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Guardiani della Galassia in nome dell'Amicizia
Sono tornati al cinema I guardiani della galassia, super eroi Marvel scalcinati e autoironici, per il secondo capitolo delle loro avventure, che non sarà l'ultimo. Non male per dei protagonisti su cui non si voleva scommettere più di tanto e il cui primo film era stato alla fine un azzardo.
Dopo un prologo con un incontro tra un alieno e una ragazza umana nella campagna del Missouri, la cui importanza sarà chiarita nel corso del film, si viene catapultati dietro all'umano Peter Quill, agli alieni Gamora e Drax, all'albero bambino Baby Groot e al procione guerriero mutante Rocket alle prese con una serie di missioni in cui si vengono a trovare, dove non mancano di mettersi nei guai perché oltre che essere super eroi pieni di problemi, sono anche pieni di difetti.
Stavolta però Peter incontrerà il celestiale Ego, che gli rivelerà essere suo padre e lo inviterà sul suo pianeta fatto a sua immagine e somiglianza, un paradiso all'apparenza che nasconde un vero e proprio inferno, mentre Rocket e Groot scopriranno che il padre adottivo di Peter, Yondu, non è cattivo come sembra e come poteva suggerire la sua radiazione dai Ravager e Gamora forse riuscirà a ristabilire un minimo di rapporto con la temibile sorella Nebula, che non ha saputo superare a differenza sua i drammi del passato. Il tutto in attesa di una resa dei conti finale per ora da cui non si uscirà tutti indenni.
Di nuovo avventure, di nuovo effetti speciali, di nuovo mondi nello spazio e nel futuro con creature aliene di vario tipo, ma con innanzitutto una strizzata d'occhio ai nerd non più giovanissimi, con citazioni delle icone pop degli anni Ottanta, prima fra tutti la serie Supercar e il suo interprete David Hasselhoff, nonché una colonna sonora decisamente all'insegna della nostalgia canaglia, con un uso della musica spigliato, ironico e da groppo in gola nel climax finale.
Al centro di tutto questo rutilante e colorato affresco senza un attimo di tregua ci sono però i sentimenti, con un'idea allargata di famiglia in cui un alieno scalcinato ma sempre presente nella tua vita è un padre migliore di un algido essere che sogna un dominio totale. Senza contare l'amicizia, l'amicizia tra esseri diversi, creature di mondi opposti, uniti non solo da scopi in comune ma dal bello di stare insieme, del non volersi separare, nello scegliere gli amici di fronte alla prospettiva di dominare un universo vuoto, nel rimanere uniti sempre. Un messaggio non certo da poco negli Stati Uniti dei muri di Trump e dei bandi verso i musulmani, ma del resto non è una cosa nuova che fumetti e fantastico si facciano carico di parlare di cose che li rendono ben altra cosa che favolette per ragazzini come pensano ancora alcune persone rimaste a schemi di decenni fa.
Nel cast di personaggi tutti comunque simpatici spiccano un Kurt Russell in parte ringiovanito con la computer graphic in parte patriarca non certo rassicurante dello spazio, un Sylvester Stallone redivivo e carismatico, un cameo di Michelle Yeoh, un'irriconoscibile Karen Gillam, già Amy Pond in Doctor Who, il belloccio Chris Pratt e Zoe Saldana, ma i due personaggi che funzionano di più sono i non umani Baby Groot (che crescerà presto diventando adolescente) e Rocket Raccoon, senza offesa per i bipedi umani il migliore attore della pellicola.
Un viaggio in universi fantastici, quindi, ma con come motto restiamo umani, restiamo uniti, restiamo amici perché conta questo e solo questo.