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Giuseppe Monsagrati. Roma e il potere temporale
Per capire e conoscere in che modo, dopo il Risorgimento, i patrioti riuscirono a creare e a dare vita all'unità d'Italia, è fondamentale ripensare gli eventi che segnarono l'avvento e la capitolazione della Repubblica Romana nel 1849. A questo proposito, utile e imprescindibile appare il libro di un grande studioso, da poco arrivato in libreria, edito dalla Laterza con il titolo Roma senza il Papa, di cui è autore l'autorevole storico Giuseppe Monsagrati.
Il libro offre al lettore la possibilità di seguire e conoscere le vicende politiche che, nell'arco di sei mesi, segnarono in modo drammatico la breve vita della Repubblica Romana. Infatti Giuseppe Monsagrato è riuscito in questo pregevole e fondamentale libro a descrivere il contesto politico in cui si trovarono ad agire coloro che vollero la nascita della Repubblica, tenendo presente gli equilibri politici su cui si reggeva in quel tempo il governo europeo dominato dalle monarchie assolute. Il libro si apre con la narrazione di un omicidio politico. Infatti, dopo i moti rivoluzionari del 1848, che avevano scosso e minato la stabilità delle monarchie assolute del vecchio continente, il primo ministro dello stato pontificio, Pellegrino Rossi, viene assassinato in un agguato da quanti si opponevano al dispotismo ecclesiastico.
Nel 1848 in Francia, in seguito ai moti rivoluzionari, era collassata e si era dissolta la monarchia orleanista, fatto politico essenziale in seguito al quale era stata costituita la Repubblica in Francia. Proprio nel tentativo di placare e rabbonire quanti invocavano un cambiamento politico ed erano animati da un intenso fervore patriottico, che si nutriva nella fede che traeva alimento dalla religione civile, posta da Giuseppe Mazzini alla base del suo grandioso disegno politico, Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, aveva, durante i suoi primi anni di pontificato, seguito una politica di aperture liberali e con una palese ispirazione riformista.
Infatti, durante i primi due anni del suo pontificato, Pio IX concesse la libertà di stampa e decise di abbattere le porte del ghetto in cui era relegata a Roma la comunità ebraica. In seguito alle riforme introdotte da Papa Pio IX, si creò un clima politico nuovo, sicché molti sperarono che il Papa potesse porsi alla guida del processo unitario della nazione. Tuttavia, con l'animo sopraffatto dalla preoccupazione di non danneggiare l'interesse della chiesa, Pio IX, assecondando la parte del clero riluttante a concedere le riforme, aveva abbandonato la causa nazionale, decidendo di non schierare l'esercito dello stato pontificio contro l'Austria.
Quando Pio IX comprese che il potere temporale, che univa nella sua figura sia l'autorità politica, sia quella spirituale, vacillava ed era insidiato dalla nuova situazione politica, decise di fuggire da Roma, rifugiandosi a Gaeta. In quel tempo Gaeta era una città che apparteneva al Regno delle due Sicilie. Infatti a Pio IX venne concessa e offerta la protezione politica da Ferdinando II di Borbone, il monarca posto a capo del regno delle due Sicilie. A Gaeta Pio decise di nominare il Cardinale Giacomo Antonelli prosegretario di Stato.
La repubblica Romana nasce il lunedì 5 Febbraio del 1849. Dopo che venne proclamata la nascita e la fondazione della Repubblica Romana, il cardinale Antonelli, in qualità di prosegretario di Stato, si rivolse alle principali monarchie cattoliche, tra cui la Francia, l'Austria, la Spagna, il Regno delle due Sicilie, per invocare un intervento politico volto a restaurare il potere temporale del papato. Per la gerarchia cattolica, la difesa del potere temporale era basata sulla tesi che esso fosse indispensabile per preservare e mantenere in vita l'autonomia spirituale del cattolicesimo nel mondo intero. In seguito al voto, a cui avevano partecipato nelle città della neonata Repubblica Romana i patrioti animati da grande fervore ideale, e impegnati a favorire l'unità della patria, nacque l'Assemblea costituente.
