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G.A.M. Incisione e pittura secondo Mimì Quilici Buzzacchi
Nell’ambito della mostra “Roma Anni Trenta. Le Quadriennali d’Arte 1931-1939” – in svolgimento alla Galleria di Arte Moderna di via Crispi 24 a Roma – si possono vedere, esposte in tre sale fino al 27 novembre 2016, 50 opere della pittrice e incisore (la parola al femminile non esiste) Mimì Quilici Buzzacchi (Medole 1903 – Roma 1990).
Le donne pittrici e artiste nel primo Novecento italiano non sono state tantissime: per questo Mimì Quilici merita particolare attenzione. Lei stessa, peraltro, ha confessato di esser giunta al disegno, all’incisione e alla pittura «da autodidatta»: come dire che nei suoi anni giovani non era previsto un cursus accademico di studi e di formazione per le donne che volessero dedicarsi alle arti visive. Certo molte donne disegnavano e dipingevano per diletto, come momento di passaggio della loro educazione borghese, ma l’esporre in pubblico le proprie opere e, ancor di più, il fare un uso professionale della propria arte erano cose assai rare, riservate alle donne di forte temperamento e di coraggiosa versatilità.
Anche la biografia di Mimì Quilici Buzzacchi – madre di Folco Quilici, il grande e suggestivo documentarista degli anni ’60 e ’70 – offre spunti interessanti: conobbe il nobile pittore Filippo De Pisis nel 1924 a Cesenatico e partecipò con xilografie e dipinti alle mostre collettive regionali. Seguì l’incontro con lo scrittore e critico Ugo Ojetti e con il giornalista Nello Quilici, direttore del Corriere Padano, che avrebbe sposato; ebbe poi l’incarico di disegnare la copertina del libro di Italo Balbo – l’eroe pilota del PNF – Il volo d’Astolfo (1928). Seguirono gli incontri con i pittori Virgilio Guidi e Carlo Socrate e la partecipazione alle “Quadriennali d’Arte Nazionali” di Roma.
Nel 1938 Mimì Quilici fu in Libia, ospite del governatore Balbo, per visitare i centri archeologici della Tripolitania e della Cirenaica: in particolare ammirò le rovine di Leptis Magna che ispirarono alcune tra le sue più note xilografie, raccolte nella cartella Italia Antica e Nuova. Una seconda giovinezza Mimì Quilici l’avrebbe vissuta nel decennio 1960-1970: gli anni di grande attività del figlio Folco: autore di fotografie e documentari indimenticabili, che furono lo sguardo sul mondo di un’Italia finalmente uscita dall’isolamento dell'anteguerra. In quegli anni Mimì andò per mare e fu in Africa, visitò anche l’Italia e nel 1967, con l’Associazione milanese “Amici del Po”, compì un viaggio lungo il fiume da Piacenza a Ferrara realizzando disegni e schizzi.
Nel 1966 pubblicò, con la presentazione di Cesare Zavattini, i Paesaggi come vita: sintesi del suo percorso nella grafica. La lunga permanenza a Roma – abitò al quartiere Flaminio – le suggerì dipinti di Monte Mario e di Villa Madama. Sia il linguaggio grafico che quello pittorico di Mimì Quilici Buzzacchi presentano spunti di interesse: la sua produzione grafica - si trattò di xilografie - era molto pastosa e accuratamente disegnata, ricca di dettagli che evidenziavano suggestive capacità di osservazione, di composizione e di riproduzione della realtà. Ma anche la pittura su tela fornisce spunti di rilievo, con le pennellate rapide – si direbbe “pittura di tocco” come quella di De Pisis – in cui, all’opposto della grafica, Mimì fece un balzo nella contemporaneità e sacrificò il dettaglio a vantaggio della forma e del contrasto cromatico. La pittura su tavola era più ornata, calligrafica, quasi un punto di incontro fra la precisa scansione delle incisioni e la colorazione astrattiva dei dipinti.