le montagne, fu lasciato a uno zio in Afghanistan. Non fu ucciso ma tenuto come ostaggio mentre il padre fu non solo ospitato ma anche aiutato dallo shah safavide Tahmasp I, che gli fornì 12.000 cavalieri che, insieme al nuovo esercito raccolto, servirono a riconquistare il regno.
Akbar si ricongiunse al padre, ricevette l'educazione di un principe, imparò a cacciare e combattere, ma non riuscì ad imparare a leggere e scrivere, rimanendo analfabeta per tutta la vita, per questo motivo si ipotizza che fosse dislessico. Questa menomazione non gli impedì di diventare egli stesso poeta e coltivare e promuovere ogni forma d'arte: la musica, la letteratura e l'architettura, e di sviluppare una memoria fuori dal comune unita ad una singolare acutezza e apertura mentale. Quando, nel 1556, il padre morì per un incidente, a soli tredici anni salì al trono sotto la tutela di Bairam Khan, abile generale Moghul, che aveva ripreso il controllo del regno e conquistò gran parte del subcontinente indiano, Akbar a diciotto anni assunse il completo controllo del regno.
Il suo governo si caratterizzò, nonostante Akbar fosse musulmano, per il ripudio di ogni forma di radicalismo religioso allo scopo di integrare le varie etnie e le religioni autoctone con l'Islam, abolendo il concetto di religione di stato, tollerando e ponendo sullo stesso piano le diverse fedi per tentare di creare una fede sincretica, con la fusione dell'Islam con l'Induismo. A corte si circondò di eminenti esponenti di ogni credo, nominandoli ministri ed eliminò la jizya, tradizionale tassa imposta ai non musulmani.
Si alleò anche con i rajput, antica casta di guerrieri indù, sposando Hira Kunwari, figlia del Raja Bharmal. Sotto il suo regno fu dato un grande impulso alla costruzione di molte città tra cui anche la capitale Fathpur Sikri, la Città della Vittoria, dove visse per quattordici anni (1571-1585). Ci fu una grande diffusione delle arti che suo padre Humayun aveva importato dalla Persia, ricordiamo, come esempio, i pittori della corte persiana Mir Sayyid 'Ali da Tabriz e 'Abd al—Samad da Shiraz. Tutte le notizie sono pervenute attraverso il libro di Akbar (Akbarnama) commissionato dallo stesso imperatore e formato da tre volumi che raccontano la storia della casata, il regno di Akbar e i suoi modi di governo.
L'allestimento della mostra, il cui colore rosso ricorda il forte di Agra, fatto costruire da Akbar, insieme all'affascinante video iniziale a cura di Alberto Osella, in cui si fondono immagini ingrandite delle miniature a quelle del film storico sulla vita di Akbar, Jodha Akbar (2008) di Ashutosh Gowariker, regista di Lagaan (2001), candidato agli Oscar come miglior film straniero, accolgono il visitatore immettendolo in un'atmosfera che introduce efficacemente nella visione dell'esposizione.
Il film sarà proiettato nel corso della rassegna cinematografica Bollywood Film Meeting Roma, una rassegna cinematografica organizzata dalla Fondazione Roma-Arte-Musei, in concomitanza con la mostra. La manifestazione, che si svolgerà al Teatro Quirinetta, è stata ideata da Gian Carlo Calza ed è a curata da Sabrina Ciolfi, indologa ed esperta di cinema indiano presso l'Università degli Studi di Milano. Non è l'unico evento legato alla mostra, infatti è in svolgimento un ciclo di conferenze su Akbar e anche sul cinema di Bolliwood di cui sarà relatrice la stessa Sabrina Ciolfi, per maggiori informazioni si consiglia di consultare il sito.
Tornando al percorso della mostra è articolato in cinque sezioni per far rivivere la magnificenza della corte Moghul e il fascino che esercitò sull'Europa del Sei, Sette e Ottocento, attraverso acquarelli, dipinti, illustrazioni di libri, rarissimi frammenti di tessuti, tappeti, oggetti e armi tempestate di pietre preziose. Nella prima dedicata a la Vita a Corte, governo e politica sono descritti alcuni eventi importanti della vita di Akbar attraverso le miniature, una della forme artistiche importate da Persia e che si diffusero poi nel sub continente indiano.
Queste opere illustrano l'Akbarnama come quella in cui Akbar riceve gli omaggi e La nascita di Salim nel 1569, il primogenito di Akbar, che nacque dal matrimonio con Hira Kunwari e che diventerà imperatore con il nome di Jahangir. La nascita di Salim è una tipica miniatura in cui nelle tre scene delimitate dalle mura i personaggi sono della stessa grandezza: quelli in primo piano come quelli sullo sfondo. Suggeriamo di dedicare tempo alle miniature per la loro stupefacente raffinatezza di esecuzione e la ricchezza di dettagli e di colori.
Nella seconda sezione, Città, urbanistica e ambiente sono illustrate le opere di edificazione svolte con l'apporto di uomini ed elefanti tra queste: Akbar ispeziona la costruzione di Fathpur e Babur supervisiona la costruzione di un bacino presso la fonte di Khwajah sih yaran vicino Kabul. Ci sono anche miniature di diversi soggetti ritagliate e assemblate per decorare le pareti della Sala del Milione, provenienti dalla reggia di Schömbrunn a Vienna: deliziose le scene dei lottatori e quelle che descrivono la battaglia.
Nella terza dedicata alle Arti e artigianatosono esposti: stupefacenti tappeti antichi con uccelli in un rigoglioso paesaggio, preziosi porta gioielli e cassettoni finemente intarsiati d'avorio, ottone e madreperla e splendidi gioielli, come la coppia di ornamenti per gli orecchi, in oro con rubini, smeraldi, diamanti e perle pendenti. Nella quarta che ha per tema Guerra, battaglia e caccia ci sono, tra le altre, miniature che raccontano Babur a caccia di rinoceronti vicino a Bigram (Peshawar) il 10 dicembre 1526 e L'avventura di Akbar con l'elefante Hawa'i, secondo la leggenda, uno dei più forti elefanti esistenti, difficilissimo da gestire, che fu domato dall' imperatore.
Nell'esposizione spiccano le armi da combattimento e da parata, spesso decorate da pietre preziose, come la Daga con elsa in bronzo dorato, incastonata di rubini o la Spada curva a un taglio, in acciaio damaschinato, legno e velluto e il pugnale la cui impugnatura è formata da tre smeraldi. Nella quinta sezione dedicata a Religione e Mito ci sono illustrazioni di racconti come quelle tratte da Le avventure di Hamza e di argomenti religiosi legati anche ad altre religioni come la Deposizione dalla croce e la bellissima Il profeta Ilyas (Elia) va in soccorso del principe Nur-al Dahr.