Nel libro, con grande chiarezza e una scrittura di inarrivabile eleganza stilistica, l'autore ricorda che tra i sostenitori della Repubblica Romana esistevano diverse posizioni ideali e politiche, tanto che si formarono, in quel tempo, due scuole di pensiero. Vi era chi mirava semplicemente alla fine del potere temporale dei Papi, e quanti, come Giuseppe Mazzini, ritenevano che questo evento rivoluzionario dovesse dare inizio ad un nuovo processo politico, da cui sarebbe derivata in modo ineluttabile la nascita dell'unità nazionale di tutti gli italiani. A questo proposito Giuseppe Monsagrato cita e richiama un testo di Madame De Staël, intitolato Corinne, nel quale la grande scrittrice si augurava che fosse possibile superare il particolarismo che divideva in tanti Stati separati i popoli italiani e pervenire, finalmente, all'unità statale e nazionale.
Mentre l'assemblea costituente, eletta a suffragio universale, era impegnata a disegnare il nuovo assetto istituzionale della Repubblica Romana, il potere esecutivo venne attribuito e conferito al Triumvirato, composto da Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi, Carlo Armellini. Nei suoi sei mesi di governo, il triumvirato prese alcune decisioni importanti per risanare le finanze della Repubblica e liberalizzare la società civile.
In primo luogo, venne decretata la fine del potere temporale del papato. Inoltre è fondamentale ricordare che il motore con cui venne alimentata e tenuta in vita la Repubblica Romana fu rappresentato sia dalla libera stampa sia dall'associazionismo, che consentiva ai cittadini per la prima volta di partecipare alla vita politica. Belle e indimenticabili sono le pagine in cui il lettore trova i ritratti di uomini e patrioti che sacrificarono la loro vita per l'amore della patria, come quelli di Luciano Manara e Goffredo Mameli. In particolare è fondamentale analizzare l'interpretazione che l'autore del libro offre del pensiero politico di Giuseppe Mazzini.
Mazzini era consapevole che le monarchie assolute della metà dell'Ottocento temevano che la rivoluzione, con cui era stato rovesciato il potere temporale a Roma, potesse estendersi in Europa. Tuttavia, proprio perché in Francia era presente una forza di sinistra, la cosiddetta Montagna, che apertamente sosteneva i patrioti romani e contrastava la politica di Luigi Napoleone, Mazzini fino alla fine sperò che i francesi non avrebbero combattuto per annientare la Repubblica Romana. Le previsioni politiche di Mazzini furono smentite dagli sviluppi che ebbero gli eventi politici e si rivelarono ben presto illusorie. Infatti, Luigi Napoleone, che nel 1851 avrebbe compiuto il colpo di Stato e creato il Secondo Impero, prima non volle accettare l'esito della missione diplomatica affidata al diplomatico Lesseps, il quale aveva raggiunto una intesa plausibile politicamente con i principali esponenti politici della Repubblica Romana.
In seguito, diede líincarico al generale Oudinot di assediare e vincere la resistenza di quanti difendevano la Repubblica Romana, onde restaurare il potere temporale del papato. Mentre il 30 aprile i patrioti erano riusciti a respingere l'assalto dei francesi, dal 3 giugno del 1849 ebbe inizio l'assedio di Roma da parte delle truppe francesi, durante il quale caddero e vennero uccisi molti patrioti, che culminò con la battaglia che si svolse in modo cruento alle pendici del Gianicolo. Il 30 giugno, dopo avere conquistato Villa Orsini e Villa Giraud e avere facilmente superato l'ultima resistenza opposta dai difensori della Repubblica Romana, i Francesi decretarono la fine della Repubblica e proclamarono la restaurazione del potere temporale del Papato. Il 3 luglio in Campidoglio venne letta la Costituzione che l'Assemblea costituente aveva elaborato e approvato, un testo ispirato alla migliore cultura costituzionale e liberale Europea, destinato a divenire un modello ideale per le costituzioni degli stati europei dell'epoca moderna.
Ricorda Giuseppe Monsagrati che Ippolito Nievo nel suo libro Le confessioni di un Italiano fa pronunciare al personaggio principale del suo romanzo, Giulio Altoviti, queste memorabili e preveggenti parole: "il sacrificio dei patrioti che difesero la Repubblica Romana deve rappresentare un esempio per quanti sognano di realizzare l'unità politica e nazionale dell'Italia". Un libro, questo scritto da Giuseppe Monsagrati di grande rigore scientifico, grazie al quale è possibile rivivere uno dei momenti fondamentali della storia del nostro Paese.