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Tratto dal libro omonimo di Antonio Incorvaia e Alessandro Rimassa, il nuovo film di Venier affronta la tematica del precariato, come già precedentemente fatto in altri recenti film, come Tutta la vita davanti di Virzì e Fuga dal call center di Rizzo. Ma a differenza di questi non ha una visione grottesca o sconsolata. Il precario di Venier può scegliere da che parte stare.
E’ un precario che mangia sushi e girovaga in hotel di lusso a Barcellona, ma che allo stesso tempo si guarda circospetto tra le scrivanie intrise di quella concorrenza sfrenata che sembra piuttosto un inno alla sopravvivenza, e preferisce prendere area (o smog!) fuori in terrazza scoprendo gerarchie e superandole.
L’incontro Venier-Pontremoli ha prodotto un film divertente, ma allo stesso tempo delicato. Il protagonista, definito da più parti genio perché studioso e preparato matematico (che il precariato lo vuole addetto marketing), vive con ironia e riflessione la propria condizione, nonostante sia spinto da un vortice di eventi colme di informazioni contrapposte ma tutte necessarie: fare qualcosa che piace o guadagnare? Vivere un amore semplice o ambito? Stare con gli amici o pensare alla carriera? Lottare per la concorrenza o lavorare in gruppo?
Il suo atteggiamento impulsivo ed evasivo, così come l’instabile condizione lavorativa e affettiva, più che un genio generano un individuo normale: "Il mio nome è Matteo Moretti e sono un luogo comune. Avete presente quei giovani dei quali parlano in Tv scuotendo la testa con rassegnazione? Ecco, quei giovani sono io".
Dà un’illusione di attraversare diverse vite, questo precariato, ma poi ci si rende conto di non vivere neanche la propria e si deve fare a calci con se stessi per capire almeno che strada percorrere. E di che precariato vivere. Vita da eterni studenti anche se la laurea c’è già, con casa e problemi in condivisione, in cerca di un punto di appoggio che non sia un buco nel parquet.
Un precariato che colpisce non solo il lavoro, ma gli affetti, l’amicizia, le ambizioni e i desideri. Nella visione di Venier, anonimia (soprattutto) e precariato (un po’ meno) possono avere soluzione. Interrogandosi e relazionandosi il protagonista trova la sua strada, non semplice e neanche sicura, ma di certo capace di fargli sorridere al nuovo giorno